facce tese

12:11 [emo] 37 Comments


Ieri sera ripensavo a una chiacchierata fiume avuta con Antonio in quel di Napoli, durante la quale abbiamo parlato anche della mia impermeabilità (incapacità?) ad affrontare nella scrittura temi - se non umoristici - almeno leggeri.

Stamattina ho girovagato fra le cartellette in cui sono archiviate le storie che ho scritto/che sto scrivendo/che vorrei scrivere e per quanto le cose non siano sempre dipese esclusivamente da me (alcune idee le ho sviluppate proprio con Antonio, altre su invito più o meno diretto di qualche disegnatore), devo riconoscere che l'unica costante fra i vari personaggi è una certa tensione o comunque una certa distanza quanto meno espressiva dalla leggerezza.

Non so cosa questo possa significare o se addirittura significhi davvero qualcosa, ma mi sono divertito a riunire i volti dei protagonisti di queste storie, cercando di ordinarli in ordine cronologico.
Ne è venuta fuori l'immagine qua sopra, che spero abbia almeno l'utilità di diventare un appunto visivo da tenere a mente.
Mancano alcuni di quei personaggi che ancora non hanno trovato una faccia e che per ora vivono solo in alcuni file di Word.
Magari andranno a comporre un eventuale secondo appunto visivo.

37 commenti:

Antonio ha detto...

Due storie sarebbero da riprendere... ahah

A parte gli scherzi, bei ricordi-rimpianti, eh?

[emo] ha detto...

Sono d'accordo. Due meriterebbero una bella rinfrescata, bisognerebbe vedere però che ne pensano i due disegnatori ;)

Per il resto: ricordi bellissimi, rimpianto nessuno.

Anonimo ha detto...

siete due busoni!

werther

[emo] ha detto...

sei un bravo disegnatore.

Antonio ha detto...

ciao Werther...

e' vero, siamo due froci (con la borsa uguale)...

Anonimo ha detto...

per Antonio-- la tua memoria mi spaventa!
:D

Per la serie: qualunque cosa dirai potrà essere usata contro di te....

Per Emo-- il problema è che è vero :D

werther

Anonimo ha detto...

Interessante questa tua riflessione. In effetti non è facile, quando per lungo tempo si sono scritte storie di un certo tipo (drammatiche, d'azione, di forte introspezione psicologica)misurarsi anche con storie "leggere" se non addirittura umoristiche. Sceneggiatori italiani bravi su entrambi i fronti non ce ne sono poi molti; davvero curioso notare per esempio come un Nizzi che ormai da anni viene definito "bollito" su "Tex" (almeno dal simpatico popolo di internet) riceva piu' consensi su "Leo Pulp". Medda è uno capace di cimentarsi molto bene sia sul genere comico che su quello drammatico. Serra idem. Sclavi, un maestro, Alfredo Castelli idem con patate.
Quindi potrebbe essere interessante per te, come sceneggiatore, cimentarti anche sul genere comico o "commedia" perchè i risultati potrebbero essere anche sorprendenti. Va da sè che, come diceva il mio capo scout, "l'improvvisazione non si improvvisa" per cui anche quando si sceglie il campo umoristico, tecnica e studio delle tempistiche narrative non possono essere ignorate.
Ma di tutto ciò ne hai piena coscienza.

Marin

[emo] ha detto...

Marin> Hai sbagliato prospettiva, nel senso che hai fatto nomi di gente con alle spalle dai 15 ai 35 anni di esperienza, gente che saprebbe intortare una storia che stia in piedi con una facilità disarmante.
Io sono all'inizio e - come tutti - ho i miei gusti.
A volte mi chiedo se sia giusto cercare di raccontare solo le storie che si sentono proprie, senza provare a sperimentare generi e modalità espressive apparentemente incompatibili, ma per ora la risposta è sempre stata la stessa: intanto cerco di imparare a scrivere le storie così come piacciono a me, il resto - se lo sentirò necessario (personalmente o perchè stimolato da un committente) - lo imparerò poi.
E con questo, ovvio, non voglio dire che la mia sia una decisione giusta in assoluto, ma solamente che è la strada che sento giusta per me.

Antonio ha detto...

Beh, pero' se un disegnatore ti dicesse che vuole disegnare solo uomini grossissimi e donne tettone, lo considereresti uno limitato.
Perche' la prospettiva di uno scrittore deve essere diversa?

Bada che sono tutte considerazioni generali, per discorsi personali ne parliamo di persona o al telefono...

Per me uno deve imparare a scrivere.
Non a scrivere quello che gli piace.

Prima si va alla scuola materna, poi all'universita'...

Armaduk ha detto...

Non è detto che tragedia e commedia non possano convivere nella stessa storia. Tarantino docet.

Anonimo ha detto...

Certamente, sei tu che devi sentirti pronto per scrivere certe cose o meno. ^_^

Tuttavia la capacità di spaziare da un genere all'altro non deriva da quindici o più anni d'esperienza, secondo me.
Castelli era appena diciottenne quando creò il personaggio umoristico di "Scheletrino" in appendice a "Diabolik" ed il sodalizio con la Astorina proseguirà più avanti con sceneggiature e soggetti per il personaggio "nero" di tale Casa Editrice; e poi un mare di storie per Mondadori, Alpe, Corriere dei Ragazzi.
E Sclavi, per citarne un'altro, quando crea "Altai & Johnson" non è certo l'affermato sceneggiatore horror che poi tutti conosceranno. In sintesi: uno si deve "sentire" in grado di spaziare fra vari generi, ma questo può avvenire anche sin dagli albori del percorso formativo di uno scrittore.


Marin

Maurizio ha detto...

"l'unica costante fra i vari personaggi è una certa tensione o comunque una certa distanza quanto meno espressiva dalla leggerezza."


Secondo me amplieresti il tuo registro narrativo semplicemente evitando la sera di mangiare pizza patate e sarzizza.Vedrai poi,che la leggerezza sarà nuovamente presente tra le tue corde espressive rendendoti uno scrittore completo e soddisfatto (ma affamato).;o)

Un abbraccio.

[emo] ha detto...

procediamo con ordine:

@marin> riguardo i 15 anni di esperienza: volevo solo dire che fare QUEI nomi ORA è una cosa fuori luogo a voler essere ottimisti.

@antonio> riguardo la presunta completezza/versatilità: io voglio scrivere ciò che mi piace scrivere, dato che non ho l'aspirazione a lavorare per committenti predeterminati, ma solo quella di cercare di scrivere al meglio le storie che voglio raccontare.
Vien da sè - ma devo averlo spiegato male - che se mai avessi necessità/desiderio di propormi a un editore con una filosofia ben definita in un senso piuttosto che un altro, allora cercherei di imparare a scrivere ciò che pubblica.

@armaduk> la variazione di registro all'interno di un'unica storia è già una cosa diversa. E' l'idea di imparare programmaticamente a far ridere/sorridere che proprio - per ora - non m'interessa.

@maurizio> hai scantonato al 100%> sono a dieta, ho abbassato le sigarette e sto pure facendo preparazione atletica... ;)

Capitan Ambù ha detto...

Sono daccordo co Antonio sul fatto di non avere limiti, probabilmente scegli un certo tipo di storie perchè in parte vivi certe situazioni. E' anche vero che costringerti a fare cose che non ti piacciono spesso ti dà la possibilità di superare i propri limiti...a quanti disegnatori pensi che piaccia fare tavole e tavole di persone che chiaccherano in una stanza? Il disegnatore bravo si distingue dal fatto che non ti dà l'idea che sia stato noioso e faticoso farlo. Per lo scrittore dovrebbe essere lo stesso.
...Bello il personaggio a colori, prima casella della seconda fila partendo dall'alto ahahahahha

Ciao

Guglie ha detto...

EMO Quote: "sono a dieta, ho abbassato le sigarette e sto pure facendo preparazione atletica... ;)"

Tutto cio' e' poco noir...LOL

[emo] ha detto...

@capitan_ambù> condivido al 100% quel discorso se si tratta di parlare di un rapporto autore/editore committente, ma la vedo in maniera diversa se si tratta di assecondare le proprie esigenze espressive.

@guglie> vero. ma - almeno - è molto salutare! :)

Armaduk ha detto...

E' l'idea di imparare programmaticamente a far ridere/sorridere che proprio - per ora - non m'interessa.

Quel "programmaticamente" è interessante. In una sceneggiatura gli stati d'animo non andrebbero programmati a tavolino. Il lettore spesso non è uno stupido e si accorge della differenza fra una scena ispirata ed una programmata. La "programmazione" degli stati d'animo raramente è efficace. E' quella che, per quanto mi riguarda, trovi generalmente negli albi mensili ad alta tiratura. Se uno sceneggiatore lavora su meccanismi preconfezionati il risultato sarà una ciofeca nel 90 per cento dei casi. Preferisco quegli sceneggiatori che riversano nella storia i propri stati d'animo riuscendo a comunicarli. E' più onesto e, soprattutto, più efficace.

[emo] ha detto...

@armaduk> l'avverbio, infatti, non era messo lì a caso. :)
Provo ad allargare il discorso.
Non ho paura di mettermi in gioco, tutt'altro: cercare di raccontare cose (e cose attraverso forme) nuove mi stimola a prescindere, ma ho dei blocchi psicologici (per non dire avversione violenta) nei confronti del fantasy e dell'umoristico.
Se il fantasy mi fa cacare anche come lettore/spettatore, l'umoristico non m'interessa semplicemente come sceneggiatore.
Imparare a scriverlo e impormi di imparare una cosa che proprio non m'interessa è una cosa che - ora - non sono disposto a fare.

Riguardo i meccanismi preconfezionati: valgono per l'umoristico esattamente come per l'horror o il giallo. Il mio discorso verteva esclusivamente sull'umoristico come genere narrativo. :)

Antonio ha detto...

Sul genere che non ti piace scrivere, non dico nulla.
E neanche sul fatto che se scrivi per un committente devi conoscerne la produzione. Quello mi sembra ovvio.
Dico solo che se, un disegnatore, leggendo una tua storia, ti dicesse: "Si, mi piace, ma sento nelle mie corde di disegnare solo le tavole d'azione, evitando quelle di dialogo", come lo guarderesti?
Eppure non e' tanto diverso dal discorso che fai tu.
Tu che cosa vuoi raccontare, in poche parole, che escluda momenti in cui si puo' anche sorridere?

Capitan Ambù ha detto...

Io penso Emiliano che un autore, che sia disegnatore o sceneggiatore scriva o disegni per un editore. Per mia esperienza disegno sempre per me stesso, mi adatto ad una storia però la faccio mia. Non credo nei generi ma nel bel prodotto artistico o artigianale. Immaginiamo per un attimo cosa avremmo perso se scrittori come Poe, Kafka, Pirandello si fossero limitati ad un genere...La curiosità è insita in chi crea artisticità, in caso contrario non cresceremo.
Ma è sempre una mia opinioni si intenda.

[emo] ha detto...

ciccioli, io non ho parlato di limitarmi a uno o più generi e basta, così come non ho detto che variare i registri narrativi (toni della storia) non mi piaccia o non sia disposto ad impararlo.
tutt'altro.
ho solo detto che non mi piace scrivere l'umoristico (o il fantasy) e che per ora non m'interessa imparare a farlo. tutto qua.

@antonio> un disegnatore che dovesse dirmi una cosa del genere non lo guarderei strano perchè sarebbe un cretino. (ri)leggi sopra la questione della variazione dei registri/toni.
Per rispondere alla tua domanda: mai detta una cosa del genere nè l'ho mai pensata.

@fabiano> mai detto di volermi appiattire su un unico genere.

Guglie ha detto...

Antonio Quote:"Dico solo che se, un disegnatore, leggendo una tua storia, ti dicesse: "Si, mi piace, ma sento nelle mie corde di disegnare solo le tavole d'azione, evitando quelle di dialogo", come lo guarderesti?
Eppure non e' tanto diverso dal discorso che fai tu"

Antonio io penso invece che un esempio piu' calzante di quello che dice Emiliano sia del tipo chiedere a Risso di disegnare una storia in linea Chiara oppure chiedere a Villa di disegnare in modo sintetico alla Pratt. Loro sono disegnatori che sanno disegnare tutto e tutto bene) ma ognuno ha un proprio caale di comunicazione che fa leva su una sua personalita'. Lo stesso vale (in questo momento) per Emo...

[emo] ha detto...

@guglie> grazie per aver spiegato meglio e con meno parole ciò che intendevo dire. :)

Antonio ha detto...

Antonio io penso invece che un esempio piu' calzante di quello che dice Emiliano sia del tipo chiedere a Risso di disegnare una storia in linea Chiara oppure chiedere a Villa di disegnare in modo sintetico alla Pratt. Loro sono disegnatori che sanno disegnare tutto e tutto bene) ma ognuno ha un proprio caale di comunicazione che fa leva su una sua personalita'. Lo stesso vale (in questo momento) per Emo...

In assoluto puoi avere ragione, ma quando Emo scrive:
abbiamo parlato anche della mia impermeabilità (incapacità?) ad affrontare nella scrittura temi - se non umoristici - almeno leggeri
io mi riferisco al fatto che un possibile difetto di Emo e' che scrive sempre la stessa storia (?).
Per spiegare meglio l'analogia del disegnatore, nelle storie di Emo, io non mi ricordo di nessuna sequenza in cui ci sia un minimo di umorismo o leggerezza.
Questo intendevo per cambio di registri narrativi.
Poi il fatto che il fantasy non lo voglia scrivere non mi sembra un problema. Non piace neanche a me, e non ho mai pensato di fare storie fantasy.

[emo] ha detto...

@antonio>
quote: "io mi riferisco al fatto che un possibile difetto di Emo e' che scrive sempre la stessa storia (?)."

se ti riguardi anche solo le facce dell'immagine del post, vedrai che non è assolutamente così.


quote: "Per spiegare meglio l'analogia del disegnatore, nelle storie di Emo, io non mi ricordo di nessuna sequenza in cui ci sia un minimo di umorismo o leggerezza."

allora parliamo di variazione di registri, non di generi.
e - in questo caso - per quanto riguarda l'umorismo hai solo ragione, ma sulla leggerezza no :)

Anonimo ha detto...

il "problema" è che Emiliano ha un animo tormentato e questo tormento lo porta ad affrontare i temi da lui trattati con una maggiore durezza e iduri come si sa sono impermeabili alla comicità. E poi ognuno è per come si sente, e se il nostro è un paese di vecchi non vuol dire che debba essere il posto giusto per loro....

werther

[emo] ha detto...

@werther> non sono sicuro d'aver capito tutto quello che hai detto, ma mi piace come l'hai detto.

a parte gli scherzi: non lo so davvero se sono tormentato, ma è vero che attraverso le storie cerco di offrire un mio personalissimo sguardo sulle cose.

Antonio ha detto...

a parte gli scherzi: non lo so davvero se sono tormentato, ma è vero che attraverso le storie cerco di offrire un mio personalissimo sguardo sulle cose.

ma questo e' il dovere minimo di ogni sceneggiatore, non considero affatto alternative.

per quanto riguarda il discorso, se ti rileggi i post (e rammenti la discussione) io ho parlato solo di registri narrativi, non di generi.

Umorismo e leggerezza: dipende da cosa consideri umoristico (e leggero)...
Senza polemica, ma davvero fatico a ricordare i momenti leggeri delle tue storie. Non e' una critica, bada, e' un fatto.
Cosi' come mi sembra un fatto che tu scriva sempre di personaggi tormentati, con una sorta di peccato originale (proprio o di altri) da espiare in qualche maniera, persone che sono sempre schiacciate dal peso di eventi sempre importantissimi e di sapore sempre simbolico.
Se per te va bene cosi', nessun problema.
Occhio che (te lo dico conoscendoti bene) hai la tendenza a non fare quello che non ti viene bene/non ti fa voglia.
Sii sicuro del fatto che il non affrontare registri umoristici non sia solo legato al fatto che ti spaventano gli sforzi che dovresti fare per padroneggiarli.
Scusa se la tirata sembra paternalistica/moralistica, ma quello che sto cercando di dire non riesco a esprimerlo meglio di cosi'.
Di generi non ho mai parlato, ma vengono fuori ciclicamente, quindi mi sorge il dubbio che sia io a non esprimermi bene...

[emo] ha detto...

@antonio>

quote: "Senza polemica, ma davvero fatico a ricordare i momenti leggeri delle tue storie. Non e' una critica, bada, e' un fatto."

E' un fatto che non ricordi o un fatto che sia così?
Nel secondo caso, potrei solo risponderti che è un fatto il contrario. :)

A parte questo, sono d'accordo sul tormento di fondo dei personaggi, ma è una cosa assolutamente naturale: se non c'è conflitto, è molto difficile (per le mie capacità quasi impossibile) che ci possa essere una storia.
Sono molto meno d'accordo sul ricorso ai simboli (forse un paio di volte ed entrambe le volte le storie le abbiamo scritte insieme).


quote: "Occhio che (te lo dico conoscendoti bene) hai la tendenza a non fare quello che non ti viene bene/non ti fa voglia."

Ti chiederei di argomentare riguardo la prima alternativa.
Sulla seconda, hai ragione.


quote: "Sii sicuro del fatto che il non affrontare registri umoristici non sia solo legato al fatto che ti spaventano gli sforzi che dovresti fare per padroneggiarli."

Ne sono già sicuro. Così come sono sicuro di aver detto chiaramene che il saper padroneggiare i cambi di registro è una cosa che mi stimola.


quote: "Scusa se la tirata sembra paternalistica/moralistica, ma quello che sto cercando di dire non riesco a esprimerlo meglio di cosi'."

Sono mortalmente offeso e sto meditando se sia o meno il caso di scriverci un post apposito e poi toglierti il saluto o limitarmi a dirti che sembravi un amico comune incline alla poesia. :)

Anonimo ha detto...

Beh Emuccio non si può negare la fascinazione che si subisce leggendo certe opere o guardando certi film (l'ultima frase del post precedente era una citazione di tali opere). Quello che volevo dire è che evidentemente su di te ha una presa maggiore rispetto a quella che può avere una commedia nel momento in cui devi metterti in gioco per scrivere una storia. Da qui ne deriva che le cose che ti contesta il mio negro (antonio) , dal mio punto di vista, sono dettate semplicemente dall'ansia di non vederti chiudere in certe formule narrative che alla fine potrebbero limitarti....ergo ti ha fatto la paternale ;)

werther

Antonio ha detto...

E' sempre il mio negro...

[emo] ha detto...

@playthelab.it> state salendo di livello (o scendendo, fate voi): avete rotto i coglioni.

Capitan Ambù ha detto...

Per capire perchè il fumetto è in crisi basta leggere i commenti di questi sceneggiatori, che scrivono e non si capiscono...tutte le volte che Emiliano o Antonio hanno capito è stato grazie a Werter ahahahahahahhahahahaaahahahahahahhahahahahah
Per cui si dimostra che non sono i disegnatori in crisi nel fumetto italiano ma i ...ahahahahahahha
Che bello parlare di fumetti! ahahahah

[emo] ha detto...

certo che ho capito. ho capito che ho ragione, come sempre.

Antonio ha detto...

ma ragione su cosa, visto che non abbiamo neanche discusso?

[emo] ha detto...

ragione a prescindere. su qualsiasi cosa si possa avere ragione. semplice.

Antonio ha detto...

ah, allora...

Ma allora non c'e' neanche bisogno di capirsi, perche' va sempre bene!