Xiola's back pages

16:10 [emo] 40 Comments


Era il 1997 e già da qualche anno con Antonio frequentavamo le fiere non solo per respirare l'aria del fumetto, fare qualche acquisto e rincontrare un po' di amici, ma anche perchè cominciavamo a proporre in giro le nostre cose e - di conseguenza - avevamo già iniziato a guadagnarci le nostre belle carrettate di no o - in alcuni casi - di indifferenza.

Una delle tappe ricorrenti era lo stand della Star Comics, dove già l'anno prima ci prendemmo da Ade Capone una leggendaria (e giustissima) lavata di capa per le velleità artistoidi di un progetto che gli sottoponemmo.

Quell'anno, però, avevamo intenzione di parlargli di un'idea che mirava molto più in basso, nel senso che avevamo l'unica ambizione di raccontare una storia che fosse nelle nostre corde e - vista la nostra totale inesperienza - nelle nostre capacità: si trattava proprio di Xiola.

Qualche mese prima, infatti, con Antonio avevamo deciso di fare un bel bagno d'umiltà e di guardarci attorno prendendo in considerazione non solo la necessità di assecondare i nostri gusti, ma di fare i conti con ciò che potesse avere delle realistiche possibilità di riuscita in termini di vendita.

Nei nostri incontri eravamo partiti da una lunga lista di generi, idee guida, ambientazioni e tipologie di personaggi che andavamo a cercare non solo come lettori, ma anche come appassionati di cinema o letteratura.

L'unica base certa di partenza era che volevamo scrivere un fumetto di puro intrattenimento, che divertisse noi per primi, il disegnatore e che potesse soddisfare le le esigenze di un potenziale editore.

La genesi vera e propria dell'idea alla base di Xiola, magari, la affronterò in un altro momento, adesso torniamo al novembre del 1997 e all'edizione invernale dell'Expocartoon.

L'intenzione era di sottoporre il progetto ad Ade per la sua Liberty, che in quel periodo era una delle poche etichette indipendenti ad avere una certa continuità nelle uscite.

Quando Ade ci disse che però i suoi piani editoriali non prevedevano - per i mesi successivi - il vaglio di nuovi progetti, con Antonio ci rimanemmo piuttosto male e tornammo a Sassari con le pive nel sacco.

Passò qualche mese: nel frattempo, avevamo in parte accantonato l'idea di Xiola e io avevo organizzato un incontro in libreria proprio con Ade, che venne a Sassari insieme ad Alessandro Bocci per il decimo anniversario di attività della Star Comics.

La mattina dell'incontro, mentre si chiacchierava del più e del meno, Ade ci chiese se stessimo continuando a scrivere e gli accennammo proprio al progetto che avremmo voluto proporgli il novembre precedente.

Il giorno dopo, in una spiaggia vicino Sassari, raccontammo ad Ade il soggetto, lui ci subissò di una miriade di domande per cercare di capire bene cosa volessimo fare e - evidentemente soddisfatto dalle risposte - accettò Xiola.

Dopo qualche anno di risposte negative o evasive da parte di qualche editore, arrivava la prima risposta positiva: dire che non stavo nella pelle e che ho faticato come una bestia a cercare di non tradire particolari emozioni e a mostrare un dignitosto aplomb è poco.

E' anche vero, però, che una volta che accompagnammo Ade e Alessandro in albergo, con Antonio ci scatenammo in una serie di balletti propiziatori per celebrare una soddisfazione e un'emozione che nessuna parola potrebbe restituire.
Pensate a una delle sensazioni più goduriose e appaganti che abbiate mai provato e avrete un'idea vaga di come mi sentivo e di come ci sentivamo Antonio ed io quella domenica pomeriggio.

Da lì in avanti le cose cominciarono a farsi ancora più vere e concrete: avevamo garantito ad Ade di poter trovare un disegnatore adatto, lui scommise sulle nostre capacità organizzative e ci affidò la supervisione generale di tutto e non potevamo permetterci (e non volevamo permetterci) di perdere un'occasione tanto invitante.

Il fatto è che di disegnatori non è che ne avessimo in esubero, tutt'altro, ma qui ci venne in contro quel bell'uomo di Maurizio Di Vincenzo, che ci mise in contatto con quell'altrettanto attraente e affascinante personcina che risponde al nome di Werther Dell'Edera, che già da allora mostrava delle enormi potenzialità e una voglia di fare che oggi stanno cominciando a concretizzarsi in lavori di grande maturità e professionalità.
Wertheruccio ci sembrava il disegnatore ideale per ciò che avevamo in mente e gli proponemmo di saltare sulla barca.

Il buon barese camuffato da romano accettò di fare le prove per il personaggio e i comprimari e dopo un paio di settimane ce le recapitò via corriere.

Aprire la busta contenente i primi disegni è un altro di quei monenti perfetti da segnare sul calendario: salivazione azzerata, mani due spugne, lingua una felpa, tremore da tregenda alle gambe e lo stomaco che esplodeva in un forsennato ballo di San Vito. Xiola era viva, ancora piccola e incerta, in fasce, ma viva.

Lo stile utilizzato da Werther nei suoi primi studi era però ancora radicato in un realismo espressionista che non aveva virato verso la sintesi grafica e arricchita di neri generosi che avevamo in testa (Werther per primo) e di cui avevamo parlato ad Ade.

Quando gli inviammo il materiale, quindi, fu necessario chiarire bene che la nostra volontà era comunque quella di affidarci a Werther: credevamo ciecamente in lui e nelle sue capacità e non ci fu difficile scommettere sulla riuscita del progetto. Non so quanti editori avrebbero dato retta a due sceneggiatori all'esordio e pressochè privi di qualsiasi esperienza, sorretti quasi unicamente dall'enorme motivazione e da una generale competenza in campo fumettistico.

Sta di fatto che Ade accettò le nostre considerazioni e le garanzie che gli demmo, ma si riservava di dare una risposta definitiva solo dopo aver visto qualche ulteriore tavola di prova. Discutemmo della cosa con Werther, che si mise subito al lavoro e ci consegnò delle tavole decisamente eccellenti.

Ade e Alessandro, da lì a qualche giorno, sarebbero tornati un'altra volta in Sardegna, ospiti di una rassegna organizzata dal Gruppo Damage (fra i quali militava anche Mauro Mura, il primo disegnatore contattato in assoluto per essere messo alla prova sul nostro personaggio): in quell'occasione avremo fatto vedere le tavole e Ade c'avrebbe dato la tanto sospirata risposta.

La mia tensione era incontenibile e non aspettavo altro che Ade e Alessandro terminassero l'incontro col pubblico per poterci appartare e sottoporgli i lavori di Werther. A poco serviva la non chalance con cui Antonio cercava di tranquillizzarmi, ricordandomi che la qualità del lavoro di Werther non poteva che essere riconosciuta anche da Ade.

Se non sono scappato in preda al panico è stato in gran parte merito proprio della serenità che mi trasmetteva Antonio. Quando arrivò il momento, mi ammutolii e cercavo di interpretare ogni espressione che Ade tradiva mentre sfogliava le tavole di Werther, ma era un gioco sterile e accolsi i suoi entusiastici commenti con un senso di sollievo che solo una donna a termine parto può capire (si, va bene, non sono una donna, non ho mai partorito e mai lo farò, il tono è un filo sopra le righe, ma ci siamo capiti, no?).

Ciò che però rese il momento ancora più intenso fu un ulteriore fatto: il progetto iniziale prevedeva la pubblicazione di una miniserie di 3 numeri di 24 pagine, ma in quel periodo il mercato editoriale fumettistico e in particolare quello del fumetto indipendente - parliamo della seconda metà del '98 - stava iniziando a prendere la brutta china che oggi sta mostrando tutti i suoi risultati.
Ade ci chiese quindi di concentrarci su un solo albo di 24, una sorta di numero 0 (e, in effetti, in quel modo venne poi presentato).
L'idea era di uscire in occasione della Fiera di Torino, che si sarebbe tenuta nell'aprile dell'anno successivo.

Ritornammo quindi a Sassari con l'enorme soddisfazione di aver ottenuto l'ok definitivo per Xiola, ma avevamo un ulteriore problema da risolvere.

Le difficoltà stavano nel fatto che Xiola diventava una vampira alla fine della miniserie (quella presentata inizialmente e che era già stata tutta scritta) e, quindi, non aveva molto senso studiare un n.0 che si collocasse cronologicamente prima del n.1.

Venne così fuori l'idea di collocarlo idealmente alla fine della miniserie e - sempre in teoria - avrebbe dovuto fungere da ponte fra la prima miniserie e un'eventuale seconda, che sarebbe uscita però solo in caso di successo della prima.Informato Werther anche di questo, Antonio e io ci mettemmo di nuovo al lavoro e in meno tempo di quanto ci saremmo aspettati elaborammo il soggetto del n.0.
Ricevetti l'imprimatur di Ade telefonicamente, qualche giorno dopo, quando mancavano non più di 30 secondi all'inizio di una partita di pallacanestro che - quel giorno - avrei pure giocato dall'inizio, in quintetto. Spensi il telefono con una voglia matta di spaccare il mondo tanto incontenibile che nel giro di una manciata di minuti ero di nuovo seduto in panchina e da lì non mi alzai fino al termine della partita.
Ma questa è un'altra storia.

Anima e core erano totalmente dedicate a Xiola e a cercare di dare il massimo e più del massimo. Werther sfornava tavole con regolarità e le cose che a nostro parere erano da rivedere si esaurivano sempre in una manciata di sciocchezze marginali. Inoltre, nel frattempo, s'era aggiunto all'allegra combriccola anche Girolamo Di Geronimo, al quale venne affidato il compito di occuparsi del logo dell'albo e, cosa altrettanto importante, del lettering.
Il timore iniziale di non essere in grado di rispettare la scadenza che c'era stata data (fine febbraio del '99) si consumò e venne sostituito dalla consapevolezza che stavamo davvero lavorando al nostro primo fumetto, che davvero sarebbe stato pubblicato e che davvero sarebbe uscito in concomitanza di una fiera.

In tutto questo, il ruolo di supervisori del lavoro cominciava a piacerci e a responsabilizzarci ulteriormente in maniera sana e produttiva, confortati comunque dal fatto che - in caso di necessità - avremmo sempre trovato Ade pronto a darci i consigli di cui avremmo potuto avere bisogno.
Una volta completato il lavoro sulle 24 pagine che componevano l'albo, Werther (accompagnato da Flavia, quella santa donna che ha avuto un ruolo di sostegno morale e motivazionale che va oltre l'umanamente quantificabile) venne a Sassari per una settimana, durante la quale ripassammo in rassegna le tavole, cercando di correggere tutto quanto non ci convincesse.

Un'unica tavola, però, fu al centro di una discussione piuttosto accesa in maniera divertente: la famigerata tavola 12.
Werther si incaponiva nel darle un taglio di un certo tipo ed Antonio e io ci eravamo arroccati su un'altra idea. Trovammo comunque una soluzione pacifica e incruenta: minacciammo a Werther di non fargli fare ritorno nella penisola e di tagliargli un orecchio, che avremmo spedito alla famiglia accompagnata da una lettera di richiesta di riscatto.
Il buon Wertheruccio divenne più mansueto di un micio neonato e anche quel (piccolissimo) scoglio venne superato.

Consegnammo tutto il lavoro ad Ade con una decina di giorni di anticipo sulla scadenza e, da quel momento, cominciò il conto alla rovescia in vista dell'uscita dell'albo.
Forse furono i giorni più difficili, perchè si trattava esclusivamente di aspettare: nei mesi precedenti avavamo avuto il nostro bel da fare, chi a scrivere, chi a disegnare, chi a letterare, chi a confortare, ma ora che mancava poco più di un mese, quella manciata di giorni (niente confronto all'anno di lavoro o quasi che c'eravamo appena lasciati alle spalle) sembrava insormontabile.

Arrivò comunque anche il giorno di partire per Torino e goderci ufficialmente il nostro esordio come autori.

Ma, anche questa, è un'altra storia, documentata in un prezioso fotoreportage a fumetti ad opera di quella santa donna di Flavia e che devo ancora decidere se postare o meno.

Per adesso, va bene così!


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tanti auguri Antò (ma il regalo t'arriva domani)!

18:10 [emo] 18 Comments



Un'oretta fa ho iniziato a scrivere un po' di cose riguardanti Xiola, l'intenzione era di fare una sorpresa ad Antonio per il suo compleanno, che cade oggi.
Purtroppo, però, la logorrea mi ha fatto perdere di vista l'orologio e non posso terminare un lunghissimo post che spero di mettere in linea domani.

Per ora, quindi, mi limito a levare idealmente il calice in onore delle 35 primavere del Solinas: Antò, il regalo te lo becchi domani, ora accontentati degli auguri! ;)



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blog spot - 1

16:55 [emo] 19 Comments


Ogni blog che si rispetti ha la sua bella colonnina dedicata ai links.
Poco fa, però, riguardavo un po' la mia e m'è venuta l'idea di integrarla periodicamente con dei post che spieghino in poche righe qualche buon motivo per visitare ognuno dei blog linkati.

Comincio oggi con i primi 3 e procederò ogni volta a terzetti, seguendo l'elenco in ordine alfabetico.

  • Andrea Iovinelli - Andrea è uno sceneggiatore iperattivo ed eclettico, oltre che un lettore di fumetti dagli ottimi gusti. Di suo potete leggere il n.129 di Lazarus Ledd, serie per la quale avremmo dovuto scrivere insieme un soggetto.
  • Andrea Spada - disegnatore dalla manina fatata, impegnato prevalentemente nel campo dell'animazione, pubblicitaria e non solo. Attualmente, Andrea lavora in Australia e sono convinto che presto il suo nome sarà conosciutissimo.
  • Antonio Solinas - Antonio, oltre che compagno di merende su Rorschach e su Comics Code e - ancor prima - su SeD, in Metropolis e su Xiola, è un cultore di rap e hip-hop dall'immane preparazione. A meno che non s'inventi (come a volte temo) tutto ciò di cui parla.

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Duet and Duel

11:29 [emo] 62 Comments


Massimo Dall'Oglio è un talento, uno di quei disegnatori in grado di disegnare di tutto e dotati di una versatilità impressionante.
Anni fa vinse il prestigioso Premio Pierlambicchi, pubblicò su Comic Art la storia che gli valse il riconoscimento e iniziò l'avventura di autore indipendente autoproducendo (fra le varie altre iniziative) il fumetto cyberpunk Donnell & Grace, che a breve farà la sua ricomparsa in fumetteria e alle fiere con il one-shot Donnell & Grace Blue Lights.

Conobbi Massimo nel 2002, durante l'ultima edizione della fiera del fumetto di Carbonia (CA) e mi propose di realizzare qualcosa insieme.
Accettai con grandissimo entusiasmo e qualche mese dopo ci saremmo dovuti incontrare a metà strada fra Sassari e Cagliari, a Oristano, per discutere il progetto che stavamo portando avanti a distanza.
Un incidente in macchina mi impedì di essere presente all'incontro e rinviammo a data da destinarsi.
Quella data non arrivò mai.

O meglio, un paio di mesi fa ci siamo risentiti per e-mail quasi per caso ed è tornato naturale il desiderio di fare qualcosa insieme.
Quel qualcosa - per ora - è Duet and Duel, una storia breve che (quasi) nulla ha a che fare col progetto di 4 anni fa e che dovrebbe apparire in appendice a Donnell & Grace Blue Lights.
La tavola che vi mostro in apertura di post è la versione iniziale di quella che verrà pubblicata sull'albo di Massimo.

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nuove professioni

10:47 [emo] 29 Comments



L'importante è crearsi delle alternative, cercare di dare un senso a una delle tante parole derubate degli ultimi anni: flessibilità.
Se mai la libreria dovesse andar male (il rito apotropaico è di prammatica, mentre scrivo con la sola destra), avrei comunque una buona alternativa.
Da qualche anno, infatti, presto il mio invidiabile e ambitissimo corpicino al fumetto italiano e internazionale, così da tentare di rinverdirne i fasti e contribuire - gratuitamente, per ora - a migliorarne la qualità.
Fino ad ora ho dato il mio fondamentale contributo alla causa di ESP (Universo), Dylan Dog (Sergio Bonelli Editore) e Robin (DC Comics), ma non escludo di ripetere l'esperienza.
La prossima volta, però, mi faccio pagare.

Note
1. Le due vignette a corredo sono tratte da Robin N.129 (testi di Bill Willingham, disegni di Giuseppe Camuncoli) e Dylan Dog N.168 (testi di Michele Medda, disegni di Maurizio Di Vincenzo).
2. Nella vignetta tratta da Robin sono in compagnia di alcune altre care persone: chi indovina chi sono?


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Bum Bum Bang

17:23 [emo] 32 Comments

Con Bum Bum Bang comincio a postare i miei lavori recenti, relativi agli ultimi 2/3 anni, quelli che sono stati o verranno a breve proposti agli editori.

Bum Bum Bang è una storia di 24 pagine, disegnata da Marco Dominici, talentuoso disegnatore romano.
La storia prende l'abbrivio da un fatto di cronaca di un anno fa, che non riporto per non anticipare troppo della storia (non sia mai che - prima o poi - si riesca a pubblicarla da qualche parte).

Dico solo che la vicenda ha tre protagonisti, le cui vite sono collegate da un oggetto, un'ossessione e da qualcos'altro...

Qua sotto trovate le prime quattro tavole disegnate da Marco e, in coda, le prime due nella versione a colori.









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il testimonial del secolo

16:30 [emo] 2 Comments


Per qualsiasi delucidazione a riguardo, fate un salto QUI!

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sarebbe stato bello

10:28 [emo] 10 Comments



Nella primavera del 2000 uno studente dell'Accademia di Belle Arti mi chiede dei saggi su
Dylan Dog per una tesina che deve realizzare. Conoscendo la storica impermeabilità della locale Accademia nei confronti del fumetto, scandaglio più a fondo e chiedo il nome dell'eretico docente che gli ha consentito di affrontare un argomento del genere.
Il nome è Enrico Fornaroli.


Rimango interdetto per la sorpresa: Enrico era (ed è ancor oggi) uno degli editor dell'allora Marvel Italia, ma - non conoscendolo - non sapevo che fosse un docente e, soprattutto, che insegnasse a Sassari.
Contatto immediatamente Antonio e prendiamo appuntamento con Enrico per informarci sull'eventuale disponibilità della Marvel Italia a valutare progetti di semi-esordienti, ben sapendo di non aver alcun progetto definito in mano oltre a Xiola (e che non avremmo potuto nè voluto proporre perchè i diritti erano ancora della Liberty), ma - al contempo - sapendo che si tratterà di una chiacchierata del tutto informale.

Fornaroli dimostra una grande disponibilità e dei modi squisiti, passiamo gran parte della mattinata a parlare di fumetto a 360° e quando viene il momento della nostra richiesta, ci vengono spiegate delle questioni legate all'impegno della Marvel Italia nella produzione di materiale autoctono, poi Enrico ci chiede se abbiamo qualcosa di pronto da proporre.
Pausa di un paio di secondi (ma dilatati à la Sergio Leone, forse, da qualche parte, tichetta anche una pendola) fra la sua domanda e la mia incosciente risposta affermativa.
Puro bluff pokeristico, accompagnato dall'irrigidimento della colonna vertebrale di Antonio, di fianco a me, che osservo con la coda dell'occhio annuire a abbozzare un sorriso (più probabile si tratti di una smorfia inconsulta).

Enrico, giustamente, ci chiede di fargli vedere qualcosa, un qualcosa che in quel momento - però - non abbiamo e non possiamo avere. Tergiversiamo con non chalance e prendiamo un altro appuntamento per il lunedì successivo. L'unico, lievissimo, problema è che è già venerdì.

Quando andiamo via e risaliamo in macchina mi rendo conto della mezza coglionata che ho combinato e vengo preso da un certo senso di colpa, ma è anche vero che un'occasione del genere non poteva essere persa e - cosa ancor più
confortante - Antonio s'è ripreso dal mezzo shock e se n'esce con una domanda facile facile: "Cosa gli proponiamo"?

Abbiamo solo tre giorni per farci venire in mente qualcosa, elaborarlo, trattarlo, svilupparlo e dargli una sostanza, oltre che una forma professionale. Non sono per niente tanti, ma un solo giorno sarebbe stato decisamente peggio, ergo ci rimbocchiamo le maniche ed entriamo in uno dei tour de force più prostranti e sfiancanti che ricordi. Tre giorni a confrontare idee su idee, spunti, profili di personaggi improbabili e più credibili, ipotesi di storylines, tracce di ambientazioni storiche e geografiche: un vero e proprio pandemonio, che a metà strada assume le ben poco rassicuranti forme di un tunnel buio senza uscita.
La stanchezza comincia a trasformarsi in frustrazione, soprattutto perchè sembra che l'unico punto fermo sia il disegnatore che
vorremmo coinvolgere, Carmine Di Giandomenico.

Qua, noblesse oblige, è d'uopo un flashback.


Antonio e io ci siamo entrambi innamorati dello stile di Carmine grazie al suo lavoro sull'
Examen di Brolli, uscito fra il '94 e il '95. Dopo quella miniserie e qualche altro lavoretto sparso, però, non avevamo più sentito parlare dell'attività di Carmine (eravamo in era pre-internet...), ma il caso ci viene in contro a fine estate del '99: l'amico Maurizio Di Vincenzo viene in vacanza in Sardegna e - con lui - anche il buon Carmine: una persona fatta di pura energia, un condensatore di adrenalina straordinario, oltre che un disegnatore - direbbero in Francia - con i controcazzi.

Fine flashback.

Siamo sempre nel tunnel buio e poco accogliente del panico, non sappiamo da che parte sbattere la testa, poi qualcosa cambia e - passo passo - cominciamo ad ingranare.

Nel primo pomeriggio della domenica, lontano anni luce da tutti i timori del giorno prima, ci ritroviamo un'ambientazione della quale siamo soddisfatti, un protagonista ancora da calibrare bene, ma - tutto sommato - credibile e il soggetto della prima storia, oltre alle sinossi di qualche episodio successivo. Nella folle ingenuità e inesperienza, infatti, non abbiamo per nulla mirato basso tentando di proporre un one-shot o una miniserie, ma ci siamo prodotti nel folle stage diving di proporre una vera e propria serie.

Fantascienza metropolitana, filosofia antagonista di base e ambientazione mediterranea sono gli ingredienti principali.

Il formato e la foliazione sono quelli di
Rat-Man, ma con una storia principale di 40 tavole e delle storie back-up di 24.
Nel dossier di presentazione c'è tutto e di più, pure troppo: schede, dettagli, profili, di personaggi e luoghi, in un mare magnum di particolari quantitativamente impressionante ed esagerato.
Telefoniamo a Carmine per sondare la sua disponibilità, convinti che la risposta non potrà che essere negativa dato che - lo diamo per scontato - sicuramente Carmine sarà a lavoro per più di un editore. Così non è, purtroppo per lui, e accetta di leggere il dossier del progetto.
Gli spediamo tutto per e-mail e qualche ora dopo otteniamo anche l'adesione convinta ed entusiasta.

Antonio e io siamo alle stelle: 48 ore prima non avevamo niente in mano e ora ci ritroviamo un progetto del quale siamo soddisfatti e che ci gasa, oltre che - soprattutto - la possibilità di svilupparlo con il disegnatore per cui l'abbiamo pensato. Tutto magnifico.
Carmine si mette subito a lavoro sugli studi dei personaggi, con i quali però non possiamo integrare il dossier: è domenica, ricordate?, e la mattina dopo dobbiamo rincontrare Enrico Fornaroli.

Ci presentiamo da Enrico con la nostra bella cartelletta e con la tronfia soddisfazione di poter fare anche il nome di un disegnatore già di grande livello.
Enrico dà una scorsa al dossier e ci chiede qualche dettaglio, cerca di capire al meglio dove vogliamo andare a parare.
Legittimamente, ritiene la proposta per una serie troppo impegnativa ed ambiziosa e ci consiglia di provare a ristudiare il tutto e di riadattarlo sulla distanza di una miniserie, prendendosi comunque l'impegno di leggere il malloppone di pagine e di darci un parere più articolato in un prossimo futuro.

Qualche tempo dopo, rincontriamo Enrico e gli sottoponiamo sia la nuova struttura del progetto - articolato sencondo i suoi suggerimenti - sia un bel dossier iconografico realizzato da Carmine: il protagonista, i coprotagonisti e tutti i personaggi di contorno più importanti.
Fornaroli è favorevolmente colpito dal tutto e la cosa ci inorgoglisce, anche se la situazione è molto chiara: la Marvel ha in edicola Rat-Man, Fandango e sta per varare la mini Arkhain, se anche il nostro progetto dovesse piacere, bisognerebbe aspettare gli esiti delle ultime due testate per valutare solo a livello di ipotesi un'altra iniziativa.

La nostra proposta incontra l'interesse di Enrico, che - son passati un paio di mesi - ne ha anche parlato con Lupoi, al quale non è dispiaciuto, ma che rimanda tutto agli esiti al botteghino di Fandango e Arkhain.

Fandango
chiude, Arkhain non va oltre la prima miniserie e - di conseguenza - Antonio, io e Carmine decidiamo di proporre il progetto a un editore che non sia del mondo del fumetto, ma che pubblichi narrativa di fantascienza: la romana Fanucci. Prendiamo appuntamento.
Picche: Sergio Fanucci, il titolare della Casa editrice, non si fida del fumetto come linguaggio e ritiene improduttivo anche il solo valutare il progetto.


Fine dei giochi. Il dossier viene riposto in un cassetto, in attesa di essere rispolvrato in situazioni più adatte, ma Carmine entra in contatto con la Montego e da quel momento in avanti la sua carriera riprende a macinare come merita.



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il solletico alle ascelle di quelli più alti

11:05 [emo] 7 Comments


Leggere a volte fa davvero male.
Fa male all'orgoglio e all'ego, fa male alla presunzione, fa male alle finte certezze, fa male a quel castello di carte dentro il quale a volte ci si nasconde, convinti di essere in grado di resistere a qualunque sollecitazione.
Invece basta un soffio e... puff! Tutto da rifare.


Se c'è una cosa della quale sono convinto è che si impara soprattutto dai peggiori, da quelli che vengono additati come gli ultimi della classe e che possono aspirare - nella migliore delle ipotesi - al rango di sopravvalutati.

In ciò che fanno appaiono in tutta la loro incontrovertibilità le ingenuità da evitare, i passi falsi da non compiere, le lacune da colmare.

Relazionarsi a loro ha come ulteriore conseguenza positiva quella di ridimensionarsi, di capire meglio quale luogo si occupa in quel territorio affollato degli aspiranti autori, di comprendere che si è più vicini alla terra che alle nuvole e che da lì ci si può giusto sbracciare per cercare di fare almeno il solletico a quelli più alti.

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