piccolo nero di casa
Poi apre il cassetto senza nemmeno sapere perché. Lo richiude e lo riapre, ma con maggior decisione e infila la mano e l’avambraccio fino in fondo, superando la prima barriera di cose inutili che vi ha accumulato negli ultimi mesi, quelle le conosce bene anche se non le butterebbe mai.
I polpastrelli indagano fra le forme lisce e ruvide degli oggetti, scorrono sulle superfici, riconoscono i materiali, altri no. I suoi occhi sono chiusi e per non sbagliare gira la testa dalla parte opposta al cassetto. Le scappa un sospiro quando il palmo della mano spinge appena su una puntina da disegno, il primo oggetto che le appare chiaro e riconoscibile.
Continua a frugare quasi nervosamente, ha la tentazione di spalancarlo quel cassetto, di estrarlo dalle guide e scagliarlo con tutto il contenuto sulla parete. Rallenta.
Respira meglio, ora che l’indice e il medio infilano un elastico rinsecchito per poi spingere su una pallottola di carta. Il mignolo è imprigionato fra le pieghe di un portafoglio e il pollice sfrega su qualcosa di metallico, poi su della stoffa.
Vorrebbe aprire gli occhi e voltarsi, ancora una volta non lo fa. Non cede, insiste e muove nervosamente il braccio e la mano, quasi a divincolarsi dalla morsa di oggetti rimestati, sovrastata dal disordine irriconoscibile.
Trattiene una risata acida al contatto con pastelli (o matite?) e un mozzicone di gomma e si morde il labbro quasi a farlo sanguinare, quando squilla d’improvviso il cellulare.
5 commenti:
scommetto che a chiamare sono quelli della telecom, sempre a rompere le palle
potrebbe anche essere...
Bello!
anche tu!
Non dire così, che m'imbarazzo. Lo sai che sono sposato.
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