mi scappa l'incipit
Marcuccio Rrrizzo mi coinvolge in un giochetto divertente: elencare gli incipit letterari che mi hanno maggiormente colpito e passare poi il testimone ad altri bloggers.La cosa mi sfruguglia i due neuroni che possiedo e, presto su questi schermi, cercherรฒ di diffondere una variante fumettistica del gioco cpostando gli incipit fumettistici (ossia le prime tavole) del cuore.Per adesso, ecco i miei incipit:Cominciรฒ con un numero sbagliato, tre squilli di telefono nel cuore della notte e la voce all'apparecchio che chiedeva di qualcuno che non era lui. Molto tempo dopo, quando fu in grado di pensare a ciรฒ che gli era accaduto, avrebbe concluso che nulla era reale tranne il caso. Ma questo fu molto tempo dopo. All'inizio, non c'erano che il fatto e le sue conseguenze. La questione non รจ se si sarebbero potuti sviluppare altrimenti o se invece tutto fosse giร stabilito a partire dalla prima parola detta dallo sconosciuto. La questione รจ la storia in sรฉ: che abbia significato o meno, non spetta alla storia spiegarlo. [Paul Auster, Trilogia di New York: Cittร di vetro]
Era una gioia appiccare il fuoco.
Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. Col suo elmetto simbolicamente numerato 451 sulla stolida testa, con gli occhi tutta una fiamma arancione al pensiero di quanto sarebbe accaduto la prossima volta, l'uomo premette il bottone dell'accensione, e la casa sussultรฒ in una fiammata divorante che prese ad arroventare il cielo vespertino, poi a ingiallirlo e infine ad annerirlo.
[Ray Bradbury, Fahrenheit 451]
ร cominciata cosรฌ. Io, avevo mai detto niente. Niente. ร Arthur Ganate che mi ha fatto parlare. Arthur, uno studente, un fagiolo anche lui, un compagno. Ci troviamo dunque a Place Clichy. Era dopo pranzo. Vuol parlarmi. Lo ascolto. "Non restiamo fuori! Mi dice lui. Torniamo dentro!". Rientro con lui. Ecco. "'Sta terrazza, attacca lui, va bene per le uova alla coque! Vieni di qua". Allora, ci accorgiamo anche che non c'era nessuno per le strade, a causa del caldo; niente vetture, nulla. Quando fa molto freddo, lo stesso, non c'รจ nessuno per le strade; รจ lui, a quel che ricordo, che mi aveva detto in proposito: "Quelli di Parigi hanno sempre l'aria occupata, ma di fatto, vanno a passeggio da mattino a sera; prova ne รจ che quando non va bene per passeggiare, troppo freddo o troppo caldo, non li si vede piรน; son tutti dentro a prendersi il caffรจ con la crema e boccali di birra.
[Louis Ferdinand Cรฉline, Viaggio al termine della notte]
Sono un uomo malato… Sono un uomo cattivo. Un uomo sgradevole. Credo di avere mal di fegato. Del resto, non capisco un accidente del mio male e probabilmente non so di cosa soffro. Non mi curo e non mi sono mai curato, anche se rispetto la medicina e i dottori. Oltretutto sono anche estremamente superstizioso; be’, almeno abbastanza da rispettare la medicina. (Sono abbastanza colto per non essere superstizioso, ma lo sono.) Nossignori, non voglio curarmi per cattiveria. Ecco, probabilmente voi questo non lo capirete. Be’, io invece lo capisco.
[Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo]
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltร l'unico immodificabile evento di cui si possa asserire l'incontrovertibile veritร . Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la veritร , prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell'errore del mondo, cosรฌ che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche lร dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontร del tutto intesa al male.
Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell'attesa di perdermi nell'abisso senza fondo della divinitร silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventรน mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l'Anticristo non li precederร ) segni di segni, perchรฉ su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.
[Umberto Eco, Il nome della rosa]
Il mio padrone รจ Luigino Pizza, che tutti lo chiamano cosรฌ a causa delle pizzerie. Ha una bella faccia e pochi capelli, e somiglia a Bianchi che una volta allenava il Napoli. ร un tipo che pare sempre sereno, ma se fa la faccia seria allora pure i suoi soldati si mettono paura. Lui, Luigino, fosse per lui, passerebbe la vita a divertirsi e a cantare le canzoni di Bruno Martino. Ogni volta che va nel piano-bar, a un certo punto il pianista dice:
"Adesso, signori, la voce calda del nostro amico Luigino".
[Peppe Ferrandino, Pericle il nero]
Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto.
- Non รจ com'ero abituato. - Case lo sentรฌ dire da qualcuno, mentre si faceva largo tra la calca, a gomitate, per infilarsi nella porta dello Chat. - ร come se all'improvviso il mio corpo fosse affamato di droga, affamato da morire.
Era la voce d'uno di quei disperati che pullulavano abitualmente in quei quartieri multiformi e caotici chiamati in gergo "Sprawl". Il Chatsubo era un bar per espatriati professionisti: potevate berci per un'intera settimana senza mai sentire due sole parole in giapponese.
[William Gibson, Neuromante]
Ecco, per stilare una classifica, le cinque piรน memorabili fregature di tutti i tempi, in ordine cronologico:
- Alison Ashworth
- Penny Hardwick
- Jackie Allen
- Charlie Nicholson
- Sarah Kendrew
Ecco quelle che mi hanno ferito davvero. Ci vedi forse il tuo nome lรฌ in mezzo, Laura?Ammetto che rientreresti fra le prime dieci, ma non c'รจ spazio per te fra le prime cinque; sono posti destinati a quel genere di umiliazioni e di strazi che tu semplicemente non sei in grado di appioppare.
[Nick Hornby, Alta fedeltร ]
Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovรฒ mutato in un insetto mostruoso. Era disteso sul dorso, duro come una corazza, e alzando un poco il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra. Una quantitร di gambe, compassionevolmente sottili in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.
"Che mi รจ accaduto?" pensรฒ. Non era un sogno.
[Franz Kafka, La metamorfosi]
Poichรฉ Lord Trelawney, il dottor Livesey, ed altri gentiluomini mi hanno chiesto di scrivere la storia dell'Isola del Tesoro in tutti i suoi dettagli, dall'inizio alla fine, senza tralasciare nulla se non la posizione dell'isola, e questo solo perchรฉ esiste lร tuttora un tesoro non ancora portato alla luce, prendo in mano la penna nell'anno di grazia 17... e torno al tempo in cui mio padre era proprietario della locanda Ammiraglio Benbow ed il vecchio lupo di mare, con la pelle cotta dal sole e una profonda cicatrice, prese alloggio sotto il nostro tetto.
[Robert Louis Stevenson, L'isola del tesoro]
In treno, dopo Amiens, quando la nebbia e i grigi lo riportano alla stagione d'autunno, e al freddo, si chiede perchรฉ sta fuggendo. Lui lo sa. Ma sono ragioni che all'esterno appaiono esili e misteriose, mentre per Lui sono totali e assolute. Va a Londra - sa - perchรฉ deve ritrovare la sua terza persona, un fantasma che deve incontrare per continuare a scrivere. Va a Londra per incontrarsi con il suo libro.
[Pier Vittorio Tondelli, Biglietti agli amici]
ร tutto accaduto, piรน o meno. Le parti sulla guerra, in ogni caso, sono abbastanza vere. Un tale che conoscevo fu veramente ucciso, a Dresda, per aver preso una teiera che non era sua. Un altro tizio che conoscevo minacciรฒ veramente di far uccidere i suoi nemici personali, dopo la guerra, da killer prezzolati. E cosรฌ via. Ho cambiato tutti i nomi.
Io ci tornai veramente, a Dresda, con i soldi della Fondazione Guggenheim (Dio la benedica), nel 1967. Somigliava molto a Dayton, nell'Ohio, ma c'erano piรน aree deserte che a Dayton. Nel terreno dovevano esserci tonnellate di ossa umane.
Ci tornai con un vecchio commilitone, Bernard V. O'Hare, e lร facemmo amicizia con un tassista che ci portรฒ al mattatoio dove rinchiudevano, di notte, i prigionieri di guerra.
[Kurt Vonnegut, Mattatoio n.5]
E infine ecco le personcine cui passo volentieri la palla:
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