inventare ricordi
Se non avessi fatto il libraio e se non avessi fatto i primi passi da sceneggiatore, molto probabilmente avrei fatto il robivecchi.Non l'antiquario, non l'archeologo, ma proprio il robivecchi.
Tutto ciò che è ammantato da una patina di vecchio ha su di me un fascino del tutto irresistibile.
Non parlo di antico, di appartenente ad altre epoche, ma di tutto ciò che ha un trascorso non distante più di un secolo da me.
Possono essere vecchie foto, vecchi oggetti, vecchi libri, vecchi luoghi, vecchi racconti, può essere qualsiasi cosa riesca a mettere in contatto me, nato nel '72, con un mondo nel quale non potrei vivere se non per come il tempo l'ha cambiato o per i ricordi che può aver lasciato in qualche persona che me ne fa dono.
Il virato in seppia, il bianco e nero scatenano in me delle suggestioni davvero uniche, una curiosità non arginabile che accende all'unisono tutte le possibili domande attinenti quel qualcosa.
Chi? Come? Dove? Quando? e, soprattutto, perchè?
Poco importa se riesco a ricostruire l'iter preciso che ha portato quel qualcosa a incrociare il mio percorso, anzi.
La suggestione del tangibile in quel momento lascia spazio alla (viene addirittura soverchiata dalla) necessità intima e naturale di immaginare le risposte, di ipotizzarle, di raccontarle.
Una forma di racconto che rilegge l'accaduto a partire da ciò che ne è rimasto, che vi resta legato proprio attraverso il possibile, che può colmare lo spazio vuoto fra ciò che era e ciò che è (o non è più) oggi. Nulla a che fare con la psicometria, ovviamente, forse solo l'illusione di creare ricordi non miei.
[integrazione del 19/03]
immaginavo che qualcun altro poteva dire le stesse cose che ho detto io in maniera ancor più pregnante e - a suo modo - definitiva.
Questo qualcun altro è Francesco Guccini, che in Vite fotografa alla perfezione ciò che intendevo col post qua sopra (un ringraziamento ad Andrea Leggeri per la segnalazione).
(...)
Mi piace rovistare nei ricordi
di altre persone, inverni o primavere
per perdere o trovare dei raccordi
nell’apparente caos di un rigattiere:
quadri per cui qualcuno è stato in posa,
un cannocchiale che ha guardato un punto,
un mappamondo, due bijou, una rosa,
ciarpame un tempo bello e ora consunto,
pensare chi può averli adoperati,
cercare una risposta alla sciarada
del perché sono stati abbandonati
come un cane lasciato sulla strada.
Oggetti che qualcuno ha forse amato
ora giacciono lì, senza un padrone,
senza funzione, senza storia o stato,
nell’intreccio di caso o di ragione.
(...)
16 commenti:
stupendo post.
stupende foto.
stupendo lavoro. raccontare storie
una vocina mi diceva che su quest'aspetto ci saremo ritrovati immediatamente ;)
molto belle. soprattutto quella della foto di famiglia con i pargoli disperati.
potenza di sangùgle!
Sottoscrivo in toto quanto dici in questo post! Anch'io sono dannatamente affascinato dal passato, visto attraverso gli oggetti (anche poveri) che l'hanno "vissuto" direttamente. Mi stimola un'incredibile quantità di pensieri e fantasie. La settimana scorsa, in una bancarella di libri usati, ne ho sfogliato uno che riportava una dedica, un luogo e una data (Tivoli, estate 1962), e io lì ad immaginare questo misterioso lettore, nel caldo di una assolata giornata estiva, assorto nella lettura di quelle pagine. Era lì in vacanza? E oggi dov'è? Perchè s'è disfatto di quel libro? Un pezzo della sua memoria passerà ora a chi lo sfoglierà , ignaro di chi fosse il precedente proprietario. Allo stesso modo quando passo davanti ad una casa diroccata, magari in un paesino, penso a chi l'ha tirata su, a chi l'ha abitata, a quando era nuova e ben messa, ma anche a chi, per l'ultima volta, un giorno chiuse quella porta per sempre, mise un lucchetto al cancello forse ignaro che dopo di lui nessuno vi avrebbe più messo piede.
Vabbè ora mi fermo... :)
@andrea> parlo ESATTAMENTE di quelle sensazioni :)
credo che quello che dice emo sia assolutamente comune a tutti coloro che sono affamati di storie, che raccontano storie... a tutti coloro che credono più alle storie che alla Storia... dopotutto la Storia è solo una selzione di parte di storie ;)
smoky zen
@smoky> ci mancherebbe, mai pensato di avere il copyright su questo tipo di approccio.
Tanto per rendere l'idea rileggetevi "L'amica di Nonna Speranza" del grande Guido Gozzano, o i seguenti versi tratti da "Vite" del Maestro Francesco Guccini:
Mi piace rovistare nei ricordi
di altre persone, inverni o primavere
per perdere o trovare dei raccordi
nell’apparente caos di un rigattiere:
quadri per cui qualcuno è stato in posa,
un cannocchiale che ha guardato un punto,
un mappamondo, due bijou, una rosa,
ciarpame un tempo bello e ora consunto,
pensare chi può averli adoperati,
cercare una risposta alla sciarada
del perché sono stati abbandonati
come un cane lasciato sulla strada.
Oggetti che qualcuno ha forse amato
ora giacciono lì, senza un padrone,
senza funzione, senza storia o stato,
nell’intreccio di caso o di ragione.
@andrea> meravigliosi versi. meravigliosi.
... Chissà quanti robivecchi, avrebbero voluto fare i librai!
;-))))
spero non abbia letto in alcun modo la benchè minima insofferenza da parte mia per il mio lavoro...
Sono felice che ti sia piaciuta la citazione ;)
Guccini ha sempre le parole giuste per raccontare le emozioni, e l'argomento è così affascinante...
mi è piaciuta si. ieri c'ho pure integrato il post :)
Ciao Emo
Quello di cui parli lo sto vivendo di persona negli ultimi anni.
Io e mia moglie abbiamo esattamente gli stessi gusti e non ci piace assolutamente il moderno.
Passiamo il nostro tempo libero in giro per fiere dell'antiquariato e mercatini dell'usato.
Casa nostra sta diventando man mano un contenitore di robe che hanno un fascino incredibile(almeno per noi).
A noi,questi oggetti, regalano incantevoli suggestioni.
C.
ciao Caligola.
ma queste suggestioni le trasferisci nei tuoi lavori? le racconti? le ri-racconti? le rileggi?
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