Ipse dixit 1 - Neffa

15:30 [emo] 10 Comments


"[...] una delle cose più drammatiche fu quando mi fecero entrare nella chat di Top Girl e fui insultato da una folla di ragazzine. Piccole mangiatrici di merendine che mi dicevano "devi morire". In quel momento capii la portata di quell'ondata d'odio nei miei confronti."

Neffa, intervistato su XL.

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facce criminali

10:19 [emo] 14 Comments

Metti che vuoi caratterizzare un cattivo.
Metti che c'è qualcuno che ne ha già visualizzati a pacchi con un approccio lombrosiano che ha del commovente.




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Intervallo

13:15 [emo] 7 Comments


Sabato Milano, domenica Bergamo, lunedì torno.

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ancora Mega (tutto nuovo)

10:10 [emo] 4 Comments


Mega, il catalogo di Alastor, si rinnova e dopo qualche tempo torno a scrivere per la rubrica Parola di libraio.

Come già la scorsa volta, ora che il catalogo è uscito riporto sotto il pezzo.



Il vestito nuovo della cosa in crisi.


Accingendomi a scrivere queste righe per la nuova incarnazione di Mega (che ancora – ovviamente – non conosco, ma che spero faccia la sua bella figura), ho pensato di rileggere il mio primo intervento, ormai vecchio di quasi 3 anni e risalente al numero 113 della rivista-catalogo.


Devo ammettere che ho faticato non poco a ricacciare in fondo la tentazione di copiare e incollare lo stesso pezzo e riutilizzarlo così anche in questa occasione: in tre anni la situazione mi pare praticamente la stessa di allora.

Un esempio su tutti:


“(…) Mai come nell’ultimo quinquennio gli scaffali delle librerie hanno mostrato la gigantesca quantità di proposte, tanto che il timore potrebbe essere quello che il numero effettivo dei lettori di fumetti sia inferiore a quello di chi i fumetti li pubblica, gli editori.

Eppure non passa momento della giornata in cui non si senta o non si legga la parola “crisi”.

''Non si vende più come 4/5 anni fa'' è uno degli slogan più ricorrenti... ma esattamente 4/5 anni fa si sentivano frasi come “non si vende più come 4/5 anni fa. (…)”


Fa un certo effetto appurare che – sotto questo punto di vista – nulla è cambiato. Basta leggere interviste e commenti pubblici tra conferenze, siti, forum e blog per intuire la presenza di un filo conduttore: non si vendono più fumetti come prima.


E allora gli Editori che fanno? Cercano di cambiare aria, cercano di entrare con sempre maggior convinzione nel settore delle librerie di varia, appoggiandosi a diverse realtà distributive da quelle di riferimento per le fumetterie e con la speranza di intercettare un pubblico nuovo.

Quel pubblico cui – però - non si vendono più fumetti.


No.


I fumetti pare abbiano fatto il loro tempo e ora è venuto il momento di vendere a questi lettori che non hanno mai letto fumetti un prodotto tutto nuovo: le graphic novel.


Pare siano dei prodotti editoriali normalmente brossurati o cartonati (a volte con sovracoperte) che contengono delle storie autoconclusive raccontate attraverso parole e disegni (a loro volta a colori, in certi casi, o in bianco e nero, in altri).

Capita che le graphic novel vengano definite anche letteratura disegnata o romanzi grafici, e mi è capitato qualche caso in cui ho letto l’espressione “libri a fumetti”.


Ma si trattava sicuramente di spiacevoli refusi.

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varie ed eventuali

10:04 [emo] 4 Comments



Ieri sono stato per la prima volta a un concerto di
Ivano Fossati, autore che conosco pochissimo e che per quel pochissimo ho sempre però apprezzato molto.

Dopo ieri si è reso necessario e imprescindibile recuperare l'intera discografia quanto prima.
Accompagnato da dei musicisti di grande bravura - fra i quali ha spiccato per classe e inimmaginabili doti ginniche il bassista a molla Max Gelsi - Fossati ha naturalmente eseguito dei pezzi dall'ultimo album, Musica moderna, ma ha anche ripercorso parte del repertorio più vecchio, andando a ripescare l'attualissima La crisi (del '79...) e proponendo un pezzo rieseguito dal vivo solo di recente, Di tanto amore.

Non conoscevo Discanto (il video lassù) ed è il pezzo che mi è piaciuto di più: non so se ce le ho volute vedere solo io, ma è così denso di immagini noir e metropolitane che potrebbe fare tranquillamente da tema portante per un fumetto o un film. Se invece arrivo buono ultimo ad accorgermene, compatitemi.



Ho anche finito di vedere l'ultima stagione, la settima, di
24, insieme a I Soprano e The Shield la mia serie preferita di sempre.
Da qui in avanti considerate il rischio concreto di calpestare qualche spoiler, quindi procedete a vostro rischio e pericolo e non venite poi a pulirvi sul mio zerbino.

Si sarebbe dovuto trattare dell'ultimo appuntamento con Jack Bauer & c. e invece lo ritroveremo anche in un prossimo Day 8.

Peccato, perchè è apparso chiaro fin dall'inizio, in questa settima stagione, il tentativo degli autori di dare coerenza a macro e micro subplot della trama orizzontale di 24 e di farli convergere in un unico e risolutivo snodo, senza con questo rinunciare alla consueta eruzione di colpi di scena: il ritorno di Tony Almeyda (anche se l'avrei potuto intuire) e di altri ottimi personaggi dei precedenti cast (tutti tranne quell'insopportabile stronza della figlia), l'avvicinamento di Jack a Washington grazie al cambio di location e l'apertura procedural della stagione (con Jack sul banco degli imputati, vero leit motiv metaforico di tutti gli episodi: che sia giusto o meno il suo continuo ricorrere alla tortura in funzione del bene superiore, il vero problema è quello di fare delle scelte con cui si è in grado di convivere).

Anzi, proprio in funzione del calibro di botti sparati a sorpresa, scommetterei un dito sul fatto che il finale di questa settima stagione sarebbe dovuto coincidere con la morte di Jack, ma la ri-impennata degli indici d'ascolto deve aver convinto la produzione delle potenzialità di un'ennesima stagione.

update


Dimenticavo. Ho pure visto Transformers - Revenge of the fallen.
Il primo era stato una bellissima sorpresa, il secondo una mezza rovina confusa, involuta, insulsa.
Michael Bay apre il gas, ma finisce subito la benzina : due ore e mezza di film lungo e noioso che manco Ben Hur.
Tutta l'ultima parte nel deserto è girata alla grande, ma l'ora e mezza precedente è propellente puro per sbadigli a raffiche fotoniche.
In effetti, messa così, la metafora della benzina stenta, ma è anche vero che stiamo parlando di Transformers 2, quindi va più che bene.

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