Quello in alto a sinistra

Alle feste sono sempre stato quello ai margini delle risate, quello che non ballava, quello che non aveva nemmeno bisogno di scrivere il proprio nome sul bicchiere di plastica , ma che – nel suo silenzio – riconosceva la gestualità e i caratteri di tutti. E se apparivano inafferrabili, li inventava.
In fila alle poste o al supermercato sono uno dei tanti, soprattutto quello che pensavi non fosse davanti a te, ma che t’ha visto entrare e prendere il tuo bel numerino. Successivo al mio. Sistematicamente.
La mia è una posizione di vantaggio, che mi permette di essere il punto nevralgico dell’immaginabile e del contemplabile, il fulcro di storie inventate ma possibili. Ogni volta che esco di casa e decido di lasciare l’auto ferma al parcheggio la mia schiena si irrigidisce come un’asta, in cima alla quale sventola una bandiera nera con teschio bianco.
Gli occhi come un cannocchiale, le strade e le vie come distese d’acqua da solcare in attesa di incrociare prede depredabili.
Avvisto scorci da assalire con lo sguardo, sguardi da incrociare furtivamente, camminate da decifrare, facce da imprimere nelle retine e tengo una rotta fieramente disordinata.
Protagonisti di vite vere si alternano a comparse destinate a un grande futuro, in uno schermo a trecentosessanta gradi che muta forma e contenuti a ogni passo.
Ti vedo piangere seduto in sella al motorino? E’ la fine di un grande amore, sconfitto ma eroico.
O magari le tue sono squallide lacrime di coccodrillo perché ha fatto bene a lasciarti e in fondo lo sai.
Il tuo rimmel e il tuo fard mettono in risalto un viso sorridente come pochi? Sei la dea che tutti desiderano. O invece, stasera, scalderai tristemente il tuo latte e andrai a letto un quarto alle dieci convinta che domani andrà meglio, esattamente come ieri e ieri l’altro.
Potrei anche aver voglia di ridare un senso alla tua giornata, riscattarla dalla mediocrità che tradisce il tuo portamento e potrei immaginarti cintura nera di successo nella vita o padre di famiglia esemplare, maestra d’asilo amata da tutti o studentessa a un passo da una laurea con lode.
Il rischio più grande è essere colpito da uno sguardo, ritrovarmi io stesso oggetto della tua immaginazione, completamente in balia di una fantasia che non posso controllare né intuire. Non mi piace, non deve accadere, non può succedere. L’unica ipotesi contemplabile è che non me ne accorga, perché sarei diverso da quello che sono, esisterei in un tuo pensiero seppur sfuggente o in un’immagine riconoscibile.
Per fortuna sono l’eterno sconosciuto, che rimane inevitabilmente fuori quadro o fuori fuoco.
Sono quello in alto a sinistra della foto, ma non quello che tu pensi che sia, vuoi scommettere?
17 commenti:
Davvero bello quello che hai scritto...
subito un'immagine strepitosa, tra quelle che hai disseminato come sempre nel racconto: quella testa/bandiera, in cima a quel collo teso come un'asta di legno nervoso.
bellissima.
e poi il percorso silenzioso di un vero e proprio uomo-squalo, silente fendente la folla e l'aria come un bisturi senza onomatopee ad accompagnarlo.
cos'è vero, cosa potrebbe davvero e cosa è soltanto la fantasia di chi è solissimo e cova sogni di potenza?
continua, amico mio, a sottrarre.
una scrittura nitida e visiva.
E.
@marco> grazie!
@este> la parola chiave è proprio "sottrarre".
la scrittura visiva è un altro obiettivo, per questo parto da immagini preesistenti, almeno quando ne incrocio una che mi risveglia il desiderio di giocare solo con le parole e provare (sottolineo, provare) a disegnare con le parole.
come sempre, grazie di cuore.
l'idea del fastidio che si prova ad essere immaginati da altri, in modo da non poter controllare tale immaginazione è molto suggestiva ed affascinante...fa molto Sartre.
eh sì, l'immagine dell'eterno sconosciuto che vaga e osserva è veramente ben resa...
Bello!
ah, che idiota, dimenticavo...
Ho quasi finito di leggere il primo numero di Mono (ne parlavo proprio oggi con Manlio Mattaliano, ospite al corso di sceneggiatura per fumetto)...
l'idea di fondo è grandiosa, veramente!!!
ed immagino che sia altrettanto stimolante...
il formato, la grafica, sono ottimi, di qualità!
le storie tutte belle, anche la tua, ovviamente!
per me, poi è un ottimo esercizio vedere come rendere delle storie in una sola tavola autoconclusiva...
Di tutto quello che mi sono portato a casa da napoli è certamente la cosa migliore e più stimolante (non è per sviolinare)...
una cosa sola...: ma è un progetto per soli autori affermati?
Complimenti di nuovo!
@il_gabbrio> grazie per l'apprezzamento sul raccontino.
riguardo Mono: il progetto è interessante si e sono stato felicissimo di esservi stato coinvolto.
i nomi coinvolti sono sia quelli di professionisti affermati che di emergenti/esordienti (vedi me).
ti consiglio di contattare i curatori e di chiedere maggiori info a loro.
grazie per lo sprono, in futuro, forse...ora è giusto che faccia lo studente ; ) !!!
Notevole.
Una delle tue cose migliori, secondo me.
@harl> immaginati le peggiori! :)
ah... la modestia
;)
@bardamu> scherzo. in fondo miro al Nobel, ma non posso sbattervelo in faccia così!
Congratulazione Emo. Davvero un bello stile di scrittura.
@luigi> grazie mille anche a te.
Complimenti,mi e' piaciuto davvero molto...continua cosi!
E_B
forse tu nemmeno sai ki 6....forse la tua paura è qll d exere giudikato.....nn sn qui x critikarti....cmq so k vulo dire exere emo(lo sn stata....)...so k vuol dire...exere perennemnte tristi.....
...cmq 6 mlt bravo a skrivere!!!;)
@anonimo> giuro, se non fossi un fake, saresti meraviglioso.
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