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"Perchè scrivo? Per paura. Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me. O anche solo per essere protetto da una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile."
Fabrizio De Andrè
"Non mi piace l'autocommiserazione dell'artista, la sua bramosia di suscitare pena e simpatia raccontando quanto sia dura fare l'artista. E' forse più duro che lavorare in una miniera in Bolivia? Perché parlare sempre di sciocchezze, quando si dovrebbe ringraziare il signore per averti dato un lavoro piacevole? Certo che è difficile produrre parole in eterno, ma è molto più facile che produrre sudore su questa terra. Quando sento un artista lamentarsi mi vien da aprire il cassetto ed estrarre il mio revolver. Il grande problema di tutti noi è che consideriamo l'arte più di quello che effettivamente è. La eleviamo ad altezze che non le competono, a giochi ridicoli: l'arte di parlare dell'arte. Dovremmo limitarci a produrre lavoro e lasciare che siano l'applauso e l'amore della gente i migliori e unici giudici. Tutto il resto sono autocommiserazione, vanità danzante, egocentrismo, preoccupazioni inutili. L'arte non è religione, a certe altezze accusa capogiro."
Leonard Cohen
"C'era una volta... e poi un giorno... e poi quando tutto sembrava andare per il meglio... e poi all'ultimo minuto... e vissero felici e contenti (ma anche no)."
David Mamet
Su questo cranio di scimmia. Su questo corpo di cane. Su questo modo di fare.
Zibba
Fabrizio De Andrè
"Non mi piace l'autocommiserazione dell'artista, la sua bramosia di suscitare pena e simpatia raccontando quanto sia dura fare l'artista. E' forse più duro che lavorare in una miniera in Bolivia? Perché parlare sempre di sciocchezze, quando si dovrebbe ringraziare il signore per averti dato un lavoro piacevole? Certo che è difficile produrre parole in eterno, ma è molto più facile che produrre sudore su questa terra. Quando sento un artista lamentarsi mi vien da aprire il cassetto ed estrarre il mio revolver. Il grande problema di tutti noi è che consideriamo l'arte più di quello che effettivamente è. La eleviamo ad altezze che non le competono, a giochi ridicoli: l'arte di parlare dell'arte. Dovremmo limitarci a produrre lavoro e lasciare che siano l'applauso e l'amore della gente i migliori e unici giudici. Tutto il resto sono autocommiserazione, vanità danzante, egocentrismo, preoccupazioni inutili. L'arte non è religione, a certe altezze accusa capogiro."
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"C'era una volta... e poi un giorno... e poi quando tutto sembrava andare per il meglio... e poi all'ultimo minuto... e vissero felici e contenti (ma anche no)."
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26 commenti:
Emo fino a che continuerai a pagare trasferte ad "autori" come Rizzo, Stassi e compagnia ti dovrai aspettare sempre SCARSA AFFLUENZA DI PUBBLICO, non sono certo loro l'esempio della nuova generazione di autori.
Ma chi sono per il grande pubblico gente tipo Stassi o Rizzo? Sono solo parrucconi da due denari, un Rrobe almeno e' piu' divertente e ha maggiore esperienza lavorativa. Non hanno senso di esistere incontri del genere, sinceramente per il tuo Fumetti in Festival potevi pescare meglio, molto meglio...
Non sono d'accordo con "infinito".
Antonio Serra non è precisamente un signor nessuno, ma due mesi fa a San Gavino sono venuti in pochissimi a incontrarlo.
E' che si fa tanto bla bla, si fa tanto gli alternativi, si fa tanto i fighi di fronte alle produzioni non seriali, non popolari, non convenzionali, non bonelliane, non disneyane eccetera, poi quando vengono chiamati in causa autori il cui nome non fa un boato da qui a Oslo, nessuno viene. E quelli che vengono richiamati dal boato, molto spesso, sono come quelli che non capiascono la battuta e ridono solo perché sentono gli altri ridere...
Mi dispiace non esserci stato, ma abitando a Milano la cosa mi viene un po' in salita!
In bocca al lupo Emo, qualsiasi sia la scelta dei nomi da invitare!
Ciao
Daniele, grazie e crepi il lupo.
Il problema di fondo riguardo questa serie di incontri è legato al giorno (infrasettimanale) e all'orario (metà pomeriggio).
Vedremo come andrà l'incontro di domani con Ausonia e poi faremo una serie di considerazioni più precise.
Emo dai un abbraccio a Francesco da parte mia!!! : )
spero che ne nascano tutti i giorni autori come: Marco Rizzo, Francesco Ripoli, Claudio Stassi e Giovanni Di Gregorio. Bravi!
Complimenti per la manifestazione Emiliano, hai fatto un'ottima scelta di autori che trovo tra i più interessanti in Italia.
Ma perchè non hai organizzato queste manifestazioni quando stavo io a Sassari?
Ultimamente ho scelto di non intervenire troppo, ma stavolta devo farlo.
L'interesse per il fumetto e i suoi protagonisti, a Sassari, purtroppo è abbastanza limitato. Non è un problema di nomi e neppure di cognomi. Emiliano fa un ottimo lavoro, fregandosene dell'ignoranza generale. Questi incontri fanno capire ai pochi fortunati (ma trenta persone sono davvero poche, per un fumetto? A Lucca ho visto sale vuote e “grandi nomi” parlare in completa solitudine) che il fumetto esiste e che i suoi autori sono persone spesso straordinarie. Premetto: prima dell’incontro io non conoscevo Marco Rizzo. Avevo letto di lui, lo avevo anche incrociato a una fiera, ma finisce lì. Ora, la mia politica è questa: bisogna conoscere, per giudicare. Niente e-mail del cazzo, ignobili nickname, spot mascherati da blog... bisogna ANDARE e PARLARE con le PERSONE. Allora, grazie alla possibilità fornita dal buon Emo, ho capito subito che Marco è talmente preparato da fare quasi paura. Non è solo un giornalista serio e impegnato, ma è anche un fumettista con le contropalle. Ilaria Alpi, infatti, non è solamente cronaca e denuncia, ma è anche un raffinato fumetto, di quelli da rileggere spesso (per la serie: come ha fatto a fare quella cosa? Perché quel piano sequenza mi colpisce e m’inquieta? Forse perché, più avanti, scoprirò che la strada appena inquadrata è stata costruita sui rifiuti di questa Italia ipocrita, ignorante e presuntuosa, che ogni tre/cinque anni ricade sempre negli stessi errori?).
Giovanni Di Gregorio e Claudio Stassi, invece, li conoscevo da prima. Anzi, anche in questo caso li ho “voluti” conoscere, dopo aver letto e visto quello che facevano. Basta stare un po’ con loro per capire che sono assolutamente incredibili: non sono solo talentuosi, ma hanno la curiosità del genio, una cultura vastissima e un'umiltà che li rende autori maturi, prima ancora che giovani promesse. Quando possono, affrontano tematiche difficili e lo fanno con il coraggio spavaldo di chi non fa compromessi e sa colpire al fegato senza usare le mani. Una cosa che tanti colleghi “maturi” non sanno fare. Me compreso. Dopo aver letto Brancaccio, ricordo di aver avuto una specie di rifiuto. Dovevo scrivere una storia per il Topo e una per Dylan, stavo realizzando alcune sceneggiature per la Rai, ma ho cominciato a pensare che tutto quel lavoro sulle battute e sulle vignette, sul ritmo e il tempo, tutto quel mormorio di pensieri ciclici che mi allontanavano dalla realtà, era inutile. Del tutto privo di valore. Dovevo fare qualcosa anch’io. Qualcosa di UTILE, intendo. Ogni tanto ci penso e sono sicuro che, prima o poi, riuscirò anch’io a sentirmi utile, non solo per la mia famiglia, il mio affezionatissimo mutuo e la rata della macchina.
Dunque, visto che sulla qualità e la preparazione degli autori potrebbe discutere solo un perfetto idiota, torniamo a bomba: Sassari è Sassari e così ce la teniamo.
Bruno
Ti sottovaluti Bruno, hai scritto delle storie dense di emozioni e valori, racconti che non sono lontani dalla realtà o inutili come dici tu.
Dylan Dog può raccontare la realtà ad un pubblico vasto utilizzando un linguaggio diretto, ma di sicuro non è privo di contenuti.
Quello che mi piace dei fumetti Bonelli è proprio questa capacità di descrivere la realtà e allo stesso tempo farsi comprendere in maniera semplice e non semplicistica.
Dampyr ad esempio ha trattato la guerra nei balcani parlando di vampiri, e secondo me non è così semplice.
Poi riguardo a quello che hai detto tu su questi autori e sul resto concordo pienamente con te.
Intervieni poco, ma quando intervieni...:-))
Grazie, Fabiano, ma non mi sto sottovalutando. Per me il fumetto è sempre stato sinonimo di evasione, così, col tempo, anch'io mi sono trasformato in un "evaso" in fuga dalla realtà. A volte nelle storie a fumetti traspare qualche mezza verità, qualche pensiero più o meno profondo, ma affrontare le cose come stanno e tutto un altro discorso. Detto questo, non mi lamento di certo, anzi: mi diverto e vivo facendo quello che mi piace. Quindi, evito di commiserarmi e continuo a sperare di riuscire a unire l'utile al dilettevole.
B.
Bruno, solo una parola: Grazie!
:)
la sardegna è terra di gentiluomini.
grazie bruno (e grazie all'anonimo, pure se viene da un'altra regione).
Cmq emo, secondo me il fatto che gli incontri siano dentro l'università, in una facoltà come scienze politiche, a maggior ragione è difficile attirare gente. Cmq, se anche una persona su trenta, si avvicina al fumetto senza pregiudizi, è già una conquista.
Ma grazie a voi!
Bruno
Il problema rimane e persiste. Marco Rizzo non e' un autore di fumetti, ha scritto a malapena una cinquantina di pagine con Ilaria Alpi e qualche decina di pagine per Brand New, usare il nome di Marco Rizzo per richiamare/attirare persone che non seguono il fumetto e' un passo falso.
Il pubblico di varia vuole l'autore abbinato al fumetto di massa, quello che anche se non letto e' noto tra i non addetti ai lavori.
Io da esterno del fumetto non avrei alcun interesse a seguire una conferenza con Marco Rizzo, perche' Marco Rizzo non puo' essere considerato rappresentate di una categoria.
Emo che ha possibilita' economiche dovrebbe richiamare il grande pubblico con autori piu' appetibili, lo stesso Recchioni che reputo su un altro pianeta rispetto a Rizzo non e' sufficientemente noto presso un certo tipo di persone.
Io avrei invitato Manfredi, lo stesso Aromatico che sta dando una splendida prova con Nemrod sarebbe stato un bel punto di incontro tra fumetto e narrativa.
Insomma nomi ce ne sono, basta avare i mezzi ed Emo questi messi li ha ma ha buttato via un'occasione d'oro con Rizzo, Stassi e cricca.
Infinito, non sei preparato come credi. Ma vabe'... l'intenzione di aprirti gli occhi mi è passata da tempo.
inoltre, in casi come questi (e presentazioni all'università ne ho fatte e o organizzate parecchie), che lo scriva Sclavi, o Recchioni o Rizzo, il curioso si attira dicendo "c'è un fumetto su Ilaria Alpi/Ustica/Padre puglisi". Proprio perché è quel tipo di pubblico a cui interessano i contenuti piuttosto che i nomi. Certo, poi, come ha detto il nostro amico dall'infinita ignoranza in un altro post, si poteva organizzare un incontro "con le nuove leve del fumetto italiano", "la generazione di autori" che rappresenta...
sigh.
Forse dovremmo frequentare solo multiplex, o leggere solo best-sellers, o mangiare solo McDonald, o votare solo per un grande partito. Forse dovremmo smetterla di seguire ciò che ci interessa, andare dove vogliamo andare e fare quello che vogliamo fare.
Dovremmo capire che l'importante è essere utili. Produttivi.
Forse dovremo metterci in coda per la nostra razione liofilizzata e smetterla una volta per tutte di credere che un cinema deserto in cui proiettano Dreyer per un solo spettatore è bellissimo.
Ti faccio i miei complimenti Emo, perchè oltre oragnizzare degli incontri molto interessanti, non ti curi di certi elementi, ma guardi (ridi) e passi.
Mi riferivo a ben altro tipo di utilità, ma, ovviamente, ciascuno è libero di pensarla come vuole.
B.
Mi riferivo a ben altro tipo di utilità, ma, ovviamente, ciascuno è libero di pensarla come vuole.
infatti non mi riferivo a te, bruno. :)
mi riferivo all'equazione poche presenze = iniziativa inutile.
Ops! Scusa. Ecco perché non amo discutere sui blog o sui forum: capisco sempre fischi per fiaschi.
B.
Cricca non è potuto venire alla conferenza, aveva la febbre!
Os.
Il problema è un altro, ed è bello grosso.
L’emissione di gas dannosi all’atmosfera (e non parlo delle scorregge che si fanno a una festa, nell’imbarazzo generale) è dovuta per circa il 10-12% ai motori degli aerei. Quindi un incontro come quello di Sassari presuppone un costo non indifferente per la collettività.
La domanda è: l’eventuale beneficio ricavato da quei trenta che hanno partecipato all’incontro ripaga dei danni subiti dagli altri sei miliardi e rotti che all’incontro non sono stati? Perché, per esempio, non organizzare una videoconferenza, visto che i mezzi a disposizione ci sono?
La risposta è: allo stato delle attuali tecnologie non è possibile ubriacarsi di mirto insieme, a distanza di chilometri. Soprattutto quando il suddetto prodotto non è in vendita al di fuori del territorio sardo.
Un’operazione che preveda la massiccia esportazione di mirto consumerebbe d’altronde ingenti risorse e immetterebbe nell’atmosfera una quantità ben maggiore di gas tossici, riproponendo così il classico circolo vizioso (quelli che si ubriacano di mirto alla stessa tavola).
Lasciando quindi il non secondario problema nelle mani di persone più esperte, mi congedo e ringrazio gli intervenuti. I trenta che hanno partecipato all’incontro, Emiliano che ci ha squisitamente ospitati, i tre che si sono accollati un lungo viaggio da Cagliari (come se il mirto non esistesse, a Cagliari!), quelli che hanno scritto parole buone su me e Claudio in questo blog.
Evitate di viaggiare in aereo, se potete. O per lo meno evitate di scorreggiare.
Os.
Giovanni
@claudio> fatto :)
@anonimo> concordo.
@capitan ambù> grazie, ma guarda che organizzavo gli incontri anche quando stavi qua, distrattone!
@bruno> già sai ;)
@marco> ne sono convinto anche io e, sotto il profilo meramente divulgativo e di "proselitismo", sono molto soddisfatto.
@sraule> concordo completamente.
@giovanni> il salamino catalano era delizioso e il mirto t'aspetta! ;)
Va fatta una precisazione alla precedente: tra una pausa e l'altra dai Fumettinfestival, ho portato il buon Di Gregorio a vedere mio figlio a karate. Tutti i presenti entravano salutando il maestro, inchinandosi e mormorando: "Os" (oppure "Osss", in sassarese). Giovanni ha cominciato a rispondere al saluto, provocando un curioso effetto a catena: alla fine, tutti si OSannavano a vicenda. Credo che, adesso, non se lo toglierà più di dosso.
Comunque, il vero problema è che i motori degli aerei della Ryanair vanno a benzina agricola e non a mirto. Ecco perché puzzano così tanto.
B.
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