L'ha già presentato un paio di giorni fa Duccio sul suo blog e ora faccio da sponda qua sul mio. Tino è il miglior amico del Benzi e difficilmente potrebbe rinunciare alla sua motocarrozzella.
Ieri sera i Neige Rouge (Mario Carta, Davide Soddu e Luca Lanza) hanno replicato la serata di qualche mese fa dedicata alla musica applicata (temi musicali di grandi film di grandi registi, da Leone a Kitano, per capirci).
Fra tante note, qualcuna era dedicata al Benzi. Questa volta il suo valzer non aveva la fisarmonica, ma il pianoforte di Mario, il sax di Luca e il violino di Davide sono riusciti a creare un'altra atmosfera sospesa fra segni diversi, fra parola, disegno e note. Un'altra splendida emozione.
Spero, quanto prima, di poter postare il video della serata o - almeno - il file del pezzo.
Da quando Duccio me l'ha fatto conoscere il nostro rapporto si sta costruendo pian piano, mosso da uno slancio iniziale sorprendente e imprevisto, che ha poi virato verso una reciproca diffidenza (soprattutto da parte sua, ma ho imparato a capire che si tratta prevalentemente di riservatezza) e irregolari assenze e ritorni.
Da qualche giorno abbiamo ripreso a frequentarci e anche lui non è riuscito a nascondere un certo piacere. Ci stiamo osservando, annusando, aprendo pian piano, stiamo trovando ogni giorno un po' di spazio in più ognuno nella vita dell'altro. Duccio mi dice che anche a lui col Benzi sta capitando lo stesso e la cosa mi conforta parecchio.
Mi sembra di capire che non potrebbe essere diversamente, dato che chiunque abbia modo di passare un po' di tempo col Benzi non riesce a non provare più o meno le stesse sensazioni. E' capitato anche a Mario, un mio caro amico che nella vita gioca con i tasti bianchi e neri e che da quando ha conosciuto il Benzi ne ha sondato gli abissi di malinconia e il mistero dello sguardo. Tanto che gli ha voluto regalare uno splendido valzer per pianoforte, violino e fisarmonica.
E' stata davvero una magia di suggestioni assolutamente non restituibili a parole (almeno per me, che ancora ho le note addosso che ovattano i pensieri e i gesti). Deve aver provato qualcosa di simile anche il Benzi, che è passato ad ascoltare quel brano che parlava di lui e del suo mondo, salvo poi riprendere il suo cammino sul molo di Valdimacchio. Sono pronto a giurare, però, che prima di andarsene la sua espressione di costante inadeguatezza si è lasciata cullare da un sorriso commosso.
Ancora grazie di cuore, Mario, sarà un piacere risperimentare la scrittura accompagnata dalla musica, da questa musica, mai così perfetta.
In uno dei recenti commenti sul suo blog, Igort - riferendosi al lavoro dell'autore - ha usato l'espressione "nascondersi dietro la storia". Come spesso succede, a volte sono gli altri a riuscire a trovare (del tutto inconspevolmente) le parole perfette per sintetizzare un tuo stato d'animo, una tua esigenza.
E' capitato anche in questo caso. Le parole usate da Igort fotografano con assoluta precisione ciò che sto cercando di imparare per alcuni aspetti e affinare per altri. Non prevaricare, non imporre, non usare la storia come un mero pretesto per mostrare se stessi, ma usare se stessi per raccontare una storia. In apparenza tutto facile...
In questo periodo ho avuto modo di concentrarmi su diverse cose (OWC, Killer Elite 2, la storia per il secondo numero di Mono, il Benzi, un paio di altri spunti ancora molto molto acerbi) e nel momento in cui sono riuscito a guardarle e rileggerle con un minimo di distacco, la sensazione che ho provato è che fossero scritte da persone diverse, nonostante sapessi di essere io il minimo comun denominatore e di aver affrontato quelle storie in un breve lasso di tempo (si potrebbe quasi dire in contemporanea).
La speranza è che questa sensazione dipenda proprio dal riuscire a nascondermi dietro ognuna delle storie e a tenere sempre come prioritario il racconto rispetto a tutto il resto. E' un discorso, che - a suo modo da un'altra prospettiva - ho già sfiorato di recente e che ora credo di capire un po' meglio.
E' bastato fare un salto sul blog di Duccio per averne conferma: rivedere il Benzi, incrociare alcuni dei comprimari (li potete vedere tutti là in alto) mi ha permesso di riappropriarmi di uno sguardo sul racconto che è quello del racconto del Benzi e non è (nè può essere) quello che ho su OWC o sugli altri cui ho accennato.
Era davvero da un po' che non rincrociavo la strada del Benzi. D'altronde, avrei dovuto immaginarlo: è una persona piuttosto schiva e solitaria, che ama defilarsi dal quotidiano della gente normale preferendo i viottoli poco battuti.
Però rincontrarlo è stato emozionante, abbiamo ripreso confidenza (quella poca che fino ad ora mi ha concesso) con buona disinvoltura e al più presto ci rivedremo per una lunga chiacchierata riguardo un vecchio argomento.
Quando ci siamo salutati e Duccio gli ha scattato la foto qua sopra, mi sembrava addirittura contento pure lui.
Un paio di settimane fa (solo due post del blog, alla fin fine) ho messo on line anche qua una bozza di racconto ispirata a un'illustrazione di Duccio Boscoli. La cosa era nata come commento sul suo blog e pensavo che esaurisse il suo ciclo vitale con la pubbicazione sul mio. Invece, da quel momento, le cose sono un po' cambiate e con Duccio è iniziato un bello scambio di mail che ci ha portato alla decisione di sviluppare la storia del Benzi e di farlo a fumetti. Proprio in questi giorni stiamo valutando meglio come partire e organizzare tutto. E io sono molto contento.
Duccio Boscoli (aka Bardamu) è un bravissimo disegnatore del quale a breve parlerò nella "rubrica" Blog Spot.Un paio di giorni fa, Duccio ha postato sul suo blog l'immagine che vedete qua sopra e m'è venuta voglia di fissare nero su bianco ciò che ho visto quando ho incrociato lo sguardo del personaggio di Duccio. Il risultato è la bozza imperfettissima di racconto che potete leggere qua sotto.
Il Benzi tirava tardi sul molo come tutte le sere.Ormai la gente di Valdimacchio c'aveva fatto l'abitudine e sapeva che - con la nebbia o col sole - il Benzi sarebbe stato lì. Alle nove in punto di sera. Ogni giorno. Tutti sapevano chi era il Benzi, anche le persone più anziane, ma nessuno poteva dire di conoscerlo. Il Benzi era una persona schiva e taciturna, sola, che appariva e scompariva come la nebbia del mattino: in un attimo. I bambini di Valdimacchio lo prendevano spesso in giro per quel suo sorriso teschioso, che gli disegnava sul volto una faccia da clown triste e allucinato. E, come se non bastasse, ne imitavano la camminata vagamente claudicante, con la gamba sinistra quasi trascinata e il tronco paradossalmente eretto, da nobile d’altri tempi. I vecchi del paese, seduti sulle panchine del vecchio molo, spesso raccontavano di quando il Benzi venne ferito, sul finire della guerra, pochi anni prima. Insieme ad altri ragazzi stava cercando di tendere un’imboscata a un convoglio di Tedeschi che si ritiravano verso il nord mentre gli Americani e gli alleati spingevano da sud.Avevano preparato la rudimentale mina e l’avevano sotterrata sulla strada che il convoglio avrebbe dovuto attraversare da lì a poche ore. Il Benzi e gli altri rimasero in attesa per qualche ora dietro gli alberi che costeggiavano la strada e quando arrivò il convoglio si strinse a tutti lo stomaco. Attendevano che il primo camion passasse sulla mina e si prepararono allo scoppio, ma non successe nulla.Così come non successe niente al passaggio degli altri camion. Una volta che il convoglio fu ben lontano, sorpresi e delusi il Benzi e i suoi amici si avvicinarono alla mina. Quando sentirono il clicchettio dell’innesto sbloccarsi, capirono che la mina era troppo rudimentale e che stava per scoppiare. E scoppiò. Gli amici del Benzi morirono tutti, mentre lui riuscì a salvarsi, ma la gamba non potè più funzionare come prima e sul volto gli si disegnò una faccia da clown triste e allucinato con un sorriso teschioso.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
promemoria personali
"Perchè scrivo? Per paura. Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me. O anche solo per essere protetto da una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile."
"C'era una volta... e poi un giorno... e poi quando tutto sembrava andare per il meglio... e poi all'ultimo minuto... e vissero felici e contenti (ma anche no)."
David Mamet
Su questo cranio di scimmia. Su questo corpo di cane. Su questo modo di fare. Zibba
Fumetti noir, crime, hardboiled, gangsteristici e polizieschi reperibili in Italia