and the rene goes to...

15:41 [emo] 12 Comments

Se ne parla un po' ovunque, quindi pesco un articolo a caso dalla rete e QUA potete leggere la notizia data dal Corriere della Sera on line.

Propongo di ampliare l'idea e di realizzare dei reality in cui si dona qualsiasi tipo di organo.
Una volta terminati, il reality definitivo: tutti i vincitori parteciperanno a un ulteriore reality e - a loro volta - doneranno gli organi rice
vuti per creare il primo Frankenstein televisivo della storia.

Un ulteriore passo verso la nuova carne.

12 commenti:

belle serate e una segnalazione

10:21 [emo] 11 Comments


L'incontro di sabato è andato bene e, per i curiosi, qualche riflessione QUA e qualche commento QUA.


Chi non ha avuto modo di venire a Sassari, però, potrà ritrovare Daniele (e altri ospiti) a V for Fumetto, fiera organizzata da ProGlo che si preannuncia interessantissima e che si svolgerà a Vasto (Ch) nei giorni 1/2/3 giugno.

Vedete la locandina qua sopra, mentre trovate delle stuzzicantissime info QUA.


11 commenti:

Azione! Mistero! Suspence!

11:10 [emo] 17 Comments


La locandina che vedete pubblicizza un altro appuntamento con il Fumettinfestival, la piccola e periodica rassegna fumettistica della mia libreria e che sabato prossimo vedrà ospite protagonista Daniele Tomasi e la sua DTE, rappresentata a ragion veduta dal suo titolo più conosciuto, Debbie Dillinger.

Immagino che i conterranei che passino di qua non siano tantissimi, ma mi farebbe davvero piacere che facessero un salto all'incontro.
Vien da sè che l'invito è esteso a tutti tutti coloro che passino di qui, anche se non posso certo immaginare o sperare che siate disposti ad attraversare il periglioso Tirreno.

17 commenti:

GH!

15:31 [emo] 8 Comments


E dopo essere uscito nell'afosa Torino Comics, Killer Elite è approdato oggi nella mia libreria.
E ha il suo bel perchè.
Gh!

8 commenti:

studi persistenti

12:31 [emo] 10 Comments


Duccio non è solo malefico (vedi post sotto), ma anche e soprattutto un bravissimo disegnatore.
Quello qua sopra è uno degli studi che ha realizzato per La persistenza della colpa.

10 commenti:

pirati (ogni promessa è debito)

13:23 [emo] 23 Comments


Il malefico Duccio mi ha coinvolto nella catena dei pirati e non mi sono sottratto al gioco, anche se non sono nè un disegnatore nè un utente provetto di fotosciop.
Il risultato è tanto sgradevole da avere una sua dignità.
O no?

integrazione

dimenticavo: devo nominare 5 persone cui passare il testimone del pirata.
Niente di più facile, eccole:

  1. Davide
  2. Elena
  3. Luciano
  4. Massimo
  5. Sara

23 commenti:

blog spot 10

08:58 [emo] 14 Comments


Ricomincio la rassegna dei link dell'apposita colonna alla vostra destra, recuperando tutti quelli che ho via via integrato nel corso dei mesi mentre procedevo verso la z.

  • Alessandro Bragalini - Disegnatore dalla progressione costante sempre più incoraggiante e sorprendente. Ha partecipato al n.1 e n.0 di Killer Elite e ora è in attesa di esordire su palcoscenici di grande prestigio come il mercato USA.
  • Alessio Giurintano - E' una delle colonne portanti di uno degli studi d'animazione più importanti d'Italia, lo studio Stranemani, salito alla ribalta negli ultimi anni per aver condotto dalla cellulosa al piccolo schermo l'ultimo vero fenomeno editoriale fumettistico, il Rat-Man di Leo Ortolani.
  • Alessio Landi - Sceneggiatore e disegnatore irrequieto, è uno dei creatori di Killer Elite e vanta diverse collaborazioni con realtà indipendenti, fra le quali il volume antologico Lucio Fulci - Poeta del macabro e la rivista Monstars.
  • Alex Massacci - Ha esordito con l'antologico Altrimondi della Star Comics e da quel momento ha cominciato a inanellare tutta una serie di belle soddisfazioni (non solo in Italia, ma anche in Francia e USA).
  • Andrea Del Campo - A breve si affaccerà sul mercato delle edicole con un episodio di John Doe (e farà faville), ma il suo esordio vero e proprio è avvenuto sulle pagine di Killer Elite 2, su testi del sottoscritto.
  • Andrea Gadaldi - Disegnatore di ottime potenzialità e dai margini di miglioramento enormi. Se ne stanno accorgendo un po' tutti, non ultimi i membri della giuria di Lanciano, che hanno premiato col secondo posto questa sua bella illustrazione.
  • Andrea Toscani - Il maledetto non aggiorna il blog da un po', ma non posso esimermi perchè è fresco papà. Fra un pannolino e un biberon, però, riesce a essere uno dei migliori traduttori italiani (saldaPress, Panini Comics, XL).
  • Angelo Macrì - Non ho purtroppo ancora letto una sua storia, ma se devo basarmi sui racconti che pubblica sul suo blog, c'è molto per cui ben sperare.
  • Armin Barducci - Autore poliedrico e dalle grandi risorse. Sperimenta tutto lo sperimentabile e non solo in campo fumettistico ma transmediale. E' uno degli animatori della bellissima rivista Monipodio.
  • Carmine Di Giandomenico - disegnatore sontuoso scoperto da Brolli, ma che ha seguito un percorso autonomo fatto di grandi difficoltà, ma - finalmente, di recente - di grandissime soddisfazioni (Giulio Maraviglia, Oudeis, a breve una sua storia di Devil, scritta e disegnata da lui).

14 commenti:

Mono - backstage

13:23 [emo] 0 Comments



Sul blog di Mono vengono presentati da pochi giorni i backstage delle varie storie.
Ha aperto le danze Gianni Allegra, mentre il secondo aggiornamento è dedicato alla storia che ho realizzato insieme ad Elena.
Oltre alla primissima bozza della tavola (che vedete qua sopra) potete dare uno sguardo anche alle matite (intermedie).
E' sufficiente che clicchiate QUI.
Sappiateci dire!

0 commenti:

conto tondo

10:56 [emo] 29 Comments



Oggi sono 35 e faccio cortesemente notare che questo giorno è piuttosto rilevante anche per tutta questa
serie di motivi. Potete inviare i regali all'indirizzo della libreria, ma se non volete impicciarvi fra corrieri o file alla posta, accetto anche doni in valuta corrente (è sufficiente una busta e un'affrancatura ordinaria).

Gli appuntamenti di oggi saranno piuttosto fitti:

ore 12.30 - appuntamento col Sindaco per la consegna delle chiavi della città.

ore 15.30 - appuntamento per la prenotazione del loculo.

ore 17.00 - appuntamento alla Beauty Farm per l'imbalzamazione.

ore 19.30 - appuntamento col notaio per il testamento.

ore 22.00 - festa in piazza con grigliate e spumante a fiumi.

ore 23.00 - spettacolo pirotecnico, ballerine e nani in fiamme.

Il tutto, ovviamente, solo se mi regge la pompa.

29 commenti:

accorrete accorrete! E' uscito Killer Elite 2!

20:37 [emo] 1 Comments


Quella che vedete qua sopra è la cover di Killer Elite 2.

L'albo è uscito oggi nel primo giorno d'apertura di Torino Comics ed aspetta soltanto di finire nelle vostre manine.
Se non potete fare un salto a Torino, potete rivolgervi al vostro libraio di fiducia e - nella malaugurata ipotesi che non l'abbia già ordinato - imponetegli di farvelo arrivare quanto prima.

Come già accennato in passato, due capitoli della storia sono stati genialmente vergati dal sottoscritto e concretizzati in disegni da Gianfranco Giardina e Andrea Del Campo.
I nomi di tutti gli altri autori sono ben evidenziati nella cover lassù (chi abbia deficit di qualche diottria può cliccarla e ingrandirla).

nota: la cover non è quella effettivamente andata in stampa: in quella che ho postato manca il nome di Lorenzo Ruggiero, che ha inchiostrato le matite di Gianfranco.


1 commenti:

viva radio2 (in entrambi i sensi)

17:55 [emo] 14 Comments


Il mio rapporto con la radio è sempre stato da ascoltatore schizofrenico e poco abitudinario, con tutta probabilità a causa della (dis)educazione tutta televisiva allo zapping selvaggio.

Da un anno buono ho però fatto un passo deciso verso un approccio più sereno e comincio ogni giornata ascoltando il TG di Radio 2 delle 7.30, mentre arrivo in libreria.
Da una decina di giorni, poi, da quando il mio amicuccio Werther mi ha fatto dono di questa, mi sto riscoprendo ascoltatore fedele delle frequenze di Radio 2 e di quasi tutti i programmi del suo palinsesto quotidiano: Il ruggito del coniglio con Antonello Dose e Marco Presta, Il Cammello di Radio2 - Siamo se stessi con Neri Marcorè e Riccardo Pandolfi, il celeberrimo Viva Radio2 con Fiorello e Baldini, Il Cammello di Radio2 - Gli spostati con Massimo Cervelli e Roberto Gentile, 610 (Sei uno zero) di Lillo e Greg e con Alex Braga, Caterpillar con Massimo Cirri e Filippo Solibello, Il Cammello di Radio2 – Decanter con Federico Quaranta e L'Inutile Tinto.

Quelli elencati sono i programmi che cerco di seguire interamente e senza distrazioni, anche se a volte mi tocca lavorare e servire i clienti.
Fra questi, Il ruggito del coniglio, Viva Radio2 e 610 sono i tre appuntamenti pressochè irrinunciabili, scritti benissimo e condotti meglio, divertentissimi, rilassanti, non urlati, delle vere e proprie oasi di serenità. L'affiatamento delle tre coppie di conduttori è un altro degli elementi vincenti dei tre programmi: Dose e Presta giocano sull’attualità e la cronaca con sarcasmo lieve, ma non per questo meno incisivo; Fiorello e Baldini sono spesso un uragano di divertimento di pancia irresistibile; Greg e Lillo, infine, mettono alla berlina il mondo dello spettacolo (e non solo) con ironia tagliente e cattivella.

So di essere arrivato buono ultimo, ma se solo uno di coloro che passano di qui non dovesse conoscere questi programmi, lo invito caldamente ad ascoltarli e a consumarne la dose quotidiana.


14 commenti:

Otto il passerotto

17:15 [emo] 8 Comments

E' una delle canzoni più belle mai scritte.
E' uno dei ricordi più divertenti delle prime Expocartoon.

Fregatevene del video e mettete le casse a palla.

Greg & Lillo (Il Latte e i suoi derivati) a livelli straordinari.


8 commenti:

meno male che c'era Bruce

08:44 [emo] 36 Comments


Era da tanto che non mi capitava di vedere un film in una sala stracolma (letteralmente stracolma) di persone di tutte le età, dai ragazzini quasi bambini agli attempati sessantenni.
Sotto quest'aspetto, considerando anche l'ulteriormente imprevedibile buona educazione generalizzata, la visione di Spider-Man 3 al cinema è stata una bella esperienza.

Peccato per il film, che - a dirla tutta - era il motivo più importante per cui sono andato al cinema.

Ricorderò Bruce Campbell nell'ormai classica comparsata, sollazzante il giusto.
Ricorderò le scene di combattimento, molto divertenti ed emozionanti (umilissimo consiglio per gli sceneggiatori di Spider-Man 4: evitate qualsiasi tentativo d'intreccio e puntate su un combattimento di due ore e mezza).
Ricorderò le battute di Jonah Jameson.

Il resto, spero, si perderà come lacrime nella pioggia.

La regia di Raimi regge a sprazzi, per il resto va a spruzzi, soprattutto nell'ultima ora, in cui il regista prende una serie di pali che nemmeno a volerlo fare di proposito (cito solo la sequenza all'interno della Jazz Room).
Una sceneggiatura risibile (se cominciamo a fare l'elenco di incongruenze e buchi famo notte e non venitemi a dire che è un film di supereroi e che la sospensione dell'incredulità e che l'unghia incarnita di Raimi e che l'invasione di cavallette e che 'sti gran cazzi).
Maguire e la Dunst fanno a gara per accapparrarsi il Pesce Lesso d'Oro (proporrei un ex-aequo, soprattutto per la scena in cui MJ è costretta a lasciare Peter Parker: mi sono venuti i brividi lungo la schiena).
Gli altri manco mi vien voglia di citarli.
Fra i vari figuranti spiccava un gran numero di gnocche di pregevole livello, tanto che uno degli amici con cui ho visto il film - apprezzato docente di lettere classiche - si è chiesto più volte a chi l'avessero data per apparire ai lati delle inquadrature a occhieggiare vitree in quel modo.
Al prossimo film d'ambientazione niuiorchese in cui mi fanno vedere pompieri, poliziotti, infermieri che sorridono tutti insieme appassionatamente, giuro che imbraccio un lanciafiamme.
Una nota di merito all'idea di rendere la differenza fa il Peter Parker padrone di sè e quello posseduto da Venom grazie alla diversa acconciatura: da Oscar per l'idiozia.

Infine, L'Uomo Ragno che corre con sullo sfondo la bandiera USA è solo il giusto coronamento alla più solenne stronzata che ho visto negli ultimi mesi.

36 commenti:

mi scappa l'incipit

21:23 [emo] 15 Comments

Marcuccio Rrrizzo mi coinvolge in un giochetto divertente: elencare gli incipit letterari che mi hanno maggiormente colpito e passare poi il testimone ad altri bloggers.
La cosa mi sfruguglia i due neuroni che possiedo e, presto su questi schermi, cercherò di diffondere una variante fumettistica del gioco cpostando gli incipit fumettistici (ossia le prime tavole) del cuore.

Per adesso, ecco i miei incipit:

Cominciò con un numero sbagliato, tre squilli di telefono nel cuore della notte e la voce all'apparecchio che chiedeva di qualcuno che non era lui. Molto tempo dopo, quando fu in grado di pensare a ciò che gli era accaduto, avrebbe concluso che nulla era reale tranne il caso. Ma questo fu molto tempo dopo. All'inizio, non c'erano che il fatto e le sue conseguenze. La questione non è se si sarebbero potuti sviluppare altrimenti o se invece tutto fosse già stabilito a partire dalla prima parola detta dallo sconosciuto. La questione è la storia in sé: che abbia significato o meno, non spetta alla storia spiegarlo.

[Paul Auster, Trilogia di New York: Città di vetro]


Era una gioia appiccare il fuoco.
Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite,
diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. Col suo elmetto simbolicamente numerato 451 sulla stolida testa, con gli occhi tutta una fiamma arancione al pensiero di quanto sarebbe accaduto la prossima volta, l'uomo premette il bottone dell'accensione, e la casa sussultò in una fiammata divorante che prese ad arroventare il cielo vespertino, poi a ingiallirlo e infine ad annerirlo.

[Ray Bradbury, Fahrenheit 451]


È cominciata così. Io, avevo mai detto niente. Niente. È Arthur Ganate che mi ha fatto parlare. Arthur, uno studente, un fagiolo anche lui, un compagno. Ci troviamo dunque a Place Clichy. Era dopo pranzo. Vuol parlarmi. Lo ascolto. "Non restiamo fuori! Mi dice lui. Torniamo dentro!". Rientro con lui. Ecco. "'Sta terrazza, attacca lui, va bene per le uova alla coque! Vieni di qua". Allora, ci accorgiamo anche che non c'era nessuno per le strade, a causa del caldo; niente vetture, nulla. Quando fa molto freddo, lo stesso, non c'è nessuno per le strade; è lui, a quel che ricordo, che mi aveva detto in proposito: "Quelli di Parigi hanno sempre l'aria occupata, ma di fatto, vanno a passeggio da mattino a sera; prova ne è che quando non va bene per passeggiare, troppo freddo o troppo caldo, non li si vede più; son tutti dentro a prendersi il caffè con la crema e boccali di birra.

[Louis Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte]


Sono un uomo malato… Sono un uomo cattivo. Un uomo sgradevole. Credo di avere mal di fegato. Del resto, non capisco un accidente del mio male e probabilmente non so di cosa soffro. Non mi curo e non mi sono mai curato, anche se rispetto la medicina e i dottori. Oltretutto sono anche estremamente superstizioso; be’, almeno abbastanza da rispettare la medicina. (Sono abbastanza colto per non essere superstizioso, ma lo sono.) Nossignori, non voglio curarmi per cattiveria. Ecco, probabilmente voi questo non lo capirete. Be’, io invece lo capisco.

[Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo]


In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l'unico immodificabile evento di cui si possa asserire l'incontrovertibile verità. Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell'errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.
Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell'attesa di perdermi nell'abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l'Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.

[Umberto Eco, Il nome della rosa]


Il mio padrone è Luigino Pizza, che tutti lo chiamano così a causa delle pizzerie. Ha una bella faccia e pochi capelli, e somiglia a Bianchi che una volta allenava il Napoli. È un tipo che pare sempre sereno, ma se fa la faccia seria allora pure i suoi soldati si mettono paura. Lui, Luigino, fosse per lui, passerebbe la vita a divertirsi e a cantare le canzoni di Bruno Martino. Ogni volta che va nel piano-bar, a un certo punto il pianista dice:
"Adesso, signori, la voce calda del nostro amico Luigino".

[Peppe Ferrandino, Pericle il nero]


Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto.

- Non è com'ero abituato. - Case lo sentì dire da qualcuno, mentre si faceva largo tra la calca, a gomitate, per infilarsi nella porta dello Chat. - È come se all'improvviso il mio corpo fosse affamato di droga, affamato da morire.
Era la voce d'uno di quei disperati che pullulavano abitualmente in quei quartieri multiformi e caotici chiamati in gergo "Sprawl". Il Chatsubo era un bar per espatriati professionisti: potevate berci per un'intera settimana senza mai sentire due sole parole in giapponese.

[William Gibson, Neuromante]


Ecco, per stilare una classifica, le cinque più memorabili fregature di tutti i tempi, in ordine cronologico:

  1. Alison Ashworth
  2. Penny Hardwick
  3. Jackie Allen
  4. Charlie Nicholson
  5. Sarah Kendrew

Ecco quelle che mi hanno ferito davvero. Ci vedi forse il tuo nome lì in mezzo, Laura?Ammetto che rientreresti fra le prime dieci, ma non c'è spazio per te fra le prime cinque; sono posti destinati a quel genere di umiliazioni e di strazi che tu semplicemente non sei in grado di appioppare.

[Nick Hornby, Alta fedeltà]


Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso. Era disteso sul dorso, duro come una corazza, e alzando un poco il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra. Una quantità di gambe, compassionevolmente sottili in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.
"Che mi è accaduto?" pensò. Non era un sogno.

[Franz Kafka, La metamorfosi]


Poiché Lord Trelawney, il dottor Livesey, ed altri gentiluomini mi hanno chiesto di scrivere la storia dell'Isola del Tesoro in tutti i suoi dettagli, dall'inizio alla fine, senza tralasciare nulla se non la posizione dell'isola, e questo solo perché esiste là tuttora un tesoro non ancora portato alla luce, prendo in mano la penna nell'anno di grazia 17... e torno al tempo in cui mio padre era proprietario della locanda Ammiraglio Benbow ed il vecchio lupo di mare, con la pelle cotta dal sole e una profonda cicatrice, prese alloggio sotto il nostro tetto.

[Robert Louis Stevenson, L'isola del tesoro]


In treno, dopo Amiens, quando la nebbia e i grigi lo riportano alla stagione d'autunno, e al freddo, si chiede perché sta fuggendo. Lui lo sa. Ma sono ragioni che all'esterno appaiono esili e misteriose, mentre per Lui sono totali e assolute. Va a Londra - sa - perché deve ritrovare la sua terza persona, un fantasma che deve incontrare per continuare a scrivere. Va a Londra per incontrarsi con il suo libro.

[Pier Vittorio Tondelli, Biglietti agli amici]


È tutto accaduto, più o meno. Le parti sulla guerra, in ogni caso, sono abbastanza vere. Un tale che conoscevo fu veramente ucciso, a Dresda, per aver preso una teiera che non era sua. Un altro tizio che conoscevo minacciò veramente di far uccidere i suoi nemici personali, dopo la guerra, da killer prezzolati. E così via. Ho cambiato tutti i nomi.
Io ci tornai
veramente, a Dresda, con i soldi della Fondazione Guggenheim (Dio la benedica), nel 1967. Somigliava molto a Dayton, nell'Ohio, ma c'erano più aree deserte che a Dayton. Nel terreno dovevano esserci tonnellate di ossa umane.
Ci tornai con un vecchio commilitone, Bernard V. O'Hare, e là facemmo amicizia con un tassista che ci portò al mattatoio dove rinchiudevano, di notte, i prigionieri di guerra.

[Kurt Vonnegut, Mattatoio n.5]



E infine ecco le personcine cui passo volentieri la palla:

15 commenti:

Quello in alto a sinistra

20:50 [emo] 17 Comments


Alle feste sono sempre stato quello ai margini delle risate, quello che non ballava, quello che non aveva nemmeno bisogno di scrivere il proprio nome sul bicchiere di plastica , ma che – nel suo silenzio – riconosceva la gestualità e i caratteri di tutti. E se apparivano inafferrabili, li inventava.
In fila alle poste o al supermercato sono uno dei tanti, soprattutto quello che pensavi non fosse davanti a te, ma che t’ha visto entrare e prendere il tuo bel numerino. Successivo al mio. Sistematicamente.

La mia è una posizione di vantaggio, che mi permette di essere il punto nevralgico dell’immaginabile e del contemplabile, il fulcro di storie inventate ma possibili. Ogni volta che esco di casa e decido di lasciare l’auto ferma al parcheggio la mia schiena si irrigidisce come un’asta, in cima alla quale sventola una bandiera nera con teschio bianco.
Gli occhi come un cannocchiale, le strade e le vie come distese d’acqua da solcare in attesa di incrociare prede depredabili.
Avvisto scorci da assalire con lo sguardo, sguardi da incrociare furtivamente, camminate da decifrare, facce da imprimere nelle retine e tengo una rotta fieramente disordinata.
Protagonisti di vite vere si alternano a comparse destinate a un grande futuro, in uno schermo a trecentosessanta gradi che muta forma e contenuti a ogni passo.

Ti vedo piangere seduto in sella al motorino? E’ la fine di un grande amore, sconfitto ma eroico.
O magari le tue sono squallide lacrime di coccodrillo perché ha fatto bene a lasciarti e in fondo lo sai.

Il tuo rimmel e il tuo fard mettono in risalto un viso sorridente come pochi? Sei la dea che tutti desiderano. O invece, stasera, scalderai tristemente il tuo latte e andrai a letto un quarto alle dieci convinta che domani andrà meglio, esattamente come ieri e ieri l’altro.

Potrei anche aver voglia di ridare un senso alla tua giornata, riscattarla dalla mediocrità che tradisce il tuo portamento e potrei immaginarti cintura nera di successo nella vita o padre di famiglia esemplare, maestra d’asilo amata da tutti o studentessa a un passo da una laurea con lode.

Il rischio più grande è essere colpito da uno sguardo, ritrovarmi io stesso oggetto della tua immaginazione, completamente in balia di una fantasia che non posso controllare né intuire. Non mi piace, non deve accadere, non può succedere. L’unica ipotesi contemplabile è che non me ne accorga, perché sarei diverso da quello che sono, esisterei in un tuo pensiero seppur sfuggente o in un’immagine riconoscibile.
Per fortuna sono l’eterno sconosciuto, che rimane inevitabilmente fuori quadro o fuori fuoco.
Sono quello in alto a sinistra della foto, ma non quello che tu pensi che sia, vuoi scommettere?


17 commenti:

le cose belle (le uniche che servono)

14:34 [emo] 15 Comments


E' la terza volta che ho avuto occasione di visitare il Comicon del capoluogo campano e l'anno scorso, come quest'anno, le aspettative che avevo erano piuttosto alte.
Ogni cosa ha un lato in luce e uno in ombra, quindi anche una fiera e le persone che vi si incontrano non fanno eccezione alcuna.
Ciò che m'interessa fissare qui, è solo ciò che di buono ho riportato in valigia a Sassari, che non è poco, dato che riguarda prevalentemente la sfera personale, che qua sul blog tendo sempre a evitare di sottolineare.

Qualche parola, però, mi preme spenderla e - come accennavo nel post qua sotto - riguarda soprattutto le persone con cui ho condiviso i giorni di fiera.
Non mi riferisco a tutti coloro con i quali ho avuto modo di intrattenermi piacevolmente per qualche minuto (le fiere non permettono certo di frequentare a modo tutte le persone che si può desiderare incontrare), ma a quel manipolo di guasconi con i quali ho girato per gli stand e con i quali ho passato le ore a stare spaparanzato sul balcone del castello a fumare, chiacchierare e cazzeggiare per tutti e tre i giorni.

Mi riferisco - in rigoroso ordine alfabetico - ad Antonio (con il quale, prima o poi, dovremmo davvero decidere di scrivere insieme un post fiume dedicato a un reportage cumulativo su tutte le fiere che abbiamo vissuto in compagnia), Duccio (con il quale fra qualche tempo cominceremo a fare davvero sul serio con il Benzi), a Gianfranco (con il quale stiamo già facendo sul serio con OWC) e Giuseppe (che non ha nè un sito nè un blog, ma che non avevo mai incontrato e che son stato felice d'incontrare).
Senza queste persone i tre giorni napoletani sarebbero stati particolarmente noiosi e pressochè privi di significato.
Sarei stato contento - per diversi motivi - di passare un po' di tempo in più anche con qualcun altro, ma son sicuro che non mancheranno le occasioni in futuro.

La stretta di mano fra me e il Bot immortalata nella foto che vedete là sopra sancisce ufficialmente l'involontaria tradizione che prevede che Alessandro sia quasi sempre la prima persona che vedo non appena metto piede in una fiera.


15 commenti: