Ellapeppa che Appaloosa
Perso purtroppo al cinema, recuperato a noleggio in dvd e prontamente ordinato per poterlo avere.
Sì, perchè Appaloosa è davvero un bel film.
Ed Harris coscrive, coproduce, dirige e interpreta un robusto, onesto e secco western che si muove negli argini della tradizione, salvo farlo con movimenti sghembi e a tratti imprevedibili.
Laddove normalmente la sottotrama d'ammmore cercherebbe di rincicciare il plot principale per veri maschi, qua - invece - Harris riesce a mettere in negativo le consuete proporzioni e lascia quasi sullo sfondo il confronto con la nemesi (un ingessato ma sempre da plauso Jeremy Irons), preferendo concentrarsi sulle dinamiche della figura geometrica più elementare, il triangolo (che a tratti diventa pure quadrilatero e pentagono).
Il suo personaggio, che sa cosa vuole ma a volte non trova le parole per dirlo, si completa in quello di Viggo Mortensen (che ha un tasso di figosità quasi ai livelli di Eastern promises), collega pistolero dotato di un vocabolario più ricco, di sentimenti e di un 8 mm da spavento.
A scombinare i piani interviene la pulzella da capobranco, Renée Zellweger, che mette alla prova la solidità del rapporto fra i due maschi, fino a far emergere le distanze fra i due: da una parte la necessità della stanzialità e - dall'altra - la propensione alla ricerca di una nuova frontiera.
In mezzo, fino a quel momento, tempi lenti e avvolgenti, polvere, silenzi e parole giuste (senza paura di sbagliare nel trovarle) così come il numero di pallottole (una delle quali texianamente destinata ad un cavallo e non all'uomo che lo cavalca e che costituirà il giusto investimento che permetterà ai tre di uscire da una brutta situazione), le nagnifiche ruge di Lance Henricksen e una voce off che arriva solo quando deve arrivare.
2 commenti:
ahaahah che simpatica recensione ^^
concordo pienamente; anche io l'ho visto da poco e devo dire che sono rimasta abbastanza soddisfatta :)
Brutto :(
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