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rolling cast

Il bel Wertherino e la ele mi hanno passato la patata bollente dell'estate: ipotizzare il cast del film della propria vita.
Senza frapporre indugio alcuno, passo immantinente alle facce. E che facce.


sceneggiatura: Kevin Smith

regia: lo zio Clint

E.T. nel ruolo di Manuel

Mattew Lillard nel ruolo di Gian Giorgio

Barbara De Rossi nel ruolo di Sarah

Frankie Hi Energy nel ruolo di Antonio

Fabio Celoni nel ruolo di Simone

Jeff "The big Lebowsky" Bridges nel ruolo di Werther

Emily Watson nel ruolo di Flavia


Anna Kanakis nel ruolo di Sara

Samantha De Grenet nel ruolo di Manuela

Oliver Platt nel ruolo di Sandrone
io nel ruolo di me medesimo, ma nella versione di Trey Parker e Matt Stone

incatenati alla postazione


Sarà il bel tempo che ormai è arrivato, sarà la voglia innata di cazzeggio, ma in questo periodo più che in altri le catene da blog imperversano e per la seconda volta quella sagoma (da poligono) del bel Werther (in verità, era arrivata prima la Ele, ma se non avessi dato precedenza alla sagoma di cui sopra, mi si sarebbe offeso) mi coinvolge in un altro irresistibile giochetto: postare una foto della propria postazione di lavoro.
Immagino già come la sorpresa abbia deturpato i vostri lineamenti: dinanzi all'epifania del monstrum lo stupore genuflesso è l'unica reazione possibile.

In ogni caso, quella nella foto qua sopra è parte della mia postazione di lavoro.
Da sinistra a destra sono più o meno visibili: un muro di dvd, qualche cd, un cappellino, le cuffie microfonate per poter fare le cosacce su skype, il case del pc con in cima il macaco di Liberty Meadows, l'action figure di Jack Bauer con scimmia, il monitor, in cima al quale potete scorgere una statua di Batman, le casse e un calendario. Scivolando in basso - accanto alla tastiera - si intravvedono invece la tazza-portapenne di Hellboy, il planning e, alla sinistra del monitor, una Tivoli (dono della sagoma da poligono di cui sopra), il monitor per controllare il piano-fumetti della libreria e una serie di cianfrusaglie di varia natura.

Detto questo, ora sono irresistibilmente curioso di vedere la postazione di lavoro di:

chains of fools

Werther mi coinvolge in un'ulteriore catena bloggerosa (poi c'ha provato anche Andrea, ma lui non legge i post che commenta, evidentemente :asd:).

In sintesi bisogna:

1- Indicare il Blog che vi ha nominato e linkarlo. E l'ho fatto.
2- Inserire le regole di svolgimento. E ho fatto pure questo.
3- Scrivere sei cose che vi piace fare. Le scrivo sotto.
4- Nominare altre sei persone che proseguano la catena. Idem.
5- Lasciare un commento sul blog dei sei bloggers prescelti. Farò anche questo

Ed ecco le sei cose che mi piace fare:
  • Giocare d'azzardo
  • Fare shopping
  • Fare la lampada
  • Recitare il rosario
  • Suonare i bonghi al parco
  • Mangiare il pesce
Chiudo con le sei persone da coinvolgere in questo ameno gioco e poi vado a spammare sui loro blog:

catene con ritardo

La Ele mi coinvolge in un'altra catena bloggosa.
A 'sto giro bisogna elencare gli oggetti più strani in proprio possesso, postandone prova fotografica e accompagnando il tutto con dei brevi commenti.
Con un po' di ritardo rispetto alla chiamata, assolvo al compito.



Quest'aggeggio di cui non ho mai ben capito l'utilità e nemmeno il senso m'è stato regalato anni fa da un'amica. Forse ella s'immaginava della mia repulsa nei confronti del fantasy e m'ha servito impacchettata e infiocchettata la testa decapitata di un elfo.



Un carillon che non fa il carillon, un portagioie che non è un portagioie. Un grammofono in pura plastica di dubbio gusto, ma di indubbia stranezza.




Riproduzione in metallo della spada del Cid Campeador. Fu acquistata in Spagna da mio padre, che all'aeroporto in Italia ebbe non pochi problemi, risolti da un nulla osta dei Carabinieri che - testualmente - recitava: l'arma deve viaggiare scarica e senza munizioni di scorta. Sic.



Altra lama, proveniente dal Marocco. E' sempre stata arrugginita ed estrarla dal fodero provoca sibili graffianti che nemmeno un'intera confezione di gessetti sulla lavagna.



Un mini-busto dell'eroe dei due mondi. E' sempre stato in casa mia e nessuno dei miei familiari ne conosce l'origine. Sospetto si sia materializzato in camera mia senza nessun motivo apparente se non quello di entrare di diritto in questa mini-carrellata di oggettistica amena.

Naturalmente, come consuetudine, non posso certo dimenticare le cinque persone cui passare la patata bollente.

Si tratta di:

Il primo... [catena inside]

La Ele mi coinvolge in un altro giochetto stermina-neuroni: guarda che ti succede a parlar bene delle persone. :)
L'untore questa volta è facilmente individuabile e risponde al nome di Diego Cajelli che ha preso spunto da un post commemorativo del Rrobe dedicato alla scomparsa di Andrea Corno.

Primo albo Corno comprato con coscienza:

Di fronte a una copertina del genere, anche un bimbo di 5/6 anni acquisisce immediatamente la consapevolezza di DOVERE acquistare quell'albo. Così è stato.


Primo albo Bonelli comprato con cognizione di causa:

Gli dedicai già un post apposito nei primi giorni di vita di questo blog. Lo possiedo ancora, ma non so in quale armadio, scaffale o cassettone...


Primo libro comprato consapevolmente:

Sono cresciuto fra libri e fumetti, quindi la necessità/voglia di comprarne di nuovi è arrivata piuttosto tardi, quando rimasi affascinato dal film Il nome della rosa e, scoperto che era tratto da un libro, andai immediatamente alla sua ricerca. La prima lettura fu di una difficoltà inaudita, lo riscoprii qualche anno dopo e la terza lettura da grandicello fu quella che l'ha consacrato per anni il libro cui ero più affezionato.


Primo film visto al cinema da solo:


Non l'ho mai più rivisto da allora, non ricordo una mazza, manco se mi fosse piaciuto o meno. Stetti praticamente tutto il film a osservare una ragazzina che venne al cinema a vederlo insieme agli amici che mi invitarono. Non ne ricordo nè i nome nè i lineamenti, ma ricordo benissimo le evoluzioni acrobatiche per guardarla cercando di non essere visto.


Primo film visto mentendo sull'età:

Avevo 13 anni e andai a vederlo con Roberto e Simona. Era vietato ai minori di 14 o di 16, non ricordo, ma ricordo che "mentire" sull'età non fu tanto rischioso, dato che ho sempre dimostrato più degli anni che avevo. Infatti ora ne dimostro 55/60.


Primo film registrato e rivisto, rivisto, rivisto in VHS:

Ho consumato letteralmente la videocassetta, che cedette di schianto gettandomi nello sconforto più amaro. Lo riregistrai, lo comprai (e perdetti successivamente) in originale, ma vederlo su altro supporto non ebbe mai più il medesimo sapore. Sì, son cose sceme, ma non ho mai detto di essere una folgore.


Primo 45 giri:

Lo possiedo ancora, continua a piacermi e a gasarmi parecchio e mi piace pure il pezzo del lato B, Broken wings.


Primo Lp su cassetta:

In quel periodo (1984...) era scoppiata la Civil War tra fan dei Duran Duran e fan degli Spandau. Avevo 12 anni e sapevo perfettamente da che parte stare. Mica ero un mollaccione o una ragazzina, io! Gli Spandau erano i più fighi dell'universo!

Primo Lp su vinile:

Mi piacque tanto, tantissimo e a volte lo riascolto ancora oggi. Acquistai anche i due successivi, ma poi - dopo qualche anno di silenzio - persi le tracce della Chapman e quando tornò non mi intrigò più come prima.


Primo Lp su vinile, con seguente decisione di comprare in futuro tutti i dischi del gruppo:

Li scoprii grazie ad Antonio, un compagno di liceo, ma eravamo ancora al ginnasio. E riuscii in tempi relativamente brevi - almeno per le mie modestissime finanze - a recuperare tutta la loro discografia, seppur in cd. Ho anche qualche bootleg. Nel frattempo, Antonio è diventato il mio avvocato.


Primo fumetto comprato con la decisione di collezionarli tutti:

Il n.2 di Martin Mystère. In realtà, giusto per la precisione tassonomica che mi contraddistingue anche quando la malinconia mi strozza i sospiri in gola, avevo già cominciato a collezionarlo dal primo numero, ma che mi venne regalato da mio padre. Il mio primo numero uscito, letto e vissuto in tempo reale e non una ristampa. Dylan Dog, 4 anni dopo, fu il primo fumetto che comprai dal primo numero con l'intenzione di collezionarli tutti.


Primo pacchetto di sigarette:


Ho cominciato a fumare a 17 anni, anche se per un paio di mesi tiravo il fumo senza aspirare.
Ho fumato per un annetto circa, ma mi fece smettere il mio allenatore di basket.
Ho ripreso anni e anni dopo, intorno ai 24/25 e ora fumo Marlboro Lights.



Bene, esaurita la mia carrellata-amarcord, ora è giunto il momento di nominare le 5 persone cui passare la palla, con la speranza che nessuno mi tolga il saluto.

  • Andrea (così rende il suo blog meno intellettualoso)
  • Armando (son proprio curioso di sbirciare fra i suoi ricordi)
  • Gianfranco (sì, ce l'ho sempre con te :))
  • Giulia (un tocco di femminilità non guasta mai)
  • Matteo (così aggiorna il blog, che sta a mettere muffa)

mi scappa l'incipit

Marcuccio Rrrizzo mi coinvolge in un giochetto divertente: elencare gli incipit letterari che mi hanno maggiormente colpito e passare poi il testimone ad altri bloggers.
La cosa mi sfruguglia i due neuroni che possiedo e, presto su questi schermi, cercherò di diffondere una variante fumettistica del gioco cpostando gli incipit fumettistici (ossia le prime tavole) del cuore.

Per adesso, ecco i miei incipit:

Cominciò con un numero sbagliato, tre squilli di telefono nel cuore della notte e la voce all'apparecchio che chiedeva di qualcuno che non era lui. Molto tempo dopo, quando fu in grado di pensare a ciò che gli era accaduto, avrebbe concluso che nulla era reale tranne il caso. Ma questo fu molto tempo dopo. All'inizio, non c'erano che il fatto e le sue conseguenze. La questione non è se si sarebbero potuti sviluppare altrimenti o se invece tutto fosse già stabilito a partire dalla prima parola detta dallo sconosciuto. La questione è la storia in sé: che abbia significato o meno, non spetta alla storia spiegarlo.

[Paul Auster, Trilogia di New York: Città di vetro]


Era una gioia appiccare il fuoco.
Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite,
diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. Col suo elmetto simbolicamente numerato 451 sulla stolida testa, con gli occhi tutta una fiamma arancione al pensiero di quanto sarebbe accaduto la prossima volta, l'uomo premette il bottone dell'accensione, e la casa sussultò in una fiammata divorante che prese ad arroventare il cielo vespertino, poi a ingiallirlo e infine ad annerirlo.

[Ray Bradbury, Fahrenheit 451]


È cominciata così. Io, avevo mai detto niente. Niente. È Arthur Ganate che mi ha fatto parlare. Arthur, uno studente, un fagiolo anche lui, un compagno. Ci troviamo dunque a Place Clichy. Era dopo pranzo. Vuol parlarmi. Lo ascolto. "Non restiamo fuori! Mi dice lui. Torniamo dentro!". Rientro con lui. Ecco. "'Sta terrazza, attacca lui, va bene per le uova alla coque! Vieni di qua". Allora, ci accorgiamo anche che non c'era nessuno per le strade, a causa del caldo; niente vetture, nulla. Quando fa molto freddo, lo stesso, non c'è nessuno per le strade; è lui, a quel che ricordo, che mi aveva detto in proposito: "Quelli di Parigi hanno sempre l'aria occupata, ma di fatto, vanno a passeggio da mattino a sera; prova ne è che quando non va bene per passeggiare, troppo freddo o troppo caldo, non li si vede più; son tutti dentro a prendersi il caffè con la crema e boccali di birra.

[Louis Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte]


Sono un uomo malato… Sono un uomo cattivo. Un uomo sgradevole. Credo di avere mal di fegato. Del resto, non capisco un accidente del mio male e probabilmente non so di cosa soffro. Non mi curo e non mi sono mai curato, anche se rispetto la medicina e i dottori. Oltretutto sono anche estremamente superstizioso; be’, almeno abbastanza da rispettare la medicina. (Sono abbastanza colto per non essere superstizioso, ma lo sono.) Nossignori, non voglio curarmi per cattiveria. Ecco, probabilmente voi questo non lo capirete. Be’, io invece lo capisco.

[Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo]


In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l'unico immodificabile evento di cui si possa asserire l'incontrovertibile verità. Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell'errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.
Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell'attesa di perdermi nell'abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l'Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.

[Umberto Eco, Il nome della rosa]


Il mio padrone è Luigino Pizza, che tutti lo chiamano così a causa delle pizzerie. Ha una bella faccia e pochi capelli, e somiglia a Bianchi che una volta allenava il Napoli. È un tipo che pare sempre sereno, ma se fa la faccia seria allora pure i suoi soldati si mettono paura. Lui, Luigino, fosse per lui, passerebbe la vita a divertirsi e a cantare le canzoni di Bruno Martino. Ogni volta che va nel piano-bar, a un certo punto il pianista dice:
"Adesso, signori, la voce calda del nostro amico Luigino".

[Peppe Ferrandino, Pericle il nero]


Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto.

- Non è com'ero abituato. - Case lo sentì dire da qualcuno, mentre si faceva largo tra la calca, a gomitate, per infilarsi nella porta dello Chat. - È come se all'improvviso il mio corpo fosse affamato di droga, affamato da morire.
Era la voce d'uno di quei disperati che pullulavano abitualmente in quei quartieri multiformi e caotici chiamati in gergo "Sprawl". Il Chatsubo era un bar per espatriati professionisti: potevate berci per un'intera settimana senza mai sentire due sole parole in giapponese.

[William Gibson, Neuromante]


Ecco, per stilare una classifica, le cinque più memorabili fregature di tutti i tempi, in ordine cronologico:

  1. Alison Ashworth
  2. Penny Hardwick
  3. Jackie Allen
  4. Charlie Nicholson
  5. Sarah Kendrew

Ecco quelle che mi hanno ferito davvero. Ci vedi forse il tuo nome lì in mezzo, Laura?Ammetto che rientreresti fra le prime dieci, ma non c'è spazio per te fra le prime cinque; sono posti destinati a quel genere di umiliazioni e di strazi che tu semplicemente non sei in grado di appioppare.

[Nick Hornby, Alta fedeltà]


Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso. Era disteso sul dorso, duro come una corazza, e alzando un poco il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra. Una quantità di gambe, compassionevolmente sottili in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.
"Che mi è accaduto?" pensò. Non era un sogno.

[Franz Kafka, La metamorfosi]


Poiché Lord Trelawney, il dottor Livesey, ed altri gentiluomini mi hanno chiesto di scrivere la storia dell'Isola del Tesoro in tutti i suoi dettagli, dall'inizio alla fine, senza tralasciare nulla se non la posizione dell'isola, e questo solo perché esiste là tuttora un tesoro non ancora portato alla luce, prendo in mano la penna nell'anno di grazia 17... e torno al tempo in cui mio padre era proprietario della locanda Ammiraglio Benbow ed il vecchio lupo di mare, con la pelle cotta dal sole e una profonda cicatrice, prese alloggio sotto il nostro tetto.

[Robert Louis Stevenson, L'isola del tesoro]


In treno, dopo Amiens, quando la nebbia e i grigi lo riportano alla stagione d'autunno, e al freddo, si chiede perché sta fuggendo. Lui lo sa. Ma sono ragioni che all'esterno appaiono esili e misteriose, mentre per Lui sono totali e assolute. Va a Londra - sa - perché deve ritrovare la sua terza persona, un fantasma che deve incontrare per continuare a scrivere. Va a Londra per incontrarsi con il suo libro.

[Pier Vittorio Tondelli, Biglietti agli amici]


È tutto accaduto, più o meno. Le parti sulla guerra, in ogni caso, sono abbastanza vere. Un tale che conoscevo fu veramente ucciso, a Dresda, per aver preso una teiera che non era sua. Un altro tizio che conoscevo minacciò veramente di far uccidere i suoi nemici personali, dopo la guerra, da killer prezzolati. E così via. Ho cambiato tutti i nomi.
Io ci tornai
veramente, a Dresda, con i soldi della Fondazione Guggenheim (Dio la benedica), nel 1967. Somigliava molto a Dayton, nell'Ohio, ma c'erano più aree deserte che a Dayton. Nel terreno dovevano esserci tonnellate di ossa umane.
Ci tornai con un vecchio commilitone, Bernard V. O'Hare, e là facemmo amicizia con un tassista che ci portò al mattatoio dove rinchiudevano, di notte, i prigionieri di guerra.

[Kurt Vonnegut, Mattatoio n.5]



E infine ecco le personcine cui passo volentieri la palla:

i giochi di mamma maccau


Ok, non sono mille (come potrebbe far pensare l'immagine qua sopra), ma per fortuna solo cinque. Che cosa? Ora vi spiego.

Si tratta di un gioco nel quale mi ha coinvolto Antonio e che si articola in tre fasi:

  • essere coinvolti da qualcuno (e abbiamo detto che è successo).
  • dire 5 cose di sè che non tutti sanno (e le scriverò sotto).
  • coinvolgere altri 5 amici bloggers (e anche per questo potete vedere sotto), i quali dovranno - a loro volta - chiamare in causa altri 5.
Come potete immaginare, un gioco carico di tanta simpatia e che non mancherà di divertire grandi e piccini.
Non a caso, il titolo di questo post cita un motto della saggezza popolare sassarese che non poteva essere più azzeccato.

Dunque, procediamo.

Le cinque cose di me che non tutti sanno.
  1. Nel 1999, subito dopo l'uscita di Xiola, ho ricoperto il ruolo di giurato ad un concorso per cosplayers che si è tenuto durante un'Expocartoon. Qua trovate la prova.
  2. Durante una successiva edizione di Expocartoon ho avuto la fortuna sfacciata di conoscere di persona (e di farmici una foto insieme) il Mago Otelma. Una delle esperienze più formative della mia vita.
  3. Negli ultimi due anni ho vinto 3 campionati su 4 (perdendo lo spareggio nell'altro) del campionato di Fantacalcio che organizziamo da qualcosa come 15 anni io e altri sette amici e amo bullarmene.
  4. Quando dico che Kill Killer è il mio fumetto preferito di sempre, non scherzo. Ma a questo argomento che mi sta tanto a cuore dedicherò prima o poi un post apposito.
  5. La prima e unica volta che ho visto Armageddon, mi sono commosso e ho rischiato di arrivare alle lacrime piene. Ero da solo in casa e non esistono prove documentali, ma è vero.
Bene, ora che quel poco di credibilità che avevo si è bellamente dissolta come neve al sole, mi cerco immantinente compagnia e sparo i cinque nomi degli amici bloggers che oltre ad avere cinque buoni motivi per compatirmi, ora ne avranno anche uno ottimo per disprezzarmi.

Passo il testimone a:
  1. Bruno
  2. Lorenzo
  3. Marco
  4. Mario
  5. Riccardo
  6. Gianfranco
Come dite? Sono sei? Si, verissimo: mi piace avere tanti nemici...