una questione di responsabilità
Mega è uno dei due cataloghi di riferimento per i librai che vendano fumetti.
Una delle rubriche - Parola di libraio - ospita a rotazione gli interventi di chi i fumetti li vende e, di volta in volta, affronta le tematiche più diverse.
Sul numero di Mega attualmente in distribuzione (il n.113) è pubblicato anche un mio intervento, che vi riporto sotto con la speranza di approfondirlo insieme a chi, di voi, ne abbia voglia.
Faccio il libraio da qualcosa come quindici anni. O meglio, ho cominciato a lavorare in libreria esattamente 15 anni fa. Prima come commesso, poi come gestore, da qualche anno come proprietario.
In quindici anni di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta: sono parzialmente cambiati i poli distributivi, il mercato ha subito variazioni di tendenza drastiche, gli attori principali del teatro-fumetto si sono moltiplicati e diversificati.
Mai come nell’ultimo quinquennio gli scaffali delle librerie hanno mostrato la gigantesca quantità di proposte, tanto che il timore potrebbe essere quello che il numero effettivo dei lettori di fumetti sia inferiore a quello di chi i fumetti li pubblica, gli editori.
Eppure non passa momento della giornata in cui non si senta o non si legga la parola “crisi”.
“Non si vende più come 4/5 anni fa” è uno degli slogan più ricorrenti... ma esattamente 4/5 anni fa si sentivano frasi come “non si vende più come 4/5 anni fa”.
Allora, delle due l’una: o oggi si vende una frazione ridicola di ciò che si vendeva 10 anni fa, oppure distributori, editori, librai e autori non sanno fare al meglio – ognuno nel proprio campo – il proprio mestiere.
Anche perchè di potenziali lettori il fumetto italiano ne ha tanti, decine, anzi... centinaia di migliaia.
Persone che sono disposte a spendere 50 euro per la ricarica di un cellulare, così come per un videogioco o che altro.
La scusa qual’è? Che in Italia si legge poco? Perfetto, che si lavori per invertire la tendenza, invece di subirla passivamente.
Il punto è: sappiamo fare il nostro lavoro? Quale fine ultimo ci poniamo in ogni momento in cui lo svogliamo?
Io autore perchè faccio fumetti?
Io editore perchè pubblico fumetti?
Io distributore perchè distribuisco fumetti?
Io libraio perchè vendo fumetti?
La grande catena dell’ammmore nuvoloso dovrebbe essere percorribile in entrambi i sensi di marcia, garantire delle aree di sosta in cui confrontarsi ed essere di stimolo gli uni nei confronti degli altri, dovrebbe permettere – così – di individuare degli obiettivi da raggiungere e una progettualità per ottenere quei risultati, nel rispetto (e nell’interesse non in conflitto) di ognuna delle parti.
Il tutto – inevitabilmente, inesorabilmente, naturalmente – sarebbe a beneficio di quella chimera sempre più difficile da raggiungere che chiamiamo Lettore.
Il lettore da ammansire, da incuriosire, da blandire, da sedurre, da fidelizzare, da educare, da ascoltare, da arricchire, da soddisfare.
Il cerchio si chiude con quella che dovrebbe essere la domanda definitiva: perchè leggo fumetti?
Aggiungendo questo tassello al puzzle che sto goffamente ricostruendo in queste righe, si completa un’unica espressione: senso di responsabilità.
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