La persistenza della colpa
Flickr è uno stupendo sito che ospita innumerevoli gallerie fotografiche.
Durante un'oziosa e poco convinta passeggiata presso quei lidi, ho trovato la foto che vedete qua sopra (nei prossimi giorni metterò il link alla pagina dell'autore: ora, mea culpa, non me lo ritrovo).
Le parole qua sotto sono venute di conseguenza.
Non voleva girarsi.
Per quanto la sua nudità fosse evidente, non voleva incrociare il suo sguardo nemmeno per errore.
Non si trattava di imbarazzo o di pudore, ma di una scelta che originava da un diverso afflato emotivo.
La odiava.
Non sapeva quando fosse nato con esattezza quel sentimento tanto violento, ma non riusciva - nè voleva - dare un nome diverso a ciò che provava.
Odiava il suo stare soprapensiero mentre lui si lavava, persa in chissà quali rivoli di memoria.
Odiava il suo modo di fumare.
Odiava il fatto che il suo primo pensiero ogni mattina fosse sempre e soltanto quello di disegnare il contorno delle proprie labbra con un rossetto da quattro soldi.
Odiava sentire il suo respiro interrotto da nervosi e rauchi colpi di tosse mentre lui si lavava.
Non aveva mai nemmeno provato a parlarle e a dirle almeno di non stare seduta su quello sgabello mentre lui si faceva la doccia perchè non avrebbe sopportato l'idea di subire come ritorsione il suo severo silenzio di madre.
Un silenzio antico, nel quale lui non aveva mai trovato spazio, nemmeno quando da ragazzino stava in cortile a giocare con i suoi coetanei.
Le madri dei ragazzini li chiamavano per cena, come capita ovunque, come capita a chiunque.
Lei no. Lei fumava alla finestra e guardava lontano o forse solo poco oltre il balcone, qualche volta guardava anche lui, ma non lo chiamava mai.
Lui risaliva a casa solo quando la luce dell'unico lampione funzionante del cortile non lo scaldava più a sufficienza e - dentro di sè - sentiva un timore atavico, che riconosceva anche come immotivato, ma che nella sua persistenza gli impediva di sentirsi solo.
Unico amico d'infanzia, questo insondabile e inafferrabile senso di colpa - lo sapeva bene - era un altro pilastro portante della cattedrale d'odio che negli anni aveva eretto contro di lei.
Era troppo debole per fuggire di casa, troppo insicuro, troppo impaurito dal non sapere come vivere senza quel giudice silenzioso che gli stringeva lo stomaco solo all’idea di allontanarsi da lei.
Ogni mattina, nella liturgia della doccia, in quel distorto momento di intimità non intima, il suo odio si rinnovava e si rialimentava.
Anche quella mattina, però, com’era successo nei vent’anni precedenti da quando ne aveva memoria, finita la doccia si sedette sul bordo della vasca da bagno e le chiese di tagliargli le unghie dei piedi.
Spenta la sigaretta nel cesso, lei spostò lo sgabello e si sedette davanti a lui, prendendogli come sempre per primo il piede destro e accogliendolo sul grembo.
Non c’era momento in cui la odiasse di più.
38 commenti:
afflato emotivo?????
sembrerebbe la foto di un fotogramma. ma non saprei di che film.
@werther> te lo spiego a voce e con l'uso di un foglio e matita.
@bardamu> non ne ho davvero idea.
Bello e suggestivo. Sembra fra l'altro sviluppato con naturalezza (e credo sia la cosa migliore che possa capitare con esperimenti del genere). DEVI continuare quindi...
Per il resto quoto la domanda di werther :asd:
@willy & werther> QUI un umile suggerimento...
@willy> lieto e grato. tanto.
più che naturalezza, immediatezza, per tutta una serie di motivi.
é incazzato e malinconico al punto giusto.
Mi piace. Tanto!
La ele.
OK il racconto, ma nella foto ci sono due uomini (presumibilmente amanti) e sicuramente piu' che ventenni... almeno, quello e' cio' che si vede nel mio computer...
Come l'hai rielaborata, 'sta foto?
@antonio>
non mi ero accorto che quello che fuma è un uomo e - francamente - la foto mi interessa solo come spunto.
che siano più che ventenni va benissimo, anzi, DEVE essere così, visto che nel racconto (riguardo il ragazzo) c'è scritta una cosa ben precisa riguardo l'età.
rielaborato in che senso? graficamente o contenutisticamente?
nel primo caso, per niente.
nel secondo, come ti dicevo, è stato uno spunto. nient'altro.
@ele> bien, sono contento t'abbia emozionata.
contenutisticamente, intendevo...
La domanda era un po' criptica, ma volevo intendere:
"come sei passato da una foto di due amanti trentenni maschi ad una storia di amore/odio filiale ambientata nella tarda adolescenza?"
Che trip ti fai?
Per quanto riguarda la manipolazione grafica, e' ovvio che non sei in grado di metterci mano, ahah.
Comunque il racconto e' divertente.
Angosciante, per me, ma divertente.
@antonio> non mi ero accorto che il tipo in primo piano che fuma fosse, appunto, un tipo.
l'ho visto come una donna.
questo dovrebbe rispondere alla tua domanda.
riguardo l'età, ripeto, se leggi con attenzione il riferimento che ho fatto nel racconto, la questione è più semplice.
divertente?
Molto buono, dico sul serio.
Non mi piace la scelta di certi vocaboli in cui quasi si "inciampa" durante la lettura - troppo "impegnativi" o roboanti secondo me, a parte "liturgia della doccia" che è fenomenale - ma per la maggior parte funziona, scorre via e la chiusura è ottima.
Stai migliorando molto, secondo la mia personalissima opinione.
Trovo tra l'altro efficace come esercizio questo di partire da una suggestione visiva di un solo fotogramma e costruirci sopra una storia.
Non dev'essere facilissimo, ma i risultati a quanto pare sono più che incoraggianti..:o)
Bràu.
@harl> sono curiosissimo di sapere in quali vocaboli ed espressioni sei inciampato.
Grazie di cuore per l'apprezzamento e l'incoraggiamento.
Anche quella mattina, però, com’era successo nei vent’anni precedenti da quando ne aveva memoria, finita la doccia si sedette sul bordo della vasca a bagno e le chiese di tagliargli le unghie dei piedi.
Ho letto con attenzione, stai parlando di uno che ha poco piu' di vent'anni.
O mi sono perso qualcosa?
Divertente, in senso etimologico...
Per il resto, per me le suggestioni vengono quasi sempre da un'immagine o un frammento, e quasi mai da una mappazzona di informazioni.
E' cosi' anche per te, Emilia'?
@antonio: non ha "poco più" di vent'anni, ne ha di più e basta.
tu ne hai letti "poco più" e a me va bene uguale :)
sulle suggestioni concordo: un'immagine apre dei mondi, ne paravo proprio un paio di post addietro.
Senti, e' ambiguo perche' le persone, in genere, hanno ricordi che iniziano dai 4 anni in su...
Incidentalmente, il primo ricordo della tua vita, da quando parte?
Io ricordo quando un amico di famiglia fece finta di buttarmi il ciuccio. Avevo due anni.
E gli anni all'asilo...
Beh, per esempio: "insondabile e inafferabile senso di colpa", oppure "cattedrale d'odio", non so...o lo stesso "afflato emotivo" che qualcuno aveva già fatto notare. A volte ho come l'impressione che in qualche passaggio ci siano delle "non scelte", delle aggettivazioni eccessive che rallentano inutilmente la lettura, non so se mi spiego.
Ma magari son volute e magari è perché è stato scritto di getto o magari è solo gusto personale. Mi rimane però questa sensazione, figlia sempre della primissima lettura che per me poi è quella che conta, di una scrittore a volte molto scorrevole e a volte quasi più aulica e "ricercata".
Diciamo che dal mio punto di vista è il difetto delle opere che funzionano. Più un elaborato è buono più noti ciò che è leggermente fuori posto, anche se è una cazzata.
Tutto questo ovviamente imho.
@antonio> e se fosse la madre adottiva?
@harl> capito benissimo, grazie.
scritto di gettissimo, ma in maniera del tutto voluta.
ci tornerò su quest'approccio alla scrittura.
Emo sia chiaro: ci tengo a precisare, poiché non vorrei risultare inutilmente supponente, che le mie sono solo "impressioni" da lettore, eh?
Nessuna critica "tecnica", dato che come ben sai non ho alcuna credenziale o competenza in tal senso.
@harl> supponente? ma che stai a dì? ancora ci dobbiamo chiarire su 'ste cose? maddai!!! :)))
Ciao!
mi riaffaccio perché mi è piaciuto.
Sono un'appassionata, come sai, delle incursioni nelle menti dalle dinamiche 'tormentate'.
Qui c'è sostanza, per cui mi è piaciuto.
Il 'cosa', ma non molto il 'come'.
Sono d'accordo con Harlock.
Secondo me dovresti asciugare (ovviamente per i miei gusti, opinione del tutto soggettiva).
Per fare un discorso in generale, una foto in sé, intesa come istantanea, mi farebbe pensare di più all'uso del presente, mi incuriosisce sapere se la scelta del tempo è stata voluta. E perché.
D'istinto, mi viene da pensare che al presente sarebbe stato più 'tagliente'.
Forse perché ho visto la foto a cui è associato. Ne avrei avuto un'altra impressione se lo avessi letto separato dalla sorgente?
Del resto, però, è così che è stato presentato.
E in prima persona. Penso che la prima persona sia molto utile, quando c'è da tagliare. Davvero mi piacerebbe rileggerlo in prima persona.
Anche se, essendo una scrittura di getto, capisco che la cosa potrebbe avere poco senso.
Un abbraccio
Flavia
Potrebbe essere la madre adottiva, vero.
Ma la mia logica mi suggeriva che fosse la madre vera.
Per esempio, non parla del padre.
In ogni caso, era per spiegare che la mia stima non era campata in aria, ma dedotta (secondo il mio personalissimo metodo) dallo scritto...
Ho letto con attenzione eccome.
@flavia> non ho avuto nè voluto avere il tempo di pensare il racconto.
ho visto la foto, da lì sono partito in una direzione della quale non conoscevo niente.
ho conosciuto solo ciò che ho raccontato, quindi - come accennavo prima - non ho avuto nè voluto avere l'intenzione di dare una forma diversa da quella che ha assunto istintivamente.
quindi capisco bene le riserve tue e di harlock.
ho postato la foto, ma avrei anche potuto non postarla.
ho preferito farlo soprattutto per mia memoria personale.
però col racconto ha - oggi - davvero poco a che fare (manco m'ero accorto che i protagonisti sono due uomini, pensa un po' come son messo).
oggi, a mente più fredda, rimane una certa soddisfazione (per tutta una serie di motivi che ora è inutile e noioso stare a specificare), ma cambierei qualcosa, qualche periodo, qualche termine.
non cambierei nè l'imperfetto nè la terza persona: oggi, ciò che ho scritto, non vuole essere tagliente.
Forse domani. Forse no.
In ogni caso rimarrà così.
grazie per essere qui e per qui non intendo necessariamnte qui :)
@antonio> la stima per me? :) a parte gli scherzi, tutto chiaro, ma era chiaro anche prima.
@flavia> dimenticavo: se dici che oggi ti sei riaffacciata perchè hai trovato interessante ciò che ho scritto, vuoi dire - implicitamente - che non l'hai fatto prima perchè dall'ultima volta che è successo ho scritto fregnacce? ;)
No, la stima per te e' implicita...
Intendevo dire stima come approssimata valutazione dell'eta' del protagonista, con un metodo deduttivo degno di "John" Holmes.
Per il resto sono d'accordo con te sull'uso dell'imperfetto.
Cambiare qualche forma "scivolosa" (nel caso) significa correggere, passare dalla terza alla prima persona o usare il presente significa riscrivere.
@antonio> appena il mio neurone riesce a tirare il fiato, scrivo qualcosa sul perchè e percome di determinate scelte .
secondo me non devi.
Se fai errori di ortografia (non voluti) allora sei in difetto, oggettivamente. E allora ti devi scusare, devi spiegare, e blah blah blah...
Altrimenti, sezionare il racconto per spiegare le scelte stilistiche significa creare un cortocircuito autore-lettore che (per me) e' sbagliato.
L'arte deve parlare da sola.
Almeno, cosi' la penso io.
Antonio ha detto una cosa importantissima che condivido pienamente. Il racconto ormai sta lì. Frapporsi tra esso e il lettore è qualcosa di fuorviante anche se dettato dalle migliori intenzioni.
Lascia che sia solo la storia a parlare. Del resto mi sembra ci stia riuscendo egregiamente.
@antonio & willy> parlavo in generale, non di questo racconto.
mi riferivo ai perchè e ai percome di un certo approccio alla scrittura.
su ciò che avete detto voi non c'è nulla da eccepire: sono della stessa parrocchia vostra :)
@flavia> dimenticavo: se dici che oggi ti sei riaffacciata perchè hai trovato interessante ciò che ho scritto, vuoi dire - implicitamente - che non l'hai fatto prima perchè dall'ultima volta che è successo ho scritto fregnacce? ;)
ehehehe!!
non ti rispondo nemmeno! ;)
Per il resto erano tutte considerazioni in generale, fatte come al solito nel tentativo di suscitare qualche altra interminabile discussione speciosa. Di quelle che piacciono a me. Ma questo lo sai.
Magari le faremo sul prossimo post, quello sull'approccio alla scrittura (ora che hai promesso...) ;)
Eh... buon Natale!
F.
dimenticavo: se dici che oggi ti sei riaffacciata perchè hai trovato interessante ciò che ho scritto, vuoi dire - implicitamente - che non l'hai fatto prima perchè dall'ultima volta che è successo ho scritto fregnacce? ;)
ehehehe!!
non ti rispondo nemmeno! ;)
Peccato, speravo cadessi nel tranellone :)
Per il resto erano tutte considerazioni in generale, fatte come al solito nel tentativo di suscitare qualche altra interminabile discussione speciosa. Di quelle che piacciono a me. Ma questo lo sai.
E io non mi son sottratto nè mi sottrarrei se dovessi ritornare all'assalto. ;)
Magari le faremo sul prossimo post, quello sull'approccio alla scrittura (ora che hai promesso...) ;)
Su uno dei prossimi, non sul prossimo.
Oppure ne parliamo a voce eh?
Eh... buon Natale!
Per gli auguri ci sentiamo nei prossimi giorni!
son passato a trovare anche te, emo! :-)
bello il tuo racconto. Ma la cosa folgorante, IMHO, è il finale: amo quando si riesce a sintetizzare un sentimento forte (sia esso positivo o negativo) con un'immagine "minimalista"
ciao
baro
@baro> che bella sorpresa!!!
E grazie per l'apprezzamento, grazie mille.
Prima di tutto...ma son normali ste scaramucce tra te e antonio?!eheheheh m'avete fatto morir dal ridere!
Ora dolente mi porgo al castrante dovere (tiè, guarda che alta sQuola)
Veramente un bel racconto ;)
Poi le critiche che ti son state mosse ci possono pure stare, ma ritieniti tranquillamente soddisfatto
un abbraccio
@axl> normali? è puro repertorio.
ormai non ci mettiamo nemmeno più d'accordo prima su chi fa lo sbirro buono e chi quello cattivo ;)
grazie per aver letto, e sono soddisfatto che sia piaciuto anche a te.
l'immagine finale, prima di tutto:
una straziante rivisitazione della Pietà, più straziante dell'abbraccio originale tra cristo e maria perchè qui si scavalcano e inseguono l'odio e la perseveranza nel coccolare quel piede non più bambino (che prende il posto iconografico del gesù), in uno dei gesti che maggiormente delinea l'assoluta dipendenza -come un passero ancora non pronto a saltar giù dal nido senza sfracellarsi- come il taglio rituale delle unghie di mani e piedi ad un figlio.
conoscete bambini in tenerissima età capaci di farlo da soli?
questa podosità simbolica si ripete, in un miraggio appena accennato di libertà, di falsa libertà: lui ragazzino che gioca a pallone sotto lo sguardo -forse- indifferente di lei, ma quei piedi che calcano la polvere di un campetto torneranno comunque a lei, per la "messa a punto", quasi la tirannia di un gommista avaro che non lascerà mai l'automobile correre via, padrone com'è dei quattro copertoni che la sorreggono.
nella rassegnata curva di quel piede sollevato, c'è tutta la sonorità che possiamo immaginare come sottofondo stridente di una schiavitù emotiva insormontabile.
tutto è possibile:
l'ombra di un incesto subito?
un novello norman bates che offre allo sguardo cannibale della madre la propria nudità?
un fraintendimento di sentimenti?
la forza evocativa della tua scrittura (e da lettore a volte in anteprima delle tue cose credo di aver affinato il mio olfatto interpretativo) è fatta di rimasugli, come le tracce truciolose di un lapis temperato: in quel "rossetto da quattro soldi" c'è la stereotipata immagine di chi relega una donna nella fumosità di un vecchio bordello.
sovrapposto alla madre, ha la semplice leggibilità di un graffio rabbioso sulla fiancata di una bentley.
Estebans
@Este> Questa è una di quelle situazioni in cui un grato silenzio è l'unica delle vie percorribili per evitare derive di falsa modestia o eccesso di presunzione.
Averti qua è un onore.
Un abbraccio.
Posta un commento