Chi sono gli stupidi?

12:45 [emo] 154 Comments


Fra le cose interessanti dell'ultimo aggiornamento del sito di Michele Medda c'è un articolo in particolare, intitolato Stupido è chi lo stupido fa, che vi invito a leggere integralmente prima di proseguire oltre (non posso mettere il link diretto, quindi - per raggiungerlo - seguite questo percorso: home/nuovi_articoli/stupido_è_chi_lo_stupido_fa).

Nei suoi pezzi Medda non rinuncia mai alla provocazione sferzante, al tono caustico e al contrappunto sarcastico nei confronti di atteggiamenti, consuetudini, modi di pensare e - in genere - quelli che lui ritiene i malcostumi del fumetto italiano.

Scrive Michele: "(...) E’ come una specie di gas tossico - qualcosa che arriva da altri ambienti, forse da quello della TV, forse da quello del lavoro statale - che ha finito per inquinare la visione di questi ragazzi, la convinzione che è possibile essere “tronisti”, “veline” o semplici “raccomandati” del fumetto: in parole povere, la convinzione che è possibile fare i fumetti senza prima avere imparato a farli. Perché dopotutto, come ci dice un pregiudizio ormai secolare, quello del fumetto non è nemmeno un lavoro. Ne consegue che quelli che i fumetti li fanno in realtà non li sanno fare. E allora, pensa/dice/grida il nostro nerd, perché quelli pubblicano e io no? (...)"

Bisogna prima imparare a farli i fumetti, su questo non ci piove.
Ma generalizzare costantemente il discorso, puntare il dito nei confronti degli aspiranti autori - in questo caso disegnatori – è davvero un atteggiamento costruttivo? O, ancora, ha una sua reale utilità?

Io sono convinto che possa rischiare di essere esercizio sterile e facile. Guardare prima all’esterno del fortino e prendersela con i peones che reclamano un posto al sicuro delle mura può anche essere divertente, ma non rischia di distogliere l’attenzione dai mali endemici interni alla fortezza?

Davvero il mondo del fumetto, il mercato, le Case editrici sono frequentati da figure professionali e irreprensibili che hanno solo da insegnare a chi aspira a svolgere il medesimo mestiere?

“(…) Il lapsus freudiano – continua Medda - che tradisce questa allucinazione di massa è proprio nella parola “pubblicare”, che molto spesso sostituisce “lavorare” nelle geremiadi dei wannabe frustrati. Come se il valore intrinseco del fumetto non scaturisse dall’opera in sé, ma solo dal suo risvolto pubblico, che dà “notorietà” (per quella che può essere la notorietà in questo campo) all’autore.

Lo stesso ragionamento della squinzia che si mette una riga di matita intorno agli occhi e corre ai provini per Il Grande Fratello. Se ci sono riusciti quelli là, quelli dall’altra parte dello schermo (quella “giusta”), posso riuscirci anch’io.

Siamo al delirio di un Paese istupidito, di una repubblica che non è più fondata sul lavoro: al lavoro ha tolto qualsiasi valenza etica, è arrivata alla negazione del lavoro, sostituendolo col mito del successo immediato incensato da plebi osannanti. (…)”

E’ troppo facile scaricare tutto sulla televisione e sulle derive realityche nelle quali versa e sulle conseguenze culturali che questo comporta. E’ per me una prospettiva miope che indirettamente pare deresponsabilizzare chi il fumetto lo fa già da anni e che non si pone nemmeno il problema di costituire un modello di riferimento, un esempio da seguire.

Se esistono le aspiranti veline è perché esistono le veline e chi le crea. Da questo non si può prescindere.

Mi chiedo, allora, chi sono le veline del fumetto e, soprattutto, chi c’è dietro di loro? Chi sono gli equivalenti fumettistici dei produttori, degli autori televisivi, dei registi, dei manager che offrono questi modelli di riferimento?

E’ più grave emulare un atteggiamento discutibile o proporre un modello culturale/etico discutibile?

Il sarcasmo pungente nei confronti dei wannabe può strappare qualche sorriso ed essere a suo modo stimolante per chi non si offenda o non abbia la coda di paglia, ma perché non sfrugugliare gli editori ciechi e sordi alle novità? Perché non tirare qualche bella stilettata nei confronti di quegli editor/curatori di testata che non sanno fare il proprio mestiere, che castrano non dico la creatività, ma che non hanno i mezzi per ricoprire un ruolo tanto delicato e importante?

“(…) Si può ammettere senza difficoltà che il fumetto italiano versa in condizioni tristi. Le vendite sono in calo. Non ci sono spazi dove coltivare i giovani talenti. Il settore delle librerie non riesce a decollare. Gli editori rischiano poco. Si può ammettere questo e molto altro. Ma tutto ciò non può costituire una scusante per la stupidità e l’arroganza. (…)”

No, Michele, è troppo facile chiosare elencando tanto repentinamente quelli che sono i mali più pericolosi del Paese-fumetto, che pre-esistono rispetto ai wannabe.

O forse la stupidità e l’arroganza sono tratti distintivi unicamente degli aspiranti autori (non di tutti, ma di molti, come dici nel tuo pezzo)?

154 commenti:

Capitan Ambù ha detto...

Sono pienamente daccordo con te Emiliano, ho l'impressione che gli autori che possono dare una svolta al fumetto italiano non hanno il coraggio di assumersi responsabilità, delegando ad altri questo fardello.
Poi trovo che Michele Medda spesso sia critico e provocatorio a prescindere.
In fondo per il fumetto sardo che ha fatto come autore?
A me aveva consigliato di lasciar perdere i fumetti.
Prima di pensare agli autori emergenti io penserei al risultato del mio lavoro.
Si dovrebbe parlare di più di fumetto in questi termini, magari si riusciranno a risolvere i problemi che lo affliggono.

[emo] ha detto...

Sono pienamente daccordo con te Emiliano, ho l'impressione che gli autori che possono dare una svolta al fumetto italiano non hanno il coraggio di assumersi responsabilità, delegando ad altri questo fardello.

Non solo gli autori, ma gli autori di concerto con gli editori. E' un legame inestricabile, a mio avviso.

Poi trovo che Michele Medda spesso sia critico e provocatorio a prescindere.

Questo per me non è un problema: meglio un atteggiamento provocatorio e critico di uno passivo a oltranza.

In fondo per il fumetto sardo che ha fatto come autore?

Ti rispondo con una domanda: a prescindere dal fatto che abbia o non abbia fatto qualcosa (e per me ha fatto), è obbligatorio che un autore si ponga problemi regionalistici?

A me aveva consigliato di lasciar perdere i fumetti.
Prima di pensare agli autori emergenti io penserei al risultato del mio lavoro.


Io, invece, penserei che nonostante la sua bocciatura ti sei dato da fare e ora stai raccogliendo i frutti dei tuoi sforzi ;)

Prima di pensare agli autori emergenti io penserei al risultato del mio lavoro.
Si dovrebbe parlare di più di fumetto in questi termini, magari si riusciranno a risolvere i problemi che lo affliggono


Cioè? parli di autocritica?

Bruno Olivieri ha detto...

Emo, con la tua risposta a Fabiano mi hai tolto le parole dalla tastiera (trasl. di bocca)!
Sono daccordo.
;-)

Capitan Ambù ha detto...

E' possibile che per riuscire a fare fumetti un sardo debba andare a Milano? E presentare i suoi lavori rifiutati da sardi (se parlo al plurale c'è un motivo) ad autori milanesi, romano etc. etc.
Continuamo a fingere di non essere isolati.
Io sò cosa ho passato per seguire un sogno arrivando dalla Sardegna, non nascondiamoci dietro un dito.
La critica deve essere fondata.
Spesso ho letto interviste di Michele Medda che denigra il fumetto come professione e consiglia di dedicarsi ad altro.
Non c'è bisogno di denigrare e criticare a prescindere esistono le dimissioni...
Lo sò ho affrontato due argomenti contemporaneamente, ma sono tornato da una seratina eh eh...
Secondo me un autore deve porsi problemi regionalistici, io me li porrei, magari un giorno avremo più autori che riescono a crescere professionalmente anche in Sardegna.
Mi spiace ma parlo per esperienza personale, se non hai disponibilità inizi a lavorare a 35 anni e sei costretto a fuggire per riuscire a crescere.
Personalmente non rimpiango nulla, forse iniziando prima...chissà
Ultima cosa,
-Io, invece, penserei che nonostante la sua bocciatura ti sei dato da fare e ora stai raccogliendo i frutti dei tuoi sforzi ;)
- io ho reagito in quel modo, alcuni potrebbero deprimersi e crollare. Non mi và di parlare delle mie cose ma vi assicuro che quel giudizio è arrivato in un momento in cui avevo molti problemi personali. Bisogna stare attenti a fare i saccenti da discount, nessuno deve permettersi di distruggere i sogni di nessuno, sopratutto se non ha le capacità di giudizio.
La critica è sempre ben accetta ne ho ricevuto a migliaia e ringrazio chiunque di avermele fatte, perchè solo con quelle si cresce, ma distruggere no, mi spiace, è solo presunzione.
Sfogato ahhhhhhhhhhh

Armaduk ha detto...

Mi dispiace che quello di Medda sia un sito e non un blog. Semplicemente perchè avrei voluto postare queste righe lì in modo da dare a Medda diritto di replica. Lo farò qui, magari sperando che possa capitare da queste parti.
Tanto per cominciare c'è un punto sul quale ha perfettamente ragione: il piccolo e micragnoso mondo del fumetto italiano è in effetti pieno di aspiranti autori poco dotati e dal tratto (o dalla scrittura) acerbo. O entrambe le cose. In genere sono quelli che il cui tono lamentoso ti fa due palle così alle convention e che tendo a sfanculare dopo 10 minuti. Ma è tutto qui. E' l'unico punto che condivido con Medda. Già che Medda cita Moebius dovrebbe ricordare almeno un'altra sua famosa frase a proposito delle storie a fumetti come "una casa con una porta per entrare" o "a forma d'elefante, di campo di grano, o di fiammella di cerino." La grande questione su cui l'articolo di Medda fa un grosso tonfo è proprio questa. Lui parla del lavoro dello sceneggiatore e del disegnatore come se parlasse di quello del commesso di un negozio di scarpe o di quello di un pubblico impiegato. Il suo disegnatore Y non è un bravo disegnatore ma solo un mestierante. Preferisce lavorare con lui? Bene. E' una sua legittima scelta personale. Ma ci sono in italia decine e decine di bravissimi aspiranti sceneggiatori e disegnatori che non troveranno mai lavoro perchè scrivono e disegnano con creatività e per passione. Non per mestiere. Se vogliono il cartonato qualcuno mi spieghi cosa c'è di male o di sbagliato. Se vogliono realizzare qualcosa di più adulto di "prezzemolo" qualcuno mi spieghi cosa c'è di male o di sbagliato. No, non vogliono un lavoro. Se volessero quello il bar sotto casa cerca camerieri. Vogliono realizzare fumetti. E se hanno qualcosa di nuovo o di originale da dire dovrebbero poterlo fare. Non lo faranno, perchè il mercato del fumetto non lo consente. Ma dovrebbero averne l'opportunità. O forse lo faranno. Magari grazie albi Vertigo sopravvissuti al rogo. Se saranno fortunati potranno magari creare nuovi albi per la Vertigo, ovviamente non in questa nazione. L'alternativa è rimanere in patria e fare i mestieranti.

Una doverosa postilla.

Quei ragazzi e quelle ragazze che sono al lavoro davanti a un foglio o davanti a un monitor, e affidano i loro sogni a una sequenza di vignette non lo sanno ancora, ma se la vedranno molto brutta.

Anonimo ha detto...

Ma ci sono in italia decine e decine di bravissimi aspiranti sceneggiatori e disegnatori che non troveranno mai lavoro perchè scrivono e disegnano con creatività e per passione. Non per mestiere.

Ciao a tutti. Esco dal mio abituale lurkare per fare una puntualizzazione su quanto scritto da Armando, che per il resto mi trova del tutto concorde.
Non è tanto che le "decine e decine" di autori fantasiosi e appassionati (ma saranno poi così tanti?) non trovano lavoro perché sono, appunto, "fantasiosi e appassionati", quanto, piuttosto, imho, perché non sono in linea con le strategie editoriali correnti. Non credo che gli editori o gli autori affermati abbiano, in generale, qualcosa contro alla passione e alla creatività, ma vogliono ANCHE (o, al limite, soltanto, in ordine di priorità) autori che confezionino il prodotto che vogliono loro. D'altronde, visto che sono loro a pagare, è anche ragionevole.
Il problema, casomai, è che (la maggioranza de) gli editori italiani, non ha quasi mai il coraggio di correre un rischio cercando nuove aperture sul mercato. INOLTRE gli stessi editori e autori affermati non ritengono di dover fare qualcosa per aumentare la qualità E la professionalità dei propri prodotti. Come dice Medda, tra un autore "sicuro" e magari un po' mediocre e un autore non-professionista ma talentuoso, lui preferisce il primo (mi è parso di capire). Se è così... be', certo, è anche comprensibile. E' sicuramente una gran rottura correggere le tavole di un disegnatore o farle correggere a lui. Ma io credo che un atteggiamento di questo tipo, ovvero di disponibilità verso i principianti (che se lo meritano) potrebbe solo fare del bene, ai principianti E al mondo del fumetto, a livello di crescita professionale complessiva di un mercato e al livello del dinamismo e dell'innovatività di quello stesso mercato (con questo termine intendo: mondo del fumetto italiano).
Dopo questa pappardella, però, mi rimane una domanda: sarà proprio vero che queste "decine e decine" di aspiranti autori vogliono tutti fare qualcosa di nuovo e creativo? Oppure vorrebbero solo fare esattamente le stesse cose che fanno quegli autori affermati che, cattivoni, li ostacolano?

Antonio ha detto...

Ma dall'altra parte, non sara' che gli autori "dentro al fortino" non vogliono fare entrare gli altri (dotati o meno) perche' hanno paura della concorrenza?
A vederla cosi' potrebbe anche essere...

Capitan Ambù ha detto...

Ecco perchè io e Antonio collaboriamo insieme...abbiamo dei punti di vista comuni...io sono per buttare giù il fortino a testate...eheheh

Anonimo ha detto...

Sì, certo. Non posso che essere d'accordo con voi, ma il punto secondo me è: c'è davvero bisogno di autori molto molto simili a quelli che ci sono già?
Se No, come credo io, penso che gli autori affermati che magari, sì, temono la concorrenza (ma non ci credo molto, in realtà) possono tranquillamente rimanersene nel loro fortino (anche qua, non credo che sia COSI' fortificato; ma d'altronde non ho mai provato ad entrarci) mentre gli altri, quelli che hanno le idee nuove, si dedicano alla costruzione di altro.
Il punto, semmai, è trovare qualcuno che "finanzi" la costruzione di questo qualcos'altro. Forse una nuova ala del fortino di cui sopra? Perché no?
(Ma, ancora, con spirito contraddittorio, mi verrebbe da rispondere: perchè NO!

Capitan Ambù ha detto...

Il discorso del fortino, può essere paragonato alla nostra politica odierna. Vogliamo persone ultrasettantenni che non portano nulla di innovativo alla società?
Siamo così tanto attaccati alla poltrona? L'autore che è sicuro del proprio lavoro, ho notato che è disponibile con i nuovi "talenti" senza dover essere accondiscendente.
Bisogna essere sinceri e non distruttivi.
Io ho incontrato di queste persone e sono dei veri maestri del fumetto.
L'idea del fortino l'ho vissuta nel periodo scolastico, non siamo un pò troppo grandi ora?

Marco Rizzo ha detto...

Bravissimo Emo, condivido questa risposta intelligente a Medda. Dentro a sto benedetto fortino pare siano tutti santi, mentre gli sfigati stanno fuori. Ma tra i tanti sfigati tali perché "meritano" di esserlo ce ne sono altri che restano tali per altri motivi. E uno di questi potrebbe essere uno sceneggiatore arrogante o un editore furfante.

Bruno Olivieri ha detto...

Fabiano, continuo a non comprendere il tuo punto di vista in merito al fumetto sardo.
Cosa significa "E' possibile che per riuscire a fare fumetti un sardo debba andare a Milano..."?
Potrei allargare il discorso dicendo "E' possibile che per riuscire a fare fumetti un italiano debba andare in Francia?" e via discorrendo.
Credo che il problema sia comune anche all'aspirante fumettista di Catanzaro, il quale per tentare di fare questo mestiere, potrebbe trovarsi nelle medesime condizioni di un sardo o un siciliano, tanto per citarne alcuni.
Il tuo ragionamento, rapportato al mondo del calcio, mi sembra molto simile a quello di certi giornalisti locali, i quali in un periodo in cui il Cagliari rischiava la retrocessione, chiedevano a gran voce l'innesto dei giocatori sardi, lasciati in panchina, sicuri che costoro avrebbero potuto risollevare le sorti della squadra, solo perché "sardi" (!?!?!).
Come il sottoscritto ed Emo, sai bene quanto sia avvelenato l'ambiente qui in Sardegna, di come non ci siano le condizioni perché gli aspiranti possano fare la classica bottega e, per questo, spesso ricorrano al Corso di Fumetto perfettamente inutile, se non per chi lo organizza al solo scopo di lucro, nonostante le promesse di una sicura e fulgida carriera.
Credimi, in passato se avessi potuto, magari col cuore a pezzi, molto arrabbiato, avrei fatto esattamente quello che hai fatto tu e molti altri amici che adesso sono sparsi per la penisola. Proprio come tutt'ora fanno altri sardi, dal metalmeccanico al pizzaiolo, costretti anch'essi a cercare fortuna altrove. E scusate se ho osato accostare queste professioni con quella più nobile dell'artista che, com'è noto, in quanto tale campa d'aria.

Capitan Ambù ha detto...

Bruno hai detto ciò che ho detto io, ne più ne meno... ma coloro i quali fanno una scuola di fumetto per lucro non son certo da apprezzare. Coloro invece che cercano di organizzare eventi, manifestazioni e scuole serie, cioè con l'intento di creare una scuola del fumetto sardo son da apprezzare.
Noi sardi tendiamo sempre a evitare di guardare in faccia il problema, ovvero che ci aiutiamo poco, siamo egoisti e tendiamo a non aiutarci fra di noi.
Perchè ti sembra così strano poter dare qualcosa alla propria isola quando si raggiunge una professionalità.
Se Moebius fosse sardo ti farebbe piacere ricevere delle lezioni da lui?
Ti piacerebbe se oltre Lucca ci fosse una manifestazione dello stesso livello in Sardegna?
Ti farebbe piacere una scola del fumetto sardo come è avvenuto per quella napoletana o bolognese?
Io penso di sì.

Antonio ha detto...

Per Susanna:
premettendo che anche a me piacciono gli autori che raccontano cose nuove, ma perche' ad un aspirante sceneggiatore cui piaccia Sclavi dovrebbe essere negato di fare un Dylan Dog "classico"?
Fra l'altro, le riflessioni di Medda fanno un po' a pugni con i racconti dei tanti decani che oggi raccontano cose tipo "quando ho iniziato non avevo proprio idea di come si facessero, i fumetti"...
Mi sa un po' di presa di posizione ipocrita simile a quella dei professori ignoranti che, una volta arrivati alla cattedra, diventano dei cani e bocciano "a prescindere".
Ma del resto, Medda ha sempre delle idee a dir poco peculiari. Una volta l'ho sentito dire che Clowes non sa disegnare...

Anonimo ha detto...

ma perche' ad un aspirante sceneggiatore cui piaccia Sclavi dovrebbe essere negato di fare un Dylan Dog "classico"?

mi viene da risponderti, provocatoriamente: perché di Sclavi ce n'è già uno e la sua "nicchia ecologica" è già occupata. Che bisogno hanno, in Bonelli, di un altro Sclavi?
Ne hanno già uno (più diversi cloni).

Capitan Ambù ha detto...

Una guerra tra poveri insomma...

Antonio ha detto...

mi viene da risponderti, provocatoriamente: perché di Sclavi ce n'è già uno e la sua "nicchia ecologica" è già occupata. Che bisogno hanno, in Bonelli, di un altro Sclavi?
Ne hanno già uno (più diversi cloni).

Susanna: magari e' l'unica cosa che cercano...
In ogni caso, era una domanda da girare a tutti, mica a quelli che lavorano in Bonelli. Per me, alla fine la qualita' dovra' fare la differenza.
E poi il discorso sullo strapparsi le vesti rispetto a "se ce la fa quello li', posso farcela anche io" e' un po' (molto) ipocrita.
Intanto Medda dovrebbe dirci se ci sono autori che pubblicano che sono venuti dalla mentalita' tronista, e poi dovrebbe essere in grado di negare che quello non sia un discorso che, a volte, non fanno tutti...

[emo] ha detto...

Minchia... manco mezza giornata e vi scatenate.
Ok, datemi il tempo di leggere tutto con attenzione e in giornata aggiungo qualche altra considerazione :)

[emo] ha detto...

@capitan_ambù> Spesso ho letto interviste di Michele Medda che denigra il fumetto come professione e consiglia di dedicarsi ad altro.

non è che Michele denigri il fumetto, semplicemente ne evidenzia in vari modi le difficoltà e cerca di smontarne quelli che ritiene i falsi miti. E' una cosa un po' diversa.

Bisogna stare attenti a fare i saccenti da discount, nessuno deve permettersi di distruggere i sogni di nessuno, sopratutto se non ha le capacità di giudizio.

Vero, ma non mi sembra proprio il caso di Michele. E poi, a costo di fare l'avvocato del diavolo, è anche vero un altro aspetto: prima di sognare bisognerebbe essere in grado di fare una seria autocritica e capire se si hanno o meno le possibilità/qualità minime.

@armaduk> Tanto per cominciare c'è un punto sul quale ha perfettamente ragione: il piccolo e micragnoso mondo del fumetto italiano è in effetti pieno di aspiranti autori poco dotati e dal tratto (o dalla scrittura) acerbo.

Tutto vero, ci mancherebbe. Ma quello che mi son chiesto io è se siano realmente loro il problema o comunque uno dei problemi più importanti. Se - e sottolineo se - il mondo del fumetto italiano è micragnoso, non è certo colpa di chi ancora non ne fa parte. O sbaglio?

@sraule>
Non è tanto che le "decine e decine" di autori fantasiosi e appassionati (ma saranno poi così tanti?) non trovano lavoro perché sono, appunto, "fantasiosi e appassionati", quanto, piuttosto, imho, perché non sono in linea con le strategie editoriali correnti. Non credo che gli editori o gli autori affermati abbiano, in generale, qualcosa contro alla passione e alla creatività, ma vogliono ANCHE (o, al limite, soltanto, in ordine di priorità) autori che confezionino il prodotto che vogliono loro. D'altronde, visto che sono loro a pagare, è anche ragionevole.

Concordo parola per parola.

c'è davvero bisogno di autori molto molto simili a quelli che ci sono già?

dipende da cosa si intenda con essere molto molto simili.
Se parliamo di fumetto seriale a larga diffusione, immagino che i portatori d'acqua servano eccome, anche perchè permettono alle eccezioni di essere tali. :)

@bruno> quoto tutto. tutto. :)

@antonio> Intanto Medda dovrebbe dirci se ci sono autori che pubblicano che sono venuti dalla mentalita' tronista

E' proprio il punto delle domande che mi sono fatto nel post di commento all'articolo di Michele.
Chi è che dà il cattivo esempio?

Capitan Ambù ha detto...

lui! ahahahahahaha scusate mi è scappato! ahahahah

Anonimo ha detto...

Scuate, ma che idea avete dell'editoria? Esattamente come ogni altra industria (perché possiamo disquisire sull'arte o meno a proposito dei fumetti, ma l'editoria è indubbiamente un'industria), ha bisogno di nuova linfa per alimentarsi e produrre guadagni. Ma davvero credete che se capita un autore bravo, ci si dia da fare per tenerlo fuori dal "fortino" (fortino!? Ma stiamo parlando di fumetto o della Legione Straniera?) per invidia? Ma quale editore sarebbe così scemo?
Io sarò stato fortunato, ma in simili atteggiamenti non mi sono mai imbattutto, nemmeno quando ero anch'io alle primissime armi... Non escludo che poss acapitare con qualche autore, però mi sembrano veramente eccezioni. E' più facile che in una casa editrice che ha una certa produzione (la Bonelli, diciamo) magari non ci sia lo spazio fisico per assorbire nuove energie, ma quando uno è bravo, basta un po' di pazienza e poi non se lo lasciano scappare, ci mancherebbe altro!
Per quanto riguarda l'articolo di Michele, la mia l'ho già detta qui:

http://comicus.forumfree.org/index.php?&showtopic=38956&st=75

Ciao,

Federico "Beau Geste" Memola

[emo] ha detto...

@Federico> Scuate, ma che idea avete dell'editoria? Esattamente come ogni altra industria (perché possiamo disquisire sull'arte o meno a proposito dei fumetti, ma l'editoria è indubbiamente un'industria), ha bisogno di nuova linfa per alimentarsi e produrre guadagni. Ma davvero credete che se capita un autore bravo, ci si dia da fare per tenerlo fuori dal "fortino" (fortino!? Ma stiamo parlando di fumetto o della Legione Straniera?) per invidia? Ma quale editore sarebbe così scemo?

Federico, forse non sono stato chiaro nell'uso del termine fortino. Era una semplice metafora per far capire meglio ciò che ho detto dopo: abbiamo il mondo del fumetto, fatto dai professionisti che vi lavorano (editori ed autori) e dall'altra i wannabe che vorrebbero fare lo stesso mestiere.
Detto questo, se è vero che prima di accedere a un ambiente lavorativo è DOVEROSO sapervi lavorare e avere le competenze giuste, allo stesso tempo non riesco a vedere l'aspirante autore come un male di un mondo del quale NON fa ancora parte e allora mi son chiesto se il mondo del fumetto, al suo interno, sia abitato solo da fior di professionisti o anche da qualche figura che pecchi di professionalità.
Anche io sono convinto che la bravura di un autore prima o poi viene premiata (in questa conversazione è presente Fabiano, ma potrei fare il nome di Massimo Dall'Oglio e di tanti altri), ciò che contesto è che venga additato come male di un mondo qualcuno che in quel mondo ancora non c'è entrato.
Ripartendo dalla metafora di Michele Medda: se il wannabe aspira a diventare una velina (e quest'atteggiamento è sbagliato), io mi chiedo chi siano le veline e chi ce le abbia messe, altrimenti la metafora non regge.
Tutto qua :)

Anonimo ha detto...

Scuate, ma che idea avete dell'editoria?

Ecco. Questa mi pare un'ottima domanda. Per quanto raramente io sia d'accordo con quello che scrive Memola devo dire che ha centrato il punto.

Allora vediamo un po' in sintesi com'è questa editoria.

In italia abbiamo due case editrici lavorando per le quali si può vivere del proprio lavoro: Disney e Bonelli. Se decido di lavorare per disney devo avere uno stile (guarda un po') disneyano e devo essere ben disposto a lavorare su sceneggiature destinate ad un pubblico preadolescente. Se decido di lavorare per Bonelli devo avere uno stile di disegno bonelliano (e non venitami a raccontare di Mari o Bacilieri o Dall'Agnol perchè sono rarissime ECCEZIONI)e lavorare su sceneggiature destinate ad un pubblico adolescente (so che questa affermazione farà indignare un bel po' di gente ma non posso adesso fare una lunga digressione per spiegarne i motivi.

Ci sono poi in italia decine di piccole case editrici. NON è difficile, se si è sufficientemente bravi, pubblicare con queste etichette. Però non sei pagato o sei pagato cifre ridicole. Perchè? Perchè se vendi 1000 o 1500 copie (nella migliore delle ipotesi) non stai nelle spese.

Di chi è la colpa di questo? Di Medda? Naturalmente no. Medda lavora per/con Bonelli. Le regole della Bonelli le conosciamo tutti: devi raggiungere un certo standard qualitativo nello scrivere o nel disegnare e metterti in coda aspettando che arrivi il tuo turno. Laddove Medda sbaglia è sul discorso dell'autore Y. Perchè dovrebbe scegliere l'autore X o Z? Semplicemente perchè X o Z disegnano in modo DIVERSO da Y. Perchè il loro tratto è più fantasioso e accattivante. Ma questo in Bonelli non conta. In Bonelli si applica GIUSTAMENTE la standardizzazione del tratto. Tutti i disegnatori sono uguali (anche questo farà tremare i polsi a qualcuno. Non approfondisco per i motivi di cui sopra. Se qualcuno vorrà replicare sarò ben lieto di farlo a mia volta). Giustamente perchè la cosa funziona e gli albi VENDONO.

E adesso la storia del fortino: Ma qualcuno mi spiega cos'è 'sto fortino? è il fumetto italiano? In questo caso il fortino non c'è perche CHIUNQUE sufficientemente bravo, come già detto, puo' pubblicare in italia purchè accetti di farlo gratis.
Oppure il fortino è la Bonelli? In questo caso mi pare che il fortino sia comnunque aperto a chi si adatta allo standard Bonelliano.
O cos'altro è? 'che non credo di averlo capito.

Infine, per ambù: comprendo perfettamente il tuo stato d'animo ma guarda che così stai facendo il gioco di Medda. Inoltre (lo so, sono ottuso) non ho capito la storia del fumetto sardo. Credi forse che in Liguria vada meglio? o in Abruzzo? o nel Veneto? Naturalmente no.

[emo] ha detto...

@armaduk> Ma qualcuno mi spiega cos'è 'sto fortino?

l'espressione è mia, l'ho usata nel post commentando il pezzo di Medda.
Volevo semplicemente stabilire un "dentro" (il mondo del fumetto italiano, così come la Bonelli o qualsiasi referente per un wannabe) e un fuori (il mondo esterno al mondo del fumetto o della Bonelli, le lande dalle quali arrivano i wannabe).
Non pensavo che fosse così cripitica come cosa...
Altre spiegazioni a riguardo le trovi nella mia risposta a Federico Memola :)

Anonimo ha detto...

Per Armando:
"Per quanto raramente io sia d'accordo con quello che scrive Memola"
Mi sono venute in mente almeno sei o sette citazioni da Snoopy a questa affermazione! Soprattutto tratte da quando gli respingono i manoscritti...
Scherzi a parte, io invece ne approfitto in questa sede (bizzarrie di Internet!) per farti i complimenti per il tuo lavoro... A te e anche a Sonia Raule, a dire il vero. Non condivido assolutamente la filosofia alla base di Ford Ravenstock, ma è scritto e disegnato molto bene.

Sul fortino, invece, io l'ho capita la metafora, è solo che non la condivido. Primo, perché, volendo rimanere nell'edilizia, io vedo quello del "mondo professionale" come un accogliente albergo aperto a tutti coloro che sappiano raggiungerlo (quel che penso sempre è : "se ce l'ho fatta io, vuol dire che è alla portata di tutti!"); ma secondo (e soprattutto) perché la divisione fra chi è "dentro" e chi sta "fuori", con tutte le sfumatuure possibili, esiste in qualunque campo, non solo in quello fumettistico.

Che poi per proporsi a una casa editrice sia necessario conoscere le regole secondo cui si muove e pubblica, è un altro discorso, anch'esso valido non solo per il fumetto. Ma ribadisco: quando parliamo di atteggiamenti sballati di chi sta cercando di entrare in un determinato settore, parliamo di una minoranza che è sempre esistita in tutti i campi dello scibile umano, a partire da "il mio tema in classe era più bello di quello che ha preso 8!"

Ciao,

Federico

[emo] ha detto...

federico>
Sul fortino, invece, io l'ho capita la metafora, è solo che non la condivido. Primo, perché, volendo rimanere nell'edilizia, io vedo quello del "mondo professionale" come un accogliente albergo aperto a tutti coloro che sappiano raggiungerlo (quel che penso sempre è : "se ce l'ho fatta io, vuol dire che è alla portata di tutti!"); ma secondo (e soprattutto) perché la divisione fra chi è "dentro" e chi sta "fuori", con tutte le sfumatuure possibili, esiste in qualunque campo, non solo in quello fumettistico.

Perfettissimo. Mi va stra-bene anche l'albergo, no problem.
Non cambia lo spunto delle mie perplessità: se il wannabe - per definizioen - non è ancora ospite di quell'albergo, perchè deve essere additato come uno che ne adombra il blasone?
Io prima mi porrei il problema di additare le mancanze degli usceri, degli addetti alla reception, dei camerieri, fino ad arrivare al direttore. :)

Anonimo ha detto...

Perdonami, ma chi addita la categoria degli aspiranti come un'orda barbarica e incivile (per estremizzare, sia chiaro)? Due o tre autori? E per questi due o tre tiri in ballo l'intero mondo dell'editoria? Non è che stai cadendo nello stesso errore di Medda?

Ciao,

Federico

[emo] ha detto...

Io mica ho tirato in ballo l'intera editoria. Ho avanzato delle perplessità sulle cose dette da Michele, perplessità dovute proprio alla generalizzazione eccessiva e all'incompletezza della sua metafora sulle veline.
L'ho detto anche su CUS, seppur sotto forma di battuta :)

Anonimo ha detto...

Beh, io questo ho capito, quando hai parlato di fortino o di intero albergo...

Ciao,

Federico (si vede che oggi è una di quelle giornate in cui la voglia di lavorare va cercata con il lanternino...)

[emo] ha detto...

mi sa che ci stiamo incartando su una questione più semplice di quel che sembri.
fortini e alberghi erano solo per stabilire una divisione fra chi già ha fatto del fumetto una professione e chi no.
pur ammettendo che fra i wannabe ci siano sicuramente degli stronzi arroganti che vorrebbero essere le veline del fumetto, ho chiesto: non sarebbe il caso di indagare anche fra autori ed editori per vedere chi - fra loro - sia già una velina che dà il cattivo esempio?

[emo] ha detto...

riguardo la voglia di lavorare: il caldo mi impedisce solo di pensare di trovarla. :)

Anonimo ha detto...

A me sembra che il nocciolo della critica di Medda sia un altro. Per pubblicare con case editrici che pagano (in termini di "vetrina" e di denaro), occorre una certa dose di professionalità (rispettare le scadenze, fare dignitosamente le anatomie, o usare trucchetti buoni per nascondere le magagne, saper usare la gabbia giusta, le espressioni giuste, ecc.). Il raggiungimento di questa professionalità richiede del lavoro spesso lungo, duro e non pagato. L'autore della casa editrice non può corregere le tue tavole perchè non ne ha il tempo e non è pagato per farlo. Daltronde nelle case editirci italiane non esiste la figura dell'editor, quindi se vuoi entrarci, devi farti il mazzo per conto tuo e correggere da solo i tuoi errori man mano che li scopri, o "entrare a bottega" e fare il "ghost". Se non fai niente di tutto questo, se ti ritieni un super autore perchè i tuoi compagni di banco reputano che sei un fottuto genio, se passi il tempo a criticare chi critica le tue tavole, non pubblicherai mai. Dov'è il problema per il mondo del fumetto? Il problema è nella diffusione di un tale atteggiamento. Medda ritiene, credo, che sia una mentalità parecchio diffusa e rischia di far mancare nuove energie per il fumetto di domani.
sono d'acordo con Medda? In parte: Bonelli non è immortale e la Disney è in mezzo a un maremoto. dove sono le nuove leve dell'editoria? Se mancano quelle, hai voglia ad avere gente super professionale, ma finiranno tutti nei panifici ugualmente.

Anonimo ha detto...

a parte che la vostra frequenza di risposte all'ora è inquietantemente alta e che, quindi, sono indietro di due o tremila commenti...

@federico: grazie per i complimenti (btw: sarai un po' preoccupata se tu condividessi ls filosofia di ford ravenstock :) ), ma tanto lo sappiamo tutti che sei un cattivo, gestore di agriturismi e che oltretutto affitti anche le sdraio a prezzi da strozzino, quindi è inutile che cerchi di passare per uno di noi turisti enogastronomici frustrati! hem. credo così di essermi messa in pari con il punto a cui erano arrivati i commenti sul fortino, vero?
scherzi a parte: grazie, ho le orecchie tutte rosse.

@nomad: bel rilancio. alla carenza di editor come parte del problema non avevo mai pensato. in effetti la tua "integrazione" non fa una grinza.
la domanda che mi rimane è: è davvero così terribile farsi il mazzo per qualche anno non pagati per imparare il mestiere? e, ovviamente, non solo la mia risposta è no, ma credo che questo stia bene anche alla maggioranza degli esordienti.
il resto è questione di eleganza. degli esordienti e dei autori a volte un po' supponenti.

sraule

(susanna raule. anche se non mi dispiacerebbe essere sonia, in un certo senso. comunque, visto che tutti mi chiamano sonia presto questo non sarà più un problema: ci fonderemo in un'entità unica:))

Anonimo ha detto...

@ Susanna
Non è per niente terribile farsi il mazzo per diventare bravi e pubblicare, anzi, secondo me è la strada migliore, se non l'unica. Però è vero che alcuni aspiranti autori non si pongono in quest'ottica.

Anonimo ha detto...

Per Emo:
Okay, questo è chiaro, io avevo proprio capito un'altra cosa.
Comunque di imbecilli ce ne sono sempre sia da una parte che dall'altra, questo lo davo per scontato.

Per SUSANNA:
Che figura! Scusa!
Comunque sì, è chiaro che non condivido la filosofia del personaggio, il mio problema, come lettore, è che se non mi sta simpatico il protagonista (o comunque non ne condivido la morale), difficilmente riesco ad appassionarmi alle sue storie. Il che non mi impedisce di apprezzarne la qualità.

Per Nomad:
Io non so se sia dilagante, come atteggiamento (come dicevo, a me è capitato ben di rado), però, a un certo punto, anche questa è selezione naturale. Come sempre, per fare questo lavoro occorrono talento e disciplina (in dosi che variano da persona a persona), se uno dei due ingrdienti manca, meglio fare altro.

Ciao,

Federico

PS: Parlare di disciplina mentre sono qui a cazzeggiare invece che sa scrivere... Spero solo che nessuno dei miei disegnatori venga da queste parti!

[emo] ha detto...

@federico> parlare di disciplina mentre sono qui a cazzeggiare invece che sa scrivere... Spero solo che nessuno dei miei disegnatori venga da queste parti!

Non preoccuparti: questo blog non è frequentato come quello del RRobe, quindi mi sento di tranquillizzarti completamente :)

Riguardo l'argomento sollevato da Nomad e dettagliato successivamente: ora sono alla frutta, più tardi o domani cerco di dire la mia.

Armaduk ha detto...

@federico: beh, intanto "Era una notte buia e tempestosa" è uno dei migliori incipit della storia della retteratura...:)
Grazie per i complimenti:))

Comunque mi pare che al di là dell'articolo di Medda questo post e relativi commenti siano diventati più che altro un pesante atto d'accusa nei confronti del mondo dell'editoria a fumetti in italia o quantomeno una lista di quelli che sono i maggiori problemi di disegnatori, sceneggiatori e aspiranti tali. Di sicuro l'articolo di Medda serve solo ad inasprire le rispettive posizioni.

@Emo: hai voglia chiederli! I nomi delle "veline" non li avrai mai. In parte perchè trattandosi (in parte) di aspiranti disegnatori e sceneggiatori sono sconosciuti, in parte perchè comunque è risaputo come funziona: mai fare nomi. Brutta abitudine ma diffusissima. Ed in parte perchè le "veline" che "ce l'hanno fatta" sono in realtà pochissime.

@Sraule: è davvero così terribile farsi il mazzo per qualche anno non pagati per imparare il mestiere?

No, va bene. Però per quegli anni (che possono essere anche più di due o tre) hai bisogno comunque di arrivare a fine mese. Per cui o ci pensa il babbo o possiamo a questo punto tranquillamente affermare che quelli di disegnatore e sceneggiatore sono mestieri per ricchi.

@nomad: gli editors ci sono. solo che invece di fare il lavoro di editors, e cioè coordinare il lavoro ed i rapporti fra editore ed autore, fornendo ad entrambi il massimo supporto, in italia hanno solo il compito di rappresentare l'editore presso l'autore supervisionando il lavoro di quest'ultimo secondo il proprio parere.

Capitan Ambù ha detto...

Per quanto riguarda fortini, alberghi e case chiuse eh eh son venuto col rullo compressore, così risolviamo il problema una volta per tutte.
Lavorare gratis? Certo è quello che offre il mercato italiano pieno di 40enni che non hanno una professione.
Non è giusto che solo quelli che hanno le spalle coperte possano intraprendere questa professione a 20 anni.
O sei troppo giovane e non sei pronto o sei troppo grande e quindi è tardi...
Purtroppo io dormivo sotto i ponti e non in albergo sarà questo il problema? eh eh
Tutti noi parliamo per esperienze personali, io consiglio di immedesimarsi in chi non ha vita facile nel proporsi, perchè non ha mezzi per intraprendere una scuola di fumetto e quindi procede per conto suo,che non può frequentare le fiere perchè il prezzo di un viaggio è improponibile, chi si sente dire sei bravo ma il tuo stile funziona all'estero ma non ha le possibilità per fuggire, chi ha solo l'energia e la voglia di fare ma si sente continuamente rimandato perchè nessuno più è disposto oggigiorno a perdere due minuti per giovani autori.
Io penserei a queste persone perchè ci sono, sono sognatori forse, ma in fondo il fumetto è questo un inutile mezzo per comunicare sogni, e per inutile intendo per il mercato e l'economia.
Senza il fumetto si vive comunque, quindi a me fà ridere il sentirne parlare come se certe scelte potessero modificare l'economia dello stato.
E poi vi chiedo, da lettori cosa cercate in un fumetto? Se devo solo leggere una storia mi leggo un libro, se devo vedere delle immagini mi guardo la tv, il fumetto vive di questi due elementi e non solo.
Io devo dire che fortunatamente esistono ancora autori affermati che dedicano 5 minuti del loro tempo per i giovani fumettisti, io ne ho conosciut e un giorno vorrei citarli, per la verità mi piacerebbe citare anche quelli che non mi hanno nemmeno degnato di una parola e in ogni caso l'albergo io non l'ho mai trovato ho sempre dovuto faticare e lavorare tanto.
I wannabe esistono, si ma come li si giudica? Dal fatto che hanno uno spirito critico nei confronti del fumetto? Mi piacerebbe conoscere questi autori che criticano senza ritegno e non lavorano per crescere, io forse non ne conoscono e se qualcuno in privato me li vuole segnalare sarò ben lieto di ritrattare, ma devono essere talmente tanti da poter generalizzare il problema.

Antonio ha detto...

Interessante notare come da considerazioni sulle generalizzazioni un po' antipatiche di Medda si sia passati all'esame dell'editoria in Italia. Che, nel discorso c'entra poco.
E c'entra quando Emiliano (giustamente) si chiede che danni al mondo del fumetto possono fare, prima di entrarci, quelli che ancora non ci sono entrati.
La questione vera del discorso, per me, e' capire come si siano create le granitiche certezze di uno che dice che "molti ma non tutti" gli aspiranti vogliono solo essere veline e non apprezzano il valore del lavoro.
Che, come sanno a Dachau (e ad Auschwitz), rende liberi.
A quanti aspiranti autori Medda avra' fatto qualche numero di telepatia a la' Xavier?
A me chi parla generalizzando e fustigando costumi che non esistono (fino a prova contraria) mi da' un po' fastidio.
L'altra inferenza e' che il modello negativo dei tronisti (alla fine Costantino ce l'ha fatta, a diventare un vip) abbia portato a diventare autore qualcuno che e' l'equivalente delle squinzie di cui parla Medda.
Me e' cosi'?
Terza cosa: dal discorso di Medda sembra che pensare "se ce la fa quello ce la posso fare anche io" sia un peccato capitale. E' un atteggiamento quantomeno stravagante, in un mondo, a detta dello stesso Medda, "micragnoso".
Fourth: Medda fa un bel pasticcio quando confonde la professionalita' con i doveri nei confronti del pubblico. La professionalita' e' dovuta soprattutto all'editore, mentre al pubblico sono dovute soprattutto le buone storie. Se un autore consegna (sempre puntualmente) delle storie che fanno cagare, avra' qualcuno il diritto di dirlo, anche in maniera superficiale? A me pare di si, non penso sia apostasia...

A Memola (senza rancore e pour parlez) faccio notare che, dopo la frase "La questione vera del discorso..." non si e' piu' parlato ne' di fortini/alberghi/bordelli/complessi ospedalieri (ahah) ne' di editoria.
Spero di essere stato chiaro, Fabiano mi ha attaccato il virus della logorrea (che viene dallo spazio esterno ma si attacca a noi sardi, evidentemente...).

Peace out

Armaduk ha detto...

il mio problema, come lettore, è che se non mi sta simpatico il protagonista (o comunque non ne condivido la morale), difficilmente riesco ad appassionarmi alle sue storie.

No! nooooo...! Com'è possibile? Torpedo, Zanardi, Constantine, Cassidy, Tank Girl, una buona metà dei personaggi di Moore e sono sicuro tanti altri che in questo momento non mi vengono in mente. Tutta gente dalla dubbia morale. Sono il sale del fumetto. Com'è possibile non amarli?

Armaduk ha detto...

Antonio: Di aspiranti disegnatori che disegnano male e credono di essere Eisner redivivo io un paio ne conosco. E sono sicuro che ne conosci anche tu. Basta parlare con loro per dieci minuti, senza bisogno di avere poteri telepatici. Naturalmente GENERALIZZARE questo discorso è tutt'altra cosa.

il modello negativo dei tronisti (alla fine Costantino ce l'ha fatta, a diventare un vip) abbia portato a diventare autore qualcuno che e' l'equivalente delle squinzie di cui parla Medda.
Me e' cosi'?

Beh, qualcuno c'è anche qui. Ma sono pochissimi.

Se un autore consegna (sempre puntualmente) delle storie che fanno cagare, avra' qualcuno il diritto di dirlo, anche in maniera superficiale? A me pare di si, non penso sia apostasia...
Qui ti quoto in pieno. Ma in genere in una discussione di questo tipo vengo fregato dal primo imbecille che arriva dicendo: "E' solo questione di gusti. In realtà il quel disegnatore non fa cagare ma è solo che a te non piace". E vallo un po' a dimostrare che quel disegnatore fa OGGETTIVAMENTE cagare...

Anonimo ha detto...

"No! nooooo...! Com'è possibile? Torpedo, Zanardi, Constantine, Cassidy, Tank Girl, una buona metà dei personaggi di Moore e sono sicuro tanti altri che in questo momento non mi vengono in mente. Tutta gente dalla dubbia morale. Sono il sale del fumetto. Com'è possibile non amarli?"

AVVISO: QUANTO SEGUE ORMAI NON HA PIU' NULLA A CHE FARE CON L'ARGOMENTO CUI SONO LEGATI QUESTI COMMENTI.
Beh, così come non faccio il tifo per i loschi figuri che compaiono ogni giorno al telegiornale (non necessariamente nelle notizie di cronaca nera!), non riesco a farlo nemmeno nella finzione. Questo non mi impedisce di riconoscere tranquillamente il valore di opere e autori che si discostano da questa mia visione, ma come lettore, le mie simpatie vanno altrove.
Per me il sale della vita sono il Paperino di Barks, Mafalda, il principe Valiant, Doctor Who (okay, questo non è un fumetto, ma è ugualmente un capolavoro!), Asterix, Spirou, Soda, Excalibur, Black Jack... Tarantino mi diverte anche, occasionalmente, ma non mi appassiona quanto Hawks, Wilder, Cameron, Mann o Nolan...
Visioni diverse, tutto qui.

Ciao,

Federico

PS: Lo so che la tua era una battuta, ma perché non rispondere? Tanto oggi è andata così!

Antonio ha detto...

Antonio: Di aspiranti disegnatori che disegnano male e credono di essere Eisner redivivo io un paio ne conosco.
Certo, ma io conosco anche professionisti bravini (decenti) che credono di essere Michelangelo. Mi viene difficile collegare la presunzione all'idea del "velinismo" sempre e comunque...

"E' solo questione di gusti. In realtà il quel disegnatore non fa cagare ma è solo che a te non piace". E vallo un po' a dimostrare che quel disegnatore fa OGGETTIVAMENTE cagare...
Si, vero. Ma in quell'ambito almeno non vieni bastonato come un arrivista che non conosce il significato del lavoro, come ha fatto Medda.

[emo] ha detto...

@nomad> Il raggiungimento di questa professionalità richiede del lavoro spesso lungo, duro e non pagato. L'autore della casa editrice non può corregere le tue tavole perchè non ne ha il tempo e non è pagato per farlo. Daltronde nelle case editirci italiane non esiste la figura dell'editor, quindi se vuoi entrarci, devi farti il mazzo per conto tuo e correggere da solo i tuoi errori man mano che li scopri, o "entrare a bottega" e fare il "ghost"

Farsi il mazzo a tarallo è giusto e doveroso. E vorrei pure vedere.
Vale per l'aspirante esattamente come per il professionista navigato?

Medda ritiene, credo, che sia una mentalità parecchio diffusa e rischia di far mancare nuove energie per il fumetto di domani.

Se hai interpretato bene il discorso di Medda, anche qua mi/ti/gli chiedo: l'aspirante professionale (bello quest'accostamento ai limiti dell'ossimoro, nevvero?) deve sopperire anche a mancanze GIA' presenti fra i professionisti o questi ultimi - laddove si accorgano delle mancanze - dovrebbero pur fare qualcosa per rendere presentabile l'albergo (scusate, m'è riscappata la metafora)?

@armaduk>
Comunque mi pare che al di là dell'articolo di Medda questo post e relativi commenti siano diventati più che altro un pesante atto d'accusa nei confronti del mondo dell'editoria a fumetti in italia o quantomeno una lista di quelli che sono i maggiori problemi di disegnatori, sceneggiatori e aspiranti tali. Di sicuro l'articolo di Medda serve solo ad inasprire le rispettive posizioni.

Inasprire? E perchè mai? A me sembra che ci si stia confrondando senza giri di parole, ma - almeno per quanto mi riguarda - non sto certo personalizzando il confronto con alcuno.
Sulle opinioni sì, certo, ma lì mi fermo.

hai voglia chiederli! I nomi delle "veline" non li avrai mai. In parte perchè trattandosi (in parte) di aspiranti disegnatori e sceneggiatori sono sconosciuti, in parte perchè comunque è risaputo come funziona: mai fare nomi. Brutta abitudine ma diffusissima. Ed in parte perchè le "veline" che "ce l'hanno fatta" sono in realtà pochissime.


Poche ma buone, dato che avrebbero generato degli esempi tanto forti da incarnare un nuovo modello culturale fra gli aspiranti.
Oppure - e torniamo a un discorso che ho già fatto prima - la metafora di Michele era davvero mal centrata.

@antonio> La professionalita' e' dovuta soprattutto all'editore, mentre al pubblico sono dovute soprattutto le buone storie. Se un autore consegna (sempre puntualmente) delle storie che fanno cagare, avra' qualcuno il diritto di dirlo, anche in maniera superficiale?

professionalità non è solo puntualità, ma anche lavorare al massimo delle proprie capacità.
E se vuoi un'altra rima, basta chiedere :)

Antonio ha detto...

professionalità non è solo puntualità, ma anche lavorare al massimo delle proprie capacità.


Per me o per Medda? Da come parla Medda sembra che questo aspetto sia poco importante... basta che uno faccia il compitino (con tutti i grossi sacrifici lavorativi che questo comporta, tipo consegnare prima delle scadenze) e tutto va bene. Diventi incriticabile, altrimenti chi ti critica ha la mentalita' da velinaro... O questo, oppure Medda si e' espresso male.

[emo] ha detto...

per me, nessuna delle due: su quell'aspetto non penso proprio che Michele la pensi in maniera diversa da te o da me.

Antonio ha detto...

Se Medda scrive: Prendiamo il caso di Y. Y non è considerato un genio del disegno. I lettori non impazziscono per il suo tratto.
Ma Y é affidabile. Al cento per cento. Se ha detto che consegnerà le tavole giovedì, le consegna giovedì.
E queste tavole non costringeranno la redazione a fotocopiare e rimpicciolire le vignette per poter inserire i balloon.
E io non dovrò correggere i dialoghi per adeguarli a espressioni facciali “toppate”.
E non dovrò stravolgere l’ordine dei balloon, perché Y sa che il personaggio che parla per primo va sempre a sinistra nella vignetta.
Y si ricorda sempre con quale mano un personaggio tiene la pistola, e non trasforma in mancino un personaggio che usa la destra.
Y mi ha detto che lavora da quando aveva sedici anni.
Che Dio ce lo conservi per altri seicentosessanta.

puo' anche pensarla come me e te, ma si puo' equivocare...

[emo] ha detto...

Y non è considerato un genio del disegno. I lettori non impazziscono per il suo tratto.

Non essere considerato un genio, non significa che uno sia scarso.
E il fatto che i lettori non impazziscano non significa che lo ritengano uno scarso.
In questo caso eviterei di spaccare il pelo in quattro, famo a capisse :)

Anonimo ha detto...

@Armaduk
Perdonami ma insisto: la figura dell'editor in Italia non esiste. Ci sono figure che si adattano a una generica supervisione, ma come tu sai benissimo, l'editor all'americana è un'altra cosa.

@Emo
Viviamo nel mondo reale, no? Chi il posto ce l'ha deve dimostrare meno rispetto a chi deve conquistarselo. E' brutto, ma è così. Inoltre il "professionista" è tale anche perchè ha imparato col tempo una marea di trucchi per nascondere i propri difetti.

Sui fumetti che fanno cacare, poi, ricordo che il duo Montanari e Grassani, vituperato fino all'inverosimile da molti lettori (e qualche autore), ha permesso, insieme alle storie di Chiaverotti, di tenere in vita Dylan Dog. A me personalmente non sembra un gran merito (artistico), ma ai lettori, a Bonelli e a tutti quelli che per lui lavorano o sperano di lavorare, ha fatto tanto piacere, no?

Antonio ha detto...

Non sto spaccando il pelo in quattro, dico che si puo' equivocare su una posizione che, per come e' scritto il pezzo, pare tagliata con l'accetta.
Il mio testo originale recitava:
Se un autore consegna (sempre puntualmente) delle storie che fanno cagare, avra' qualcuno il diritto di dirlo, anche in maniera superficiale? A me pare di si, non penso sia apostasia...
ed era un esempio estremo per fare capire che Medda non sempre centra il bersaglio.

Del resto, quando qualcuno famoso resta impigliato in qualche scandalo, si dice sempre, "eh ma e' un grande lavoratore", come che questo giustifichi tutto.

[emo] ha detto...

E' brutto, ma è così. Inoltre il "professionista" è tale anche perchè ha imparato col tempo una marea di trucchi per nascondere i propri difetti.

Tutto vero anche questo.
Ragionando in termini assoluti, però, secondo questo schema chi deve esprimere il massimo della professionalità è l'aspirante/esordiente/autore con pochissima esperienza.
Poi si passa ai trucchi.

Non ho nè l'orecchino al naso nè la sveglia al collo e capisco cosa intendi per trucchi e so per tante vie cosa significhi stare dietro alle scadenze, ma mi interesserebbe approfondire anche questa parte del discorso, se ti/vi va.

Capitan Ambù ha detto...

Ma! Io continuo a pensare che Medda veda il disegnatore come un mero esecutore delle proprie fantasie. Mi è capitato di conoscere casualmente Munoz è gli ho chiesto chi ha trovato la soluzione per dar l'idea del passaggio del tempo nella tavola della storia "Nel Bar" se sua o di Sampayo.
La tavola illustra un intera giornata dentro il bar con una sequenza che ormai è storia del fumetto.
La sua risposta è stata:
-bhè ne abbiamo discusso insieme e abbiamo trovato una soluzione-
Questo è fare fumetto e Munoz non solo si è fatto una chiaccherata sul fumetto con me sconosciuto dell'ambiente, ma ha anche guardato il mio primo fumetto che vi assicuro non è un granchè come disegni e mi ha detto di lavorare che c'erano delle buone cose ma altre da migliorare.
Questo è l'atteggiamente di un grande.
E potrei citarne altri di grandi autori, sicuri del proprio saper fare da non aver paura di niente e di nessuno perchè consci delle loro capacità e curiosi di ammirare il lavoro altrui.
Un professionista è tale solo se sà di esserlo e si comporta da tale. Non ha bisogno di dirlo in giro sono gli altri che riconoscono il suo lavoro.
Ho conosciuto Sergio Toppi grazie ad un amico che non sò se vuol essere citato ormai mi teme eh eh, lui è un professionista, e un grande personaggio ed ha la poesia dentro anche quando ci scambi due parole. Toppi dimostra che i grandi non hanno bisogno di arroganza o superbia e son grandi per questo.

Antonio ha detto...

Fabiano, quello che dici e' vero, pero' non spostiamo il discorso.
Per me, il vero "cuore" della cosa e' capire che cosa avranno mai fatto di male questi benedetti wannabes, anche quelli privi di (auto)senso critico e pieni di se'.
Se e' vero che lavora solo chi sa lavorare (anche se non fa impazzire), allora sara' la Storia a fare giustizia degli atteggiamenti sbagliati.
Se non e' vero, esponiamo al pubblico ludibrio gli autori "veline".

Capitan Ambù ha detto...

Non avrai mai risposta io lo sò e tu lo sai...
Non sposto il discorso è che non porterà a nulla, visto che in Italia si parla ma non si dice...

Antonio ha detto...

Confermo... e questo pezzo di Medda ne sembra la conferma.

[emo] ha detto...

@antonio> Fabiano, quello che dici e' vero, pero' non spostiamo il discorso.
Per me, il vero "cuore" della cosa e' capire che cosa avranno mai fatto di male questi benedetti wannabes, anche quelli privi di (auto)senso critico e pieni di se'.
Se e' vero che lavora solo chi sa lavorare (anche se non fa impazzire), allora sara' la Storia a fare giustizia degli atteggiamenti sbagliati.
Se non e' vero, esponiamo al pubblico ludibrio gli autori "veline".


Finalmente un aspetto sul quale sono perfettamente d'accordo con te ;)

@fabiano> solo una cosa: un conto è il fumetto seriale, un conto l'altro fumetto.
E' lo stesso linguaggio, ma certi aspetti sono troppo differenti (pensa solo alla necessità di far uscire un albo ogni mese e alla libertà di uscire senza eccessivi vincoli).
E poi, non è che nel fumetto seriale non si collabori/discuta fra sceneggiatore e disegnatore: questi ultimi non sono dei meri esecutori e dubito che Medda li veda come tali.

Antonio ha detto...

Finalmente un aspetto sul quale sono perfettamente d'accordo con te ;)
Se hai letto bene, ho reiterato solo questo concetto...
Quindi dovevi essere SEMPRE d'accordo con me! :-)

Anonimo ha detto...

@ Emo
più che professionalità, si chiede all'esordiente di avere l'umiltà di seguire le regole, di rispettare le scadenze, di non stravolgere le storie.
A questo proposito ricordo che in Bonelli, ma credo anche in Disney, lo sceneggiatore decide e il disegnatore esegue. Con pochissime eccezioni è questa la regola in via Buonarroti.
E si torna sempre lì, in quella via di Milano. Perchè, ed è questo il vero nocciolo del problema, se vuoi campare coi fumetti in Italia, devia lavorare per mr. Sergio. E seguire le regole imposte da lui. Alla fine tutto si riduce a questo, credo.

[emo] ha detto...

@nomad> più che professionalità, si chiede all'esordiente di avere l'umiltà di seguire le regole, di rispettare le scadenze, di non stravolgere le storie.
A questo proposito ricordo che in Bonelli, ma credo anche in Disney, lo sceneggiatore decide e il disegnatore esegue. Con pochissime eccezioni è questa la regola in via Buonarroti.


A quanto so io dipende da testata a testata e da sceneggiatore/disegnatore a sceneggiatore/disegnatore.

E si torna sempre lì, in quella via di Milano. Perchè, ed è questo il vero nocciolo del problema, se vuoi campare coi fumetti in Italia, devia lavorare per mr. Sergio. E seguire le regole imposte da lui. Alla fine tutto si riduce a questo, credo.

Aggiungerei soprattutto la già citata Disney, ma anche l'Eura e - pur in maniera ridotta (anche se in quest'ultimo periodo sta ritornando a produrre) la Star.

Anonimo ha detto...

@capitan ambù: Ma! Io continuo a pensare che Medda veda il disegnatore come un mero esecutore delle proprie fantasie.

@nomad: A questo proposito ricordo che in Bonelli, ma credo anche in Disney, lo sceneggiatore decide e il disegnatore esegue.

QUANTO SEGUE, MI SA, E' NETTAMENTE OT (perdono)

accidenti se sarebbe bello! invece no, si divincolano gli stronzetti, cercano di riprendere il sopravvento! :)))

scherzi a parte: avere uno sceneggiatore che "comanda" è tipico di alcune realtà editoriali molto strutturate, come ad esempio bonelli, ad es. in disney è ancora diverso, visto che, a quanto mi risulta, spesso sceneggiatore e disegnatore non si parlano proprio.
questo è uno dei motivi che portano, secondo me, al discorso di medda. in bonelli non c'è il tempo (vista la serialità serrata) e non c'è neanche l'attitudine a fare il fumetto insieme al disegnatore. quindi è chiaro che un disegnatore che sappia obbedire diventa indispensabile. questa è la qualità che, in definitiva, nelle parole di medda diventa "professionalità",

ovviamente c'è anche un altro modo di fare fumetti (più di uno, in effetti, ma ora lasciatemi semplificare al massimo). lavorare insieme al disegnatore, permettendogli di interferire anche pesantemente con il processo creativo è un lusso che difficilmente editori come bonelli o disney si possono permettere.
lo chiamo "lusso" perché, per la modestissima esperienza che posso vantare, lavorare in sinergia con il disegnatore tende a produrre il famoso effetto gestaltico per cui il risultato è più della somma delle parti, ovvero un lavoro che è espressione non solo delle singole professionalità di sceneggiatore e disegnatore, ma qualcosa di diverso e più complesso.
credo che questo possa confermarlo qualsiasi sceneggiatore abbia mai lavorato in questo modo, come potrà anche confermare che è molto, molto faticoso.

in effetti se il disegnatore chiede "ma perché non posso far indossare un paio di scarpe da ginnastica al personaggio invece delle babbucce persiane che mi danno un sacco di problemi?" rispondergli: "perché così ho deciso e tu obbedisci, cazzo" è molto più comodo che iniziare una discussione du adidas e babbucce che porterà ad un personaggio scalzo e al cambiamento di 60 pagine di sceneggiatura.
he, sì.

li odio quegli stronzetti, l'ho già detto? :)))))

Anonimo ha detto...

Come scrittore Medda mi piace molto; è una persona dotata di un robusto mestiere e applica un metodo lavorativo scrupoloso per cercare sempre di rendere un buon servizio al personaggio per cui presta la sua opera professionale. La questione dei "wannabe" non è semplicissima e il vero errore di Medda è di darne una lettura forse un po'troppo sintetica.
Sul piano squisitamente umano, avviene nel campo del fumetto così come in altri, che chi aspira a fare un mestiere possa anche chiedersi perchè altri lavorino ed a lui tocchi sorte avversa. E' nell'ordine delle cose.
Il problema nasce quando chi eleva questo dubbio non ha la minima consapevolezza delle proprie capacità: insomma si può non lavorare sia perchè effettivamente si è impreparati sia perchè si è immeritatamente messi alla porta.
E quando non si entra in uno staff le ragioni posso essere diverse, prima fra tutti l'oggettiva mancanza di spazio.
Ma se fosse tutto qui state pur certi che la cosa non avrebbe la rilevanza che invece assume periodicamente (o costantemente ?) nel mondo di internet come in quello delle fiere e delle scuole del fumetto. Esiste dell'altro.
Il fatto è che oggi se vuoi campare scrivendo o disegnando fumetti, in Italia è molto difficile; di più, di norma non basta spedire o portare i propri lavori in redazione, perchè se si esclude un editore che tiene un archivio delle persone da "tenere d'occhio", altri difficilmente lo fanno.
Quindi il nostro wannabe si rende conto che deve mettere sul piatto del tavolo da gioco dell'altro: deve andare alle fiere, sgomitare, arruffianarsi questo o quell'autore, per non parlare di quello che avviene nei forum di discussione, luoghi spesso deputati al lecchinaggio spinto ed alla riverenza verso X o Y, che passano a leggere o postare di là e.... beh quale migliore occasione ? Insomma, non basta mandare scritti o disegni e sperare di essere scelti in virtù delle proprie capacità: al pane devi aggiungere il companatico. Questo comporta che più piccolo è l'editore più i rapporti interpersonali giocano un ruolo pesante, così come i pesi variano in una scala logaritmica.
Entrano in gioco amicizie, simpatie, antipatie, compagni di scuola, atteggiamenti mafiosetti di persone che, deputate a scegliere uno scrittore o un disegnatore, anzitutto faranno gli interessi di qualche amico che sennò sta alla canna del gas e dunque invece di far entrare nello staff X che è bravo, scelgono Y che vale la metà ma i due si conoscono da 10 anni e stampavamo fanzine insieme. Del resto, si giustificherà il selezionatore non devo indire un pubblico concorso per assumere, no ? Chi m iobbliga ad uan scelta improntata su un giudizio obiettivo e scevro da condizionamenti di tipo extra artistico ?
In altre perole, il meccanismo meritocratico nell'Editoria fumettistica italiana
è alquanto fallace e sono cose che sanno TUTTI, solo che non si dicono. Anzi, vengono dette e si dice che la leggenda che spesso lavorino solo "gli amici" è una leggenda appunto, perchè se la ripeti a iosa questa storiella la depotenzi, in modo tale che quando questo principio lo applichi lo farai indisturbato (tanto non è vero, no ?). Insomma è come colui che ad un posto di blocco dichiara di avere un cadavere nel bagagliaio e quindi viene lasciato andare senza controllo: chi dichiarebbe una cosa simile se non uno che dice una balla?
Cose che sanno tutti, dicevo, ma che è bene non palesare; vogliamo ancora di più far emergere la piccolezza dell'italico mondo del fumetto, dove possibilmente sbagli una parola, urti la sensibilità di qualche editor che la mette sul personale e ti sei giocato la possibilità di presentare in quell'editore i tuoi lavori per i prossimi 2 eoni ? E se poi gli editori di fumetti prodotti in Italia sono meno di cinque, e quello non ha spazio, l'altro te lo sei inimicato, l'altro ha letto le tue sparate su un forum e ora ti snobba... Andiamo bene, no ?
Ecco, la situazione dei poveri wanabe italiana è questa, e forse Medda, chiuso nella sua torre come Saruman ne Il "Signore degli Anelli" dovrebbe semplicemente scendere sulal strada e tenere conto di tante altre cose.
Ed inutile dire che queste cose le scrivo perchè le so, e le so perchè le sapete tutti voi che leggete questo pezzo: o perchè i fumetti li fate, o perchè frequentate i forum, o perchè un vostro amico ha preso qualcuno delle sberle di cui sopra e vi è toccato produrvi in una parola di conforto.
Quando il fumetto italiano si depurerà di tutto questo, la questione wannabe avrà meno importanza. Oh, naturalmente, ci sono tanti giovani che sono stati assunti in staff da perfetti sconosciuti e senza troppi se e ma.
Generalizzare è sempre sbagliato, ma non dire le cose come stanno, altrettanto.

Andrea

Anonimo ha detto...

@Susanna
Quoto parola per parola.

@Andrea
Non so come funziona l'"assunzione" dei non professionisti presso le case editrici, ma penso che se funzionasse esattamente come la descrivi tu, ci sarebbe una moria di pubblicazioni ancora maggiore di quella che conosciamo.

[emo] ha detto...

@nomad> Non so come funziona l'"assunzione" dei non professionisti presso le case editrici, ma penso che se funzionasse esattamente come la descrivi tu, ci sarebbe una moria di pubblicazioni ancora maggiore di quella che conosciamo.

il dono della sintesi.
concordo parola per parola.

Capitan Ambù ha detto...

Io concordo in tutto e per tutto con Andrea.
Non ho capito molto il discorso sugli stronzetti...a chi è rivolto?
Non trovo che un disegnatore possa essere così stupido da dibattere per un paio di scarpe, ma con chi lavorate?
Si parla di discussioni di regia del fumetto, atmosfera e così via, non si stà giocando si fà un lavoro che è quello del fumetto.
Allora un bravo disegnatore deve essere un automa che esegue ciò che gli viene detto?
Fateveli voi i disegni allora ahahaha
Io non credo che lo sceneggiatore sia così categorico per fortuna, la Bonelli propone di solito prodotti di buon livello e non penso sia solo una questione di consegne e standardizzazione, fortunatamente.
Poi il discorso dei tempi stretti e delle consegne...Ci sono bravissimi e stimati disegnatori che hanno tempistiche differenti e non per questo non meritano di lavorare.
IO ROBOT!

Anonimo ha detto...

@ Capitan Ambù
Credo che non ci siamo capiti: Susanna ha citato le scarpe a titolo di esempio, comunque ai fini della storia possono diventare un particolare importante come un altro.
Nessuno vuole disegnatori automi, solo che in Bonelli lo sceneggiatore ha la prima e anche l'ultima parola. La storia è sua ed è lui che decide se avvalersi o no della collaborazione narrativa del disegnatore. Si può essere d'accordo o meno, però è questa la realtà.

@emo
Me lo dicevano anche a scuola che avevo il dono della sintesi :-D

Capitan Ambù ha detto...

Che sia la metodologia di lavoro di alcuni sceneggiatori ne sono ben conscio,ma si può almeno discutere che sia ora di sbirciare fuori da casa e vedere se questo metodo funziona?
Le vendite danno ragione è vero,ma se i lettori calano su certe testate ci sarà un motivo no?
Il mondo và avanti e a parer mio lo sceneggiatore solo non basta ad una buona riuscita di un fumetto.
Non mi ricordo dove ho letto che la maggior parte degli sceneggiatori che lavorano nel fumetto sono sceneggiatori cinematografici che non riescono in quel campo.
Scusate non ricordo dove l'ho letto , e non condivido, ma generalizzando potremmo dire che questo è vero...naturalmente generallizzando...

Anonimo ha detto...

Se posso aggiungere 2 cent alla discussione... credo siamo al solito equivoco tra lavorare nel fumetto industriale e fare libri a fumetti. Per chi scrive e basta, è piu semplice: fa un articolo che gli viene pagato xxx euro a cartella, e poi fa un libro che, in proporzione, gli viene pagato molto meno. Quanti scrittori in Italia potrebbero campare dei propri romanzi? Ben pochi.
Eppure, continuano a scriverli.

Il fumetto somma il concetto di periodico e di libro e l'ambizione di tanti autori è realizzare libri, pagati come sui periodici.

Ma questo è impossibile.

Certo posso provare a capire il fastidio di Medda (vi invito a pensare a lui come a un caporedattore anziano di chessò, L'espresso) di fronte a giovani giornalisti che per fare un pezzo sulla sagra della caciotta scomodano metafore e allegorie dostojevskiane.

E allo stesso modo il giovane giornalista è frustrato dal non poter esibire tutto lo stile derivante dall'attento studio dei grandi romanzieri russi.

Quando poi il giovane giornalista smetterà di essere giovane (o giornalista) capirà di dover scrivere un pezzo semplice e diretto per raccontare la sagra della caciotta, per pagare l'affitto e per potersi dedicare ad un romanzo dove tutto il suo talento possa venire fuori.

La confusione aumenta con il modello americano, perchè lì soprattutto la Vertigo stampa i comicbooks come depliant pubblicitari (e carrier di raccolta pubblicitaria) dei volumi che raccoglierà in seguito. Perchè solo coi volumi realizzerà dei profitti.

ciao!

marco schiavone

[emo] ha detto...

@fabiano> Non mi ricordo dove ho letto che la maggior parte degli sceneggiatori che lavorano nel fumetto sono sceneggiatori cinematografici che non riescono in quel campo.

Ovunque l'abbia letta e chiunque l'abbia scritta, mi sembra - con tutto il rispetto - una gran cazzata.

@marco> Quando poi il giovane giornalista smetterà di essere giovane (o giornalista) capirà di dover scrivere un pezzo semplice e diretto per raccontare la sagra della caciotta, per pagare l'affitto e per potersi dedicare ad un romanzo dove tutto il suo talento possa venire fuori.

A quel punto - ipotizzando che riesca a farlo al meglio - dovrà solo rimboccarsi le mani e sperare di incontrare un editore che ne intuisca le potenzialità e che abbia la capacità organizzativo-economica per lanciarlo al meglio. Giusto?

Anonimo ha detto...

beh, sì. e non è mica facile, me ne rendo conto (e mi guardo bene dal difendere la categoria).
purtroppo questo fino a qualche anno fa collimava con l'editore della pagnotta.
Oggi non credo sia piu possibile, mi pare che la forbice di costi e pubblico e racconto sia ampia come non mai.

marco schiavone

Antonio ha detto...

La confusione aumenta con il modello americano, perchè lì soprattutto la Vertigo stampa i comicbooks come depliant pubblicitari (e carrier di raccolta pubblicitaria) dei volumi che raccoglierà in seguito. Perchè solo coi volumi realizzerà dei profitti.

Pero' in Vertigo con i monthlies ci pagano le spese di stampa e gli autori (e bene) comunque...

In ogni caso, vorrei dare una mia interpretazione: a me sembra che Medda non faccia il caporedattore anziano che vuole insegnare a lavorare a chi si lancia in voli pindarici (che sarebbe lodevole).
Mi pare invece che presuma (a torto) che tutti quei "MOLTI MA NON TUTTI" wannabes che pensano "se ce l'ha fatta quello, perche' io no?" siano a) incapaci di capire quali sono le logiche per cui i professionisti lavorano, b) pigri con la mentalita' da veline e c) stupidi che gli stanno tanto sul cazzo che se potesse dirlo li condannerebbe alla forca.
La domanda e': ma perche' gli rode tanto il culo?
A Glasgow c'e' un tizio che da anni va in giro a dire che Morrison e Millar gli hanno rubato le idee: un povero pazzo, insomma.
Ma Morrison e Millar non si lanciano in filippiche dando dello stupido a destra e a manca.
Perche'? Io la risposta me la sono data: hanno di meglio da fare.

[emo] ha detto...

@marco> mi sono accorto solo dopo averla postata che la domanda era più retorica di quanto volesse inizialmente essere.
Ho proprio bisogno di ferie, immediatamente :)

@antonio> c) stupidi che gli stanno tanto sul cazzo che se potesse dirlo li condannerebbe alla forca.
La domanda e': ma perche' gli rode tanto il culo?
A Glasgow c'e' un tizio che da anni va in giro a dire che Morrison e Millar gli hanno rubato le idee: un povero pazzo, insomma.
Ma Morrison e Millar non si lanciano in filippiche dando dello stupido a destra e a manca.
Perche'? Io la risposta me la sono data: hanno di meglio da fare.


cerchiamo di mantenere la discussione sui toni avuti fino ad ora, please. Non ho voglia di fare il maestrino di bon-ton fra persone che non ne hanno bisogno.

[emo] ha detto...

antonio> dimenticavo: il pazzo di Glasgow è già il mio mito. Mi manderesti qualche info ulteriore per mail? :)

Antonio ha detto...

cerchiamo di mantenere la discussione sui toni avuti fino ad ora, please.

Ci mancherebbe. Ma "rodere il culo" tu come lo dici in termini diversi?
E la messe di "stupidi", "autovelox per la stupidita'" e via dicendo non ti sembra sinonimo di fastidio (o stare sul cavolo?)
Ci mancherebbe che per criticare un atteggiamento astioso ricorressi all'insulto. Contro Medda non ho niente. Ha solo sbagliato bersaglio e modo di porsi.

Armaduk ha detto...

@ambu: Non trovo che un disegnatore possa essere così stupido da dibattere per un paio di scarpe, ma con chi lavorate?
Tipo con ME. Io sono il classico disegnatore così stupido da dibattere per un paio di scarpe se ritengo che siano "out of character". Realizzo un lavoro molto più lungo di quello dello sceneggiatore e ritengo di avere il diritto, se possibile, di esprimere il mio dissenso su tutti i punti che mi pare della sceneggiatura. L'importante è mettersi d'accordo prima. E lo faccio solo con quei personaggi e quelle storie che "sento" miei.
Quando invece mi ritrovo alle prese con un lavoro PAGATO e destinato alla grande diffusione, beh allora consegno le tavole in tempo, pulite e tutto come le vorrebbe Medda. E se illo sceneggiatore scrive un'emerita cazzata io disegno esattamente QUELLA emerita cazzata senza battere ciglio.

@ambu: Certo posso provare a capire il fastidio di Medda (vi invito a pensare a lui come a un caporedattore anziano di chessò, L'espresso) di fronte a giovani giornalisti che per fare un pezzo sulla sagra della caciotta scomodano metafore e allegorie dostojevskiane.
Vero. Ma Medda NON parla di aspiranti giornalisti dell'espresso. Sembra più che parli di TUTTI quelli che tengono una penna in mano e vogliono scrivere qualsiasi cosa. Ok, mi spiego meglio: Medda parla di aspèiranti autori in generale prescindendo dal fatto che vogliano lavorare alla Bonelli, alla Disney, alla Marvel, alla Vertigo o alla Dargaud. Se il discorso fosse stato del tipo :"i wannabe che puntano alla BONELLI ecc. ecc...) allora avrei potuto, seppure solo in parte, condividerlo. Ma applicare il discorso a TUTTO il fumetto italiano, beh, questo proprio no.

[emo] ha detto...

@antonio> E la messe di "stupidi", "autovelox per la stupidita'" e via dicendo non ti sembra sinonimo di fastidio (o stare sul cavolo?)

le parole che ha usato nel suo articolo pubblicato sul suo sito sono cose sue.

Ci mancherebbe che per criticare un atteggiamento astioso ricorressi all'insulto. Contro Medda non ho niente. Ha solo sbagliato bersaglio e modo di porsi.

so benissimo che non l'hai messa sul personale, ma ho puntualizzato al primo intervento un po' fuori dalle righe prima che si potesse in qualsiasi modo pensare di poter esagerare.
Hai presente Mao Tze Tung? Colpirne uno per educarne cento (ma recitata alla Abatantuono in Nel continente nero) :)

Armaduk ha detto...

Sorry, il secondo @ era per marco.

Anonimo ha detto...

Forse Medda ha inquadrato una categoria che si è formata, nella sua percezione, da una lunga fila di persone che lo interpellano perchè visioni i loro artefatti.
E poi Medda è un iper critico da sempre, certi atteggimenti gli danno fastidio e se non fosse per lui questa discussione non sarebbe iniziata. A me sembra proficua per cui lo ringrazio :-)

Antonio ha detto...

Ma io non esagero: chiamo le cose come stanno...
Senza che questo abbia la minima ricaduta sulla persona. Qui si parla dell'articolo e delle parole dell'articolo. Che non sono fatti suoi. E' un pezzo apparso su uno spazio pubblico, sorry.

Anonimo ha detto...

Armaduk scrive:
Quando invece mi ritrovo alle prese con un lavoro PAGATO e destinato alla grande diffusione, beh allora consegno le tavole in tempo, pulite e tutto come le vorrebbe Medda. E se illo sceneggiatore scrive un'emerita cazzata io disegno esattamente QUELLA emerita cazzata senza battere ciglio.


Forse è proprio questo il punto che Medda sente di dover criticare. Nella sua percezione un gran numero di aspiranti autori non fa la distinzione necessaria.
Secondo me poi, Medda parla di aspiranti auori bonelliani. Non direttamente, certo, ma si intuisce piuttosto bene.

[emo] ha detto...

@nomad> (...) se non fosse per lui questa discussione non sarebbe iniziata. A me sembra proficua per cui lo ringrazio :-)

sono d'accordissimo sul fatto che la discussione sia interessante non solo per la quantità di commenti, ma soprattutto per il grado di approfondimento di ognuno di questi e spero davvero possa continuare.

@armaduk> (...) Quando invece mi ritrovo alle prese con un lavoro PAGATO e destinato alla grande diffusione, beh allora consegno le tavole in tempo, pulite e tutto come le vorrebbe Medda. E se illo sceneggiatore scrive un'emerita cazzata io disegno esattamente QUELLA emerita cazzata senza battere ciglio.

perchè?

Antonio ha detto...

perche' la casa editrice (evidentemente) ti richiede quel tipo di atteggiamento.

Capitan Ambù ha detto...

Scusate ma parliamo di fumetti? Se disegno per la Bonelli disegno in un modo, se disegno per pinco pallino in un altro.
Scusate ma è pieno di lavori a questo mondo che rendono molto di più, perchè fare fumetti, paura di lavorare?
Scusate ma per quanto mi riguarda se non c'è passione un fumetto sarà al massimo soltanto sufficiente a prescindere dal talento di chi lo esegue.
Come lettore riesco a distinguere se un autore dà tutto se stesso o si risparmia nel suo lavoro.
Come mai ci sono stati dei cali nelle vendite di testate rinomate come Dylan Dog?
Io sono un lettore e cerco un fumetto di buona qualità, ma se voi andate a comprare una qualsiasi cosa da un auto a una melanzana cercate di scegliere il meglio per le vostre esigenze? Perchè nel fumetto non deve essere così.
Vabbè idee diverse sull argomento e forse come al solito stò scantonando.
E poi vi pare che possano esistere veline nel fumetto, che cavolo ci vengono a fare? La fame ehehe

Antonio ha detto...

magari ci fossero le veline...
un po' di gnagna ci vuole sempre.

ahah

Ops! Ora ha ragione Medda...

Anonimo ha detto...

@Capitan Ambù
DD è in calo da parecchi anni come tutto il parco testate Bonelli. Non si tratta tanto di qualità nel senso più ampio del termine, quanto di concezione del fumetto. La "concezione Bonelli" è per molti aspetti vetusta e non attira i giovani lettori. Parere personale ovviamente.
Quanto alle veline, si trovano in tutti i campi le "prime donne", coloro che vogliono emergere senza faticare. Si trovano anche nei circolini di periferia, figurarsi nel fumetto.

Anonimo ha detto...

@armando: Realizzo un lavoro molto più lungo di quello dello sceneggiatore e ritengo di avere il diritto, se possibile, di esprimere il mio dissenso su tutti i punti che mi pare della sceneggiatura.

guarda, su questo nessuno aveva dei dubbi.

x ambu: litigate di un'ora su un paio di scarpe: non era un esempio campato in aria, ti assicuro.
e, a parte lo scherzo di chiamare i disegnatori "stronzetti", penso che lavorare così sia la cosa migliore che può capitare a uno sceneggiatore.
sì, abbiamo discusso per un'ora di scarpe e questo, secondo me, ha aiutato meglio armando a capire il personaggio che avrebbe disegnato per altre 24 tav (che era, appunto, una femme fatale che necessitava di tacco a spillo e decolletè eNON di "stivaletti". e questo era quanto).

comunque, in realtà, la maggior parte delle cose che uno sceneggia ricadono nella categoria 2, ovvero (@armando): E se illo sceneggiatore scrive un'emerita cazzata io disegno esattamente QUELLA emerita cazzata senza battere ciglio.
e lo sceneggiatore ringrazia. fine della storia.
ripeto, è molto rilassante limitarsi a correggere i dettagli fuori posto e a controllare che tutto segua la sceneggiatura stile mattone alla moore che hai consegnato al povero cristo. he-he.

@nomad: DD è in calo da parecchi anni come tutto il parco testate Bonelli. Non si tratta tanto di qualità nel senso più ampio del termine, quanto di concezione del fumetto. La "concezione Bonelli" è per molti aspetti vetusta e non attira i giovani lettori. Parere personale ovviamente.

ovviamente quoto.
ma non solo. bonelli sta moltiplicando le testate "spalmando" (lo so, orribile parola) i lettori.
questo, sfortunatamente,imho, non porterà alla loro moltiplicazione, come alcuni sembrano credere.
certe cose riescono solo coi pani e coi pesci, e comunque bisogna aver seguito corsi di marketing altamente professionalizzanti presso l'azienda paterna :D

Anonimo ha detto...

A me sembra che alla fine si stia sempre girando intorno allo stesso concetto... Ovvero, sì, ci sono dei fessi fra gli aspiranti fumettisti. Come ce ne sono fra i fumettisti professionisti. Come ce ne sono fra scrittori e aspiranti tali, fra musicisti e aspiranti tali, fra botanici e aspiranti tali. E quindi? Boh, peggio per loro, a mio avviso.

Sarei invece curioso di avere una risposta a questa domanda (che non è polemica, ma reale): si parla di calo delle vendite dei Bonelli legato alla qualità. Ora, a me non interessa dire/sapere se effettivamente la qualità media degli albi Bonelli sia calata, però mi piacerebbe scoprire, se questo assunto è vero, quali fumetti negli ultimi cinque/sei anni hanno aumentato le vendite. Perché le voci che sento io dicono che i nippi sono calati, che gli americani sono calati, che i francesi se superano le 1000 copie si stappa lo champagne, che le produzioni italiane extra-Bonelli non vendono come una volta... Perciò mi chiedo: fa tutto così schifo, ormai? Oppure qualche serie o personaggio ha riscosso un grosso successo economico (che non sia quello mediatico delle Winx -le Wirch già sono in fase tracollante), in questi anni? Ripeto, sarei veramente interessato a saperlo, perché me lo sto domandando da un po'.

Ciao,

Federico

Anonimo ha detto...

mi sa che la tua domanda sia diventata, negli ultimi anni, LA domanda, federico.
la mia impressione è che le vendite siano calate un po' dappertutto, ma il numero delle testate sia aumentato. di nuovo mi tocca dire che forse i lettori sono sempre gli stessi ma si sono "spalmati"? (mi piacerebbe vederlo, un lettore spalmato, tra l'altro)
e forse è per questo che da alcune parti provengono grida di una grande rinascita del fumetto italiano e da altre si intensificano le voci di depressione-tremenda-depressione.

c'è una storiella famosa (sì, stasera non c'ho un cazzo da fare, ok?) che riguarda i pompieri e gli incendi. osservando le statistiche sugli incendi è stato notato che più un incendio è grande e distruttivo più pompieri erano presenti dove è scoppiato. da queste statistiche si potrebbe evincere che esista una relazione diretta pompieri> incendi, nel senso che più pompieri ci sono e più danni farà l'incendio.

secondo me quelli che leggono il moltiplicarsi delle iniziative editoriali in italia come il segno di una grande rinascita si comportano più o meno come quelli che stabiliscono questa relazione impropria.

sempre a mio parere, l'unico dato di vendita seriamente e inconfutabilmente positivo degli ultimi anni è quello che riguarda gli allegati ai quotidiani.

Anonimo ha detto...

bella sintassi, btw. :) se mi vedesse la mia vecchia maestra mi metterebbe dietro la lavagna... :))

Antonio ha detto...

ci sono dei fessi fra gli aspiranti fumettisti. Come ce ne sono fra i fumettisti professionisti. Come ce ne sono fra scrittori e aspiranti tali, fra musicisti e aspiranti tali, fra botanici e aspiranti tali. E quindi? Boh, peggio per loro, a mio avviso.
Vallo a dire a Medda. Per lui uno dei problemi piu' grossi dell'editoria italiana e' quello dei wannabes.
Ma tutto verra' risolto da quelli che vogliono fare belle storie, senza preoccuparsi di "pubblicare". Perche' presto il mondo sara' nelle loro mani.

Capitan Ambù ha detto...

Si peccato che nessuno leggerà mai le loro storie, quale miglior autore di quello che non detronizza nessuno.
Che scrive o disegna per se stesso ed amici, e pensa in fondo è solo una pubblicazione che mi frega, io son felice così...poi parte la musichetta
...Somewhere over the rainbow way up high,
there's a land that I heard of once in a lullaby...

Anonimo ha detto...

Sempre in tema di "favole" e "racconti", quella dei lettori "spalmati su più testate" è un'altra bella invenzione. Sono sicuro che Alfredo Castelli ci imbastirebbe pure una storia "mysteriosa" al pari di quella scritta molti anni fa ne "L'uomo che inventava le barzellette".
Parliamo di fatti.

E' vero che il parco testate Bonelli è più ampio oggi che non negli anni settanta, per esempio, che poi è l'esempio che portano molti per suffragare la spalmatura di cui sopra; ma il punto è che oggi, fondamentalmente, c'è solo Bonelli, con un'aggiunta di Disney e d'Astorina.
Eura e Star vengono un bel pò dopo.
Poi il nulla.

Ora, negli anni settanta oltre la Bonelli vi era la Dardo, le Edizioni Alpe, Il Corriere dei Piccoli, l'Editoriale Metro, la Universo.
Non vi basta? C'erano Edifumetto ed Ediperiodici con le loro pubblicazioni per adulti, e non credo che chi acquistava "Sexy Favole" o "Il tromba" fosse necessariamente un appassionato di fumetti, e i disegnatori degli albi erotici venivano STRAPAGATI.
E, più in generale, le tirature erano molto più elevate: a confronto, alcune odierne sono semplicemte ridicole.

La verità ? La verità è che il numero dei lettori è molto calato; diminuito secondo una parabola discendente iniziata a metà anni ottanta e mai più terminata.
Questo perchè il fumetto sarà arte, e non ci sono dubbi; ma è anche intrattenimento ed in questo settore la concorrenza è agguerrita. Come investe oggi un giovane che ha dieci euro in saccoccia da spendere per "intrattenimento" ? Si compra un fumetto ? Bah. Permettetemi di dubitarne.
Il fumetto è sempre meno mezzo di diffusione di massa e sempre più appannaggio dell'appassionato; lui si che vi investirà non dieci ma anche venti euro.
Ma il pischello "medio", con quei soldini di norma vi fa ben altro.
Cosa? Li risparmia, per esempio, per accumulare un gruzzolo buono per comprare un videogame. Sapete, Xbox 360 e Nintendo DS sono dei meravigliosi oggetti d'arredamento, ma è molto meglio alimentarli con software che ne faccia esprimere le splendide potenzialità.
Ed il software costa. E i ragazzi in software spendono, e non piantano grane come succede coi fumetti quando aumentano di dieci centesimi.
"Gears of Wars" i suoi cinquanta euro li vale tutti. "Dragonero", che ha richiesto tre anni di lavoro sembra, ai più, prezzato uno sproposito.
Ma non è finita qui. Sapete quanto è vasto il mercato dei "contenuti" per i telefoni cellulari ?
Mi sa di no. Una volta, col telefono ci telefonavi; ora il telefono è un mezzo di intrattenimento. Sorpresi? Beh, è così. Tra videogiochi, suonerie, sfondi e servizi, le società che occupano questo settore, i cosiddetti "aggregatori" fatturano cifre considerevoli. E parlo di società italiane.
Tra l'altro, questa cosa in Francia l'hanno capita già da un po' per questo è possibile trovare videogames o applicazioni legate a brand "fumettistici".
Poi c'è l'I Pod, la musica venduta su internet, il digitale terrestre, il satellite.
Oh, mettiamoci pure il cinema e un buon vecchio libro, perdiana.
Insomma: ancora convinti che si vendono meno fumetti perchè i lettori sono "più spalmati" in varie testate ?
Liberi di pensarlo. Ora però vi saluto perchè sul mio comodino ho poggiato sia un numero di "Dampyr" da leggere che "Mario Kart DS" da giocare e devo cercare di spalmarmi per bene su entrambi.

Marin

[emo] ha detto...

@nomad> DD è in calo da parecchi anni come tutto il parco testate Bonelli. Non si tratta tanto di qualità nel senso più ampio del termine, quanto di concezione del fumetto. La "concezione Bonelli" è per molti aspetti vetusta e non attira i giovani lettori. Parere personale ovviamente.

non è che - invece - siamo cresciuti noi e, diversificando le letture negli anni, ora li percepiamo in maniera diversa?

@sraule> la mia impressione è che le vendite siano calate un po' dappertutto, ma il numero delle testate sia aumentato. di nuovo mi tocca dire che forse i lettori sono sempre gli stessi ma si sono "spalmati"? (mi piacerebbe vederlo, un lettore spalmato, tra l'altro)e forse è per questo che da alcune parti provengono grida di una grande rinascita del fumetto italiano e da altre si intensificano le voci di depressione-tremenda-depressione.


Penso anche io che la situazione sia questa.

sempre a mio parere, l'unico dato di vendita seriamente e inconfutabilmente positivo degli ultimi anni è quello che riguarda gli allegati ai quotidiani.

Giusto. Ed è una cosa da non sottovalutare minimamente.
Centinaia di migliaia di famiglie hanno ora in casa dei fumetti e questa - a mio avviso - è in assoluto una cosa positiva, che potrebbe essere la base per la crescita di un nuovo pubblico.
Certo non sarà un processo rapido, ma intanto si semina, poi si raccoglie.

@marin> il tuo discorso l'ho sentito fare per la prima volta da Castelli nei primi '80.
Ovviamente non parlava di X-Box et similia, ma del proliferare delle tv private, dei videogiochi da bar, ecc. ecc.
Il problema, a mio avviso, non sta nel fatto che un ragazzo spenda in intrattenimento in senso lato, ma in cose che con l'intrattenimento hanno ben poco a che fare (chi ha detto ricariche per cellulari?).
E' un discorso da moralista da due spiccioli? Può essere, ma è anche la prospettiva di un libraio attento alle abitudini della propria clientela.

Anonimo ha detto...

ç Emo

Dici bene, le ricariche non sono intrattenimento; ma tutto il resto che ruota attorno al panorama del
"mobile" invece sì. Ed io a quello mi riferivo.

Poi, io personalmente non ho mai scaricato una suoneria per il cellulare, ma non faccio testo.

Castelli: aveva predetto diversi anni fa (1999) che i fumetti avrebbero diminuito le tirature e che molti avrebbero cambiato periodicità (bimestrali) diventando sempre più appannaggio degli appassionati.
Beh, delle due l'una. O è uno capace di guardare al di là del proprio naso o è un pericolosissimo menagramo.
Io propendo per la prima ipotesi.

Marin

[emo] ha detto...

Esiste anche una terza via: a forza di gridare al pericolo, alla fine ci si azzecca. :)

Anonimo ha detto...

@marin
come ha già fatto notare emo il tuo discorso non è certo un'assoluta novità. oserei anche dire che la domanda di federico era un pochino più circoscritta e si riferiva agli ultimi anni intendendo gli ultimi 2-3 anni (le testate citate erano quelle).
e, be', putroppo negli ultimi 2-3 non c'è stata una improvvisa riconversione di amanti di videogiochi, interattività varia et similia al fumetto. quello è un pubblico perso da un paio di decenni. un decennio ad essere buoni. nessuno più si aspetta che le stesse persone che giocano a tennis col wee siano assidui compratori di fumetti (mentre ho l'impressione che valga il contrario).
in effetti, parlando del pubblico che i fumetti avevano 2-3 anni fa, non credo ci siano state perdite incredibili. però nemmeno incredibili incrementi, come qualcuno sembra credere.
il discorso della spalatura era un ironico modo per constatare che se bonelli continua a lanciare nuove serie credendo di far crescere il suo parco lettori invece al massimo lo spalma. e neanche sempre.
forse potrebbero essere interessati ad osservare il dato essenziale riguardante alcune di queste nuove serie, ovvero che quelle più "naive" hanno fatto il tonfo, mentre le altre (hem... l'altra, ok) un po' più "lavorata" se l'è cavata benino.
detto questo, io non sono di certo la migliore analista di casa bonelli in circolazione, considerato che il totale di loro testate che leggo ammonta a 0,5 (circa ogni due mesi un titolo random). :)

Anonimo ha detto...

Regà, perdonate l'intrusione, e scusate anche se vi riporto un po' sul tema della questione (l'articolo di Medda), ma il punto secondo me non è tanto se Medda ha o no ragione, ma... che cosa è successo a Medda. Eh sì perchè, a giudicare dalle cose che scrive ultimamente sul suo sito, l'arroganza, la “saccenza” e la prosopopea... la fanno ormai da padrone. Insomma dov'è finito il Medda brillante, arguto, intelligente e fine osservatore (o meglio... fine dicitore) delle "cose fumettistiche"? A me ormai sembra irrimediabilmente trasformato nella zitella acida che abita al 4 piano - e non fate finta de sapè chi è la zitella acida del 4° piano perché ce lo sapete tutti chi è perché c'è nei palazzi di tutte le città del mondo 'na zitella acida al 4° piano - e cioè quella che sbraita contro la vicina di pianerottolo perchè fa troppo rumore, che urla con quella che le abita sotto perchè c'ha il bambino di 2 mesi che piange la notte (avete mai visto tanta crudeltà in un bimbo?), che litiga con quella del 2° piano perchè sbatte sempre la porta quando esce dell'ascensore, che minaccia di morte il cane di quella del 1° piano perchè abbaia (cani che abbiano!? Ma che razza di animali so’?), che rimprovera quella del pianterreno perchè non chiude mai il portone d'ingresso (perchè per la zitella acida chi abita al pianterreno di una stabile è automaticamente sinonimo di portiere dello stabile stesso)... insomma, 'na vera e propria palla (al piede, che avete capito). Insomma per me Medda ultimamente ce l'ha su con tutti: e coi disegnatori, e coi Lelli, e coi nerd, e con quelli che adorano Moore (e non lui, geloso eh?), e con quelli che frequentano i niùsgrup, e con gli autori professionisti e coi wannabe... ahò, e non gliene sta bene una!!! A Medda, ma se ti sei rotto le scatole di tutto ciò che circonda il mondo fumettistico, invece di sparare a zero su tutto e tutti, perchè non te ne vai e lasci magari il posto ad un wannabe più volenteroso e motivato di te? Seeeee... io già me lo vedo il Medda che strabuzza gli occhi davanti al computer e mormora fra sè e sè: "Te piacerebbe, eh?". E via subito a scrive un bell’articolo al vetriolo contro tutte le zitelle acide che abitano al 4° piano dei palazzi di tutte le città...
PS: Il Medda è perduto. Fatevene una ragione. ;-D

Anonimo ha detto...

@ Marin
I disegnatori dei fumetti porno erano strapagati? o_O Ma se l'editore diceva loro che c'era crisi e che non vendeva nulla. e poi si comprava lo yacht. Vabbè questo era OT.

Il problema, è vero, sta nel fatto che l'industria dell'intrattenimento si evolve di anno in anno e tira fuori tante novità. Avviene in tutto il mondo. Però nei paesi francofoni e in Giappone la crisi del fumetto non c'è o non è avvertita come da noi. Persino gli USA stanno uscendo dal pantano degli anni '90. Perchè? Secondo me è perchè noi ci siamno completamente scordati dei bambini. Continuiamo a menarla col l'autorialità, con le cose fatte perchè c'abbiamo le cose dentro da dire, con le edizioni super lusso e ciscordiamo che i lettori stanno morendo di vecchiaia e che nessun bambino prende il loro posto. E poi ci stupiamo che giocano con la play?

Anonimo ha detto...

@ SRAULE

Il perchè Bonelli differenzi ormai molto l'offerta in edicola non è un grosso mistero.
Certo, si cerca di sostituire le testate chiuse con altre, si prova a reimpiegare parte dell'organico che altrimenti se ne andrebbe a spasso e, sì, si prova anche a catturare nuovo pubblico ma Bonelli è il primo a non riporvi troppe speranze.
Va anche detto, tuttavia, che per le dimensioni editoriali di Bonelli, il numero di testate non può scendere al di sotto di un certo limite e questo per tutta una serie di motivi che qui sarebbe troppo lungo esporre; non ultimo però, quello legato al fatto che le testate Bonelli, tutte insieme, occupano in edicola uno "spazio fisico" che deve essere immediatamente riconoscibile anche dall'avventore occasionale. Questa è la ragione per la quale, il formato "bonellide" rappresenta il riferimento per la concorrenza. Se sei l'Editore Pinco e vuoi sperare di sopravvivere facendo fumetti o scegli il formato "bonellide" o quello delle "Witch". Fine.

Se sgarri, l'edicolante medio che coi fumetti non ha tempo da perdere, prende il tuo bell'albo e lo schiaffa vicino a "Gioca e colora con L'Ape Maia" e tu sei fottuto.
Paradigmatico quanto accadde ad un bonellide edito anni fa da "Il marchio Giallo": "Ironhearth". Bonellide nella concezione, aveva un formato non bonellide e gli edicolanti lo tenevano esposto ben lontano da Tex, Dylan e affini.
Risultato: un bagno di sangue editoriale.

Marin

Anonimo ha detto...

@ Nomad

Ai tempi d'oro, anni settanta, i disegnatori di fumetti erotici erano ottimamente retribuiti. Questi sono fatti. La Erregi di Cavedon e la Edifumetto di Barbieri sfornavano albi venduti in centinaia di migliaia di copie: Isabella, Vartan, Lucifera ed affini erano dei successi. Agli inizi degli anni ottanta il panorama si deteriorò. Se poi gli editori pagavano meno del dovuto questo è un'altro discorso; se poi vendevano materiale all'estero e non pagavano royalties idem.

Io ho solo esposto il quadro generale fine anni sessanta/settanta. Da "Corna vissute" in poi era già tutt'altra cosa.

Marin

[emo] ha detto...

@baldo> un altro intervento del genere e casso il commento senza nemmeno avvisare, ok?
Se vuoi dare il tuo contributo alla conversazione con qualche concetto interessante, sei il benvenuto.
Altrimenti puoi tranquillamente piantarla.
Grazie.

Anonimo ha detto...

@ Marin
Sui disegnatori "erotici" ho info diverse, anche riguardo al periodo che citi, ma non ho dati certi quindi chiudo :-)
Quoto invece totalmente quello che hai scritto su Bonelli e la struttura che deve tenere in piedi. Una struttura cresciuta per reggere un venduto di decine di milioni di copie l'anno, mentre oggi (la stessa struttura) ne vende pochi milioni.
Ribadisco:
CI VUOLE IL RITORNO DEL FUMETTO PER BAMBINI!

Armaduk ha detto...

Nomad:La "concezione Bonelli" è per molti aspetti vetusta e non attira i giovani lettori. Parere personale ovviamente.
Emo:non è che - invece - siamo cresciuti noi e, diversificando le letture negli anni, ora li percepiamo in maniera diversa?

State dicendo la stessa cosa. Sulla quale, tra l'altro, sono perfettamente d'accordo. Siete sicuramente al corrente del fatto che esiste questa cosa che si chiama MODA e che è un'usanza più o meno mutevole che, diventando gusto prevalente, s'impone nelle abitudini, nei modi di vivere, nelle forme del vestire, ecc. Rispetto agli anni 70/80 adesso ascoltiamo ALTRA musica, indossiamo ALTRI vestiti, abbiamo ALTRI tagli ci capelli, leggiamo ALTRI libri, guardiamo ALTRI film, ecc. ecc. Però alla Bonelli fanno sempre gli STESSI fumetti. Negli anni 80 DD era diventato di MODA ed infatti a suo tempo vendeva come il pane. Poi, passata la moda, passata la festa. E adesso venitemi a parlare di Tex che continua a stravendere. Tex conta su un grosso numero di vecchi appassionati ed è slegato da questo discorso di mode. Come Asterix, tra l'altro.

@ marin Quoto tutto quello che hai scritto. E' vero. Ci sono le XBox e le suonerie ecc. MA:
Quand'è stata l'ultima volta che hai visto pubblicità della XBOX su giornali, riviste e TV? Quand'è stata l'ultima volta che hai visto pubblicità delle SUONERIE su giornali, riviste e TV? E dell'IPOD? E di un LIBRO? E vogliamo parlare dei FILM? E infine, indovina un po'... Quand'è stata l'ultima volta che hai visto pubblicità di un FUMETTO su giornali, riviste e TV? In Italia, come nel resto del mondo, il mercato lo fa il marketing che, tra l'altro, crea le famose MODE di cui sopra. Bene: il fumetto è l'unica industria italiana che fa a meno del marketing. E' già un miracolo che esistano ancora i fumetti. Il punto è che, a mio parere, Il fumetto avrebbe delle potenzialità di vendita incredibili e potrebbe tranquillamente fare concorrenza ai vari giochi per nintendo SE solo fosse pubblicizzato la metà degli altri prodotti presenti sul mercato.

@Nomad: CI VUOLE IL RITORNO DEL FUMETTO PER BAMBINI!
Scusa ma questa non credo di averla capita bene. La Disney non fa fumetti per bambini? E di sicuro la Bonelli non fa fumetti per adulti. O forse intendi qualcosa per bambini ancora più piccoli? Tipo la Pimpa o Bussi l'orsetto?

Anonimo ha detto...

X emo
Puoi tranquillamente cassare il mio commento precedente - e ci mancherebbe altro! - perchè il sito è tuo e lo gestisci tu, no? O... Medda? Ok, ok... dopo questa battuta (infelice?) me la sono proprio meritata la cassazione... ehm... il cassamento... ehm... (ma non sarebbe più lecito dire... CENSURA!!! Non suona meglio?). Comunque perdona ancora la mia intrusione sul tuo blog e perdonami anche se colgo l'occasione di questa mia piccola replica per scusarmi con tutte le zitelle acide del 4° piano che si sono sentite offese dal mio commento precedente(lo sapevo... lo sapevo che dovevo usare il generale in pensione rimbecillito del 5° piano per il mio esempio. Generale... fortino... sì, così l'avrebbe capita pure emo la mia "metafora meddiana"! ;-D)

[emo] ha detto...

@baldo> vedo che hai proprio capito tutto e me ne compiaccio.
Ora che hai rifatto le prove d'ammissione per Zelig riprendiamo a parlare fra adulti?

Anonimo ha detto...

@ Armaduk
La Disney è la versione funny della Bonelli. I suoi personaggi non sono più "di moda" da un bel pò. Bonelli fa fumetti per tutti, ma li leggono gli adulti perchè per i bambini sono "lenti", "lunghi", "pallosi", "vecchi". Emo sa cosa intendo se ha occasione di parlare con qualcuno dei suoi clienti più giovani.
Io non sono cresciuto con Topolino (non solo), ho letto Il Corriere dei Piccoli, Il Giornalino, Il corriere dei Ragazzi, Soldino, Tiramolla, Trottolino, ecc.
Una volta c'era un'ampia scelta di fumetti per bambini e ragazzi che oggi non esiste più. E la cosa, secondo me, è grave.
Marketing: è vero che gli editori fanno poco marketing, ma la Disney ne fa parecchio e continua a perdere lettori. Non credo che sarebbe molto diverso se facessero pubblicità in televisione, ma è un discorso accademico. nessun editore di fumetti si può permettere la pubblicità in TV.

Anonimo ha detto...

armaduk: è già la seconda volta che dici che bonelli fa fumetti per ragazzini. forse sono io che ho capito male il discorso.
in caso contrario ti sfido a trovare un qualsiasi adolescente che legga dylan dog, julia o magico vento e non... chessò, dragonball.
per quel che ne so i bonelli(di) li leggono dai 25 in su. 20 a voler essere buoni.
capisco che hai una certa, veneranda, età, ma quelli non sono proprio ragazzini, eh? :)

@marin. totalmente d'accordo.

Capitan Ambù ha detto...

Caro Baldo devo ammettere che parecchi la possano pensare come te, ma ammettiamo, che Michele Medda per quanto possa essere discutibile per modi di fare e di dire, meriti il rispetto che si deve ad un professionista quale egli è.
Bhè devo dire che se Emiliano fosse un censore non avrebbe tutti questi commenti in un post così caldo, caspita più di 100.
Grazie Emiliano per l'ospitalità e capisco che voglia tenere un discorso più serio, perchè se cominciamo tutti a far casino io per primo non se ne capirebbe più nulla.
Invece riguardo i problemi su vendite e quant'altro da parte mia non ho le conoscenze per immaginare nuove linee editoriali, non essendo un editore.
Ma da parte degli autori ci vorrebbero più idee, perchè è importante una professionalità nella confezione di un prodotto ma è il contenuto che un cosumatore cerca.
visto che si vuole escludere a priori l'artisticità del fumetto.
Il fatto di non leggere (fumetto o libro che sia) è un male del secolo, è un dilagare di ignoranza e carenza di coscenza sociale.
La cultura è in crisi e il fumetto volente o nolente ne fà parte.
E in questo caso che l'unica cosa che io nel mio piccolo posso fare è rimboccarmi le maniche, dare il massimo delle mie capacità per comunicare delle storie che spero siano scritte da sceneggiatori colmi di passione nel fare il loro mestiere.
Comunque ora parlo tanto ma quando vedrete i lavori che stò fando pubblicati forse capirete meglio i miei discorsi, in fondo è il proprio lavoro che deve parlare.

Anonimo ha detto...

Per la miseria! Ho impiegato un'ora solo per leggere quello che è scaturito da questo post!
Essendo stato sia nel "fortino" che fuori penso di poter scrivere con una certa cognizione di causa. Non condivido la posizione di Medda, ma nemmeno molto di quello che ho letto nei commenti.
Perché non si dovrebbe pretendere da un disegnatore di un albo seriale che faccia quello che gli si scrive? Se disegno Tex non è che lo posso mandare in giro con la camicia a fiori. Arriva la sceneggiatura, la si legge, la si commenta (lavoravo con altri disegnatori) la si prende anche in giro, ci si dispera perché si pensa di saperla scrivere molto meglio (ma controprova non c'è...) si smadonna per le vignette da mezza pagina con l'universo-mondo da infilarci dentro. Poi si comincia a lavorare.
Ora lavoro per la Rivista Aeronautica e faccio tutto da solo, anche il lettering (e sacramento perché sono sempre stitico nel lasciare lo spazio ai balloon!) quindi cerco di mantenere una professionalità equivalente a quella che spendevo per la Bonelli.
Si può sperimentare anche stando dentro il "fortino" basta saperlo fare. Anche Michelangelo, Raffaello o Caravaggio lavoravano su committenza, e hanno fatto la storia.
E comunque anche loro prima di essere "dentro" erano "fuori", altra ragione per cui non capisco quello che ha scritto Medda. E fossi in lui mi terrei il disegnatore affidabile (che ti copre i buchi, perché di solito è anche veloce) e quello più talentuoso (che di solito sfora ma tanto c'è sempre il Polese di turno che in 2 mesi ti fa un albo!)
Non penso di essere stato molto chiaro, ma volevo dire qualcosa anch'io.

[emo] ha detto...

@paolo27> Perché non si dovrebbe pretendere da un disegnatore di un albo seriale che faccia quello che gli si scrive?

vado a memoria, ma mi sembra che nessuno abbia detto che certe regole del fumetto seriale non debbano essere seguite.
O ho capito male ciò che intendevi tu?

Anonimo ha detto...

No, penso che hai capito bene, ma forse leggere 106 commenti tutti insieme crea un po' di confusione...

benzedrina ha detto...

Perchè è strano adattarsi ad una linea editoriale di una certa casa editrice? non capisco. Se mi chiamano a disegnare tex, e mi PAGANO debbo attenermi alla linea editoriale bonelli. se mi chiamano a disegnare j.doe, e mi PAGANO debbo attenermi alla linea editoriale eura. Se mi chiama una "casa editrice" indipendente e non PAGA... potremmo discuterne. disegnare fumetti, purtroppo o per fortuna, è un mestiere che si "IMPARA"; quello di discure su tutto cio che uno scenggiatore mi richiede è un attegiamento invivibile ai fini della realizzazione di un albo. il bello del mestiere del disegnatore sta nel trovare un inquadratura accattivante, una soluzione grafica nuova ed elegante, almeno per me, ed è una ricerca continua. perchè intaccare, interferire o voler dire per forza la mia sul lavoro di uno sceneggiatore? a meno che egli stesso non sia stimolato da un tale mio attegiamento, ovviamente.

[emo] ha detto...

Sottoscrivo in toto l'intervento di Benzedrina.

Antonio ha detto...

Ma secondo Medda siamo di fronte a "un'allucinazione di massa" per cui si vuole il "premio solo per averci provato". Cioe', secondo Medda, siamo in un mondo di gente che vuole pubblicare senza sforzarsi di essere veramente professionale. La mia domanda e': ma e' veramente cosi'?
Quale sia lo stato dell'industria, per Medda, poco importa, ai fini della discussione. "Molti ma non tutti" wannabes sono cosi'.
Se di provocazione si trattava, mi pare che non sia stata capita. O forse ha ragione chi dice che il tono era troppo inacidito.
Ripeto. Viva chi lascia vivere anche i pazzi di Glasgow.

[emo] ha detto...

@antonio> Viva chi lascia vivere anche i pazzi di Glasgow.

Me lo tatuerò sul petto e lo esibirò non appena avrò modo di prendere la prima tintarella! :)

Antonio ha detto...

scusate ora devo aggiornarmi sugli ultimi casini dell'editoria italiana... a buon intenditor poche parole! ;-)

Anonimo ha detto...

Benzedrina ha detto meglio di me quello che intendevo... scusate, è stata una giornata lunga...

Anonimo ha detto...

sono circondata da gente che ha disegnato su mia sceneggiatura (e gli ho dato anche degli stronzetti)...

ragazzi, mi raccomando: silenzio!

rossano piccioni ha detto...

colgo l'accoglienza di emo per esprimere un altro parere: a me quello che dice medda sta bene, in gran parte. esprime un concetto dalla sua posizione, probabilemnte invidiata da molti. apprezzo molto di piu, assolutamente, l'esprimere il proprio pensiero sul fenomeno wannabes che tacerne l'esistenza secondo il proprio punto di vista:
spesso, navigando da blog a blog, mi accorgo che c'è una sorta di patina dorata, commenti sempre pacati e gradevoli, che celano invece malumori, invidie ed ipocrisie... ma a puntare il dito contro un albo od un autore, ci si puo far male. soprattutto se sei un
wannabes.

benzedrina ha detto...

susanna, lo sai che mi piacciono le storie violente e intrise di sangue.
puoi farmi ed insultarmi come vuoi.
lo sai che ti adoro.
r.

Armaduk ha detto...

@Nomad:Una volta c'era un'ampia scelta di fumetti per bambini e ragazzi che oggi non esiste più. E la cosa, secondo me, è grave.
Oh, è questo che intendevi. Uhm... effettivamente come darti torto?

Marketing: è vero che gli editori fanno poco marketing, ma la Disney ne fa parecchio e continua a perdere lettori. Questo è legato ad altre cause. E comunque non mi pare che la Disney se la passi male, no?

nessun editore di fumetti si può permettere la pubblicità in TV.
Senza arrivare alla TV. Un quarto di pagina di pubblicità su "Sorrisi e Canzoni" ha un costo accessibile e ti può far triplicare le vendite.

@Sraule per quel che ne so i bonelli(di) li leggono dai 25 in su. 20 a voler essere buoni.
Allora quelli che ho visto io a lucca in coda per farsi autografare la fotocopia allo stand bonelli o gli anni se li portavano piuttosto bene o avevano dei problemi ghiandolari.
E comunque conosci meglio di me le direttive della bonelli agli sceneggiatori. Queste naturalmente rendono le storie meno adatte ad un pubblico diciamo un po' più smaliziato. Il risultato, come dice il buon nomad è che i fumetti fatti in questo modo possono risultare "lenti", "lunghi", "pallosi", "vecchi"..
Sia però ben chiaro che finchè bonelli continua a vendere va benissimo così.

Armaduk ha detto...

@rossano: puoi farmi ed insultarmi come vuoi.
lo sai che ti adoro.


Uhm... Eeh?!!

duccio ha detto...

tutti sanno che disegnare costa fatica.
ogni giorno ci si deve scontrare con le mille cose che non si sanno fare. con le mille soluzioini tecniche possibili
e con le infinite possibilità racchiuse in una vignetta che tuttavia, alla fine, ti obbliga a fare una scelta. una sola.
e abbastanza definitiva.
Non solo costa fatica e seghe mentali. ma anche tempo, tanto.
E a meno che non si sia nati "già imparati" il tempo e l'impegno sono componenti essenziali.
Io sono un wannabes.
Cioè voglio (o meglio vorrei) fare fumetti. Ma non sono nato imparato.
Ogni volta sputo sangue e maleparole mentre disegno per cercare di far combaciare il più possibile quello che ho in testa con quello che viene fuori sul foglio.
certo che diventa difficile se devo fare mille lavori e lavoretti per mantenermi e disegnare solo dopo cena quando torno esausto da una giornata di lavoro alienante.
Oggi non ci sono fasi intermedie remunerate. o sei un professionista o sei uno stronzo. e anche se sei ad un passo dal professionismo, resti uno stronzo.
Per un disegnatore, diventare un professionista dovrebbe significare disegnare per anni gran parte della giornata, e solo a quel punto forse, farcela.
bhè, un impegno non da poco non vi pare?
credo sia legittimo sperare di poter pubblicare qualcosa (remunerato poco ovviamente) di livello medio o anche basso, quasi sotto-artigianato se vogliamo ma che ti dia la possibilità di crescere lavorando già nelle periferie del settore.

Capitan Ambù ha detto...

Mi piacerebbe sentire Michele Medda cosa ne pensa di un Wannabe come Bardamu.
Non mi sembra che pretenda il mondo, e quello che ha detto è più che giusto.
Non conosco il suo lavoro e le sue capacità di disegnatore, ma capisco benissimo la fatica e la sofferenza per non riuscire a fare un lavoro solo perchè non esiste una possibilità di gavetta per chi non ha lepossibilità economiche, perchè di questo si tratta.
Senza contare che da professionista si stenta a sopravvivere.
Ma poi è vero che un editore guadagna davvero così poco a fare fumetti? Se è così perchè li fà?

Capitan Ambù ha detto...

Ho visto ora il lavoro di Bardamu, merita di pubblicare eccome.

benzedrina ha detto...

ma guarda che ho un debole anche per te armando... siete stati il mio primo copertinista e la mia prima sceneggiatrice effettivamente. vuoi che non vi porti dentro il mio cuoricino? tra l'altro la tua posizione nella mia graduazione "DISEGNATORI MERITEVOLI" è schizzata in alto guagliò... dopo vasto ho aumentato l'utilizzo del pennello, dietro tuo consiglio, e le tavole hanno aquistato freschezza e istinto.
tra l'altro te le avrei mandate a gg.

bardamu> la penso idem parola per parola.

Anonimo ha detto...

@ Armaduk (in questo periodo ce l'ho con te :-D)
La Disney se la passa malissimo. Ha un costante calo di vendite e, sembra, che la casa madre le tiri le orecchie spesso.
@ Bardamu
Quoto ogni lettera :-)

Anonimo ha detto...

X Capitan Ambu.
Adoro Medda come sceneggiatore, un po' meno come "articolista" (ultimamente, perchè un tempo era un GRANDE anche in questo).
Solo che non capisco perchè lui possa impunemente insultare ME dandomi del Lello, del Nerd e del Wannabe fallito a ripetizione e io non posso dire a LUI che è una zitella acida. Tutto qui. L'educazione, la BUONA educazione, uno ce l'ha a prescindere se è un professionista o un wannabe. (comunque mi piacciono molto i tuoi commenti. Li trovo davvero precisi e puntali fin nella punteggiatura. Complimenti davvero ;-D)
X Antonio
Viva chi lascia vivere anche i pazzi di Glasgow.
Uau... bellissima, davvero. Senti, non ho il coraggio di Emo per tatuarmela sul petto (dio che dolore) ma se ti pago i diritti non è che posso "farla mia", eh? Sintetizza meravigliosamente bene la mia attuale filosofia di vita.
X bardamu
Sei un grande. E il fatto che tu sia ancora un "wannabe" (un GRANDE e TALENTUOSO wannabe, a mio modesto parere) la dice lunga su come funzionino (male, molto male) le cose in Italia nel mondo del fumetto e sul perchè mi incavoli a morte con Medda quando fa di tutta l'erba un fascio nei suoi articoli.
X Emo
Tranquillo, torno subito in castigo nel mio angoletto buio e lascio ben volentieri voi adulti a parlare. Però se qualcuno, come Capitan Ambu, mi chiama in causa, mi sembra alquanto stupido rispondergli sul mio blog piuttosto che qui.

[emo] ha detto...

@baldo> Solo che non capisco perchè lui possa impunemente insultare ME dandomi del Lello, del Nerd e del Wannabe fallito a ripetizione e io non posso dire a LUI che è una zitella acida. Tutto qui. L'educazione, la BUONA educazione, uno ce l'ha a prescindere se è un professionista o un wannabe.

Non è che non puoi farlo, non lo puoi fare qua. Semplice. Vuoi farlo? Scrivigli una mail o scrivilo sul tuo blog.

Tranquillo, torno subito in castigo nel mio angoletto buio e lascio ben volentieri voi adulti a parlare. Però se qualcuno, come Capitan Ambu, mi chiama in causa, mi sembra alquanto stupido rispondergli sul mio blog piuttosto che qui


finchè ti comporti da adulto, commenta quanto vuoi. se vuoi far caciara, la porta la conosci.

@bardamu> credo sia legittimo sperare di poter pubblicare qualcosa (remunerato poco ovviamente) di livello medio o anche basso, quasi sotto-artigianato se vogliamo ma che ti dia la possibilità di crescere lavorando già nelle periferie del settore

Penso che nessuno possa rispondere negativamente a questa domanda. ma l'articolo di Michele cercava di stigmatizzare altro.

armaduk> Senza arrivare alla TV. Un quarto di pagina di pubblicità su "Sorrisi e Canzoni" ha un costo accessibile e ti può far triplicare le vendite.

non ne sarei così certo... o hai qualche dato? :P

@rossano> a me quello che dice medda sta bene, in gran parte. esprime un concetto dalla sua posizione, probabilemnte invidiata da molti. apprezzo molto di piu, assolutamente, l'esprimere il proprio pensiero sul fenomeno wannabes che tacerne l'esistenza secondo il proprio punto di vista

anche su questo sono d'accordo. quello su cui non sono stato d'accordo è l'approccio al problema.

Capitan Ambù ha detto...

Capisco Emo riguardo al tenere un certo comportamento perchè ospiti del suo bolg, e ha ragione, ma bisogna ammettere che è normale che un articolo come quello di Medda possa suscitare certe reazioni, quello che scrivo è filtrato fortunatamente dal tempo che ci metto a scrivere altrimenti chissà cosa direi di primo acchitto. eh eh
Attaccare una categoria come i Wannabe, se categoria si può chiamare, non risolve certo i problemi del fumetto.
Penso che Michele Medda come professionista possa fare di più criticando ciò che non funziona nel ambiente lavorativo.
Non credo che i problemi del fumetto siano causati dai Wannabe, anzi, penso che una grossa fetta di consumatori di fumetti siano loro.
Se pesto la cacca di un cane non è che avveleno tutti i cani dei vicini.
Penso che sia stato più utile questo spazio per discutere dei problemi del fumetto.
Forse è stato travisato il discorso di Medda o forse no, ma se avesse discusso su un forum più che scrivere un articolo senza diritto di replica, si sarebbe potuto costruire un dialogo fra le parti.
Se tu scrivi un articolo, o qualsiasi altra cosa sei soggetto a delle critiche, e poi puoi motivare le tue scelte.
Secondo me questa è una crescita culturale, non mi piace sentir parlare dai pulpiti perchè mi vien sempre da rispondere.

[emo] ha detto...

@fabiano> Capisco Emo riguardo al tenere un certo comportamento perchè ospiti del suo bolg, e ha ragione, ma bisogna ammettere che è normale che un articolo come quello di Medda possa suscitare certe reazioni,

Se si parla degli argomenti, qua la porta è sempre aperta.
Se uno si sente offeso, che vada a dirlo a Michele.

quello che scrivo è filtrato fortunatamente dal tempo che ci metto a scrivere altrimenti chissà cosa direi di primo acchitto. eh eh

è quello che spero facciano tutti.

Capitan Ambù ha detto...

Comunque è una bella discussione Emiliano bisogna darne atto.
Spero che si cominci a discorrere sul fumetto in questi termini più spesso.
Magari se alle fiere ci si confrontasse su questi argomenti forse il fumetto verrebbe preso sul serio anche da chi non lo vive come noi.

Anonimo ha detto...

@ Capiten Ambù
Se interessa, sono disposto a organizzare una tavola rotonda alla prossima Lucca.

Capitan Ambù ha detto...

Idea molto interessante e il luogo migliore in cui organizzare un incontro simile.
Ci conto.

[emo] ha detto...

Se si fa davvero, voglio i diritti (che, naturalmente, spartirò 50 e 50 con Michele) :)

Capitan Ambù ha detto...

Appena ci pagherai per gli interventi nel tuo blog.
Adesso conto il numero di parole scritte e ti faccio pervenire la fattura in negozio, la classica bamboletta con spilli che tu ben conosci.
E se mi fai arrabbiare dico che Mike Mignola è un autore sopravvalutato che dovrebbe disegnare i Pokemon e non fumetti ahahhaahha.

Attenzione!!!! Stò scherzando, adoro anche io Mignola.

Baldo ha detto...

X Capitan Ambu.
Ti adoro. Per carità, non fraintendere. La mia è solo la tipica venerazione che hanno tutti i bimbi della mia età nei confronti delle persone adulte in gamba come te. Senti ma - vista la tua abilità con le parole e la tua perizia negli argomenti trattati - non è che ti andrebbe di scrivermi qualcosa per Fatece Largo? Il Fatece Largo cartaceo, intendo, non il blog. Aspè... prima di rispondere, però, leggi BENE (sul blog di FL) la parte riguardante il compenso economico che diamo a tutti quelli che collaborano con noi a vario titolo, ok? Come dici? Ci sei andato e... non c'è nessuna parte sul sito che parla di compenso economico per chi pubblica su FL? Ecco, appunto. Quindi... pensaci su molto bene. ;-D (rispondimi però su questa email fatecelargo(at)infinito(dot)it, perchè occupare il blog di Emo per i nostri affari "personali" non mi sembra niente affatto corretto)

X Emo.
E' il mio ultimo commento in assoluto sul tuo blog, giuro! Ma non sapevo proprio come fare per contattare Capitan Ambu. Chi mi conosce sa che sono molto scarso per le cose internettiane. E non solo per quelle, purtroppo :-(

Capitan Ambù ha detto...

x nomad

Organizziamo sul serio un incontro per Lucca, si possono fissare dei punti su cui discutere. Magari uno scambio di idee può servire a trovare nuove idee per uscire da questa crisi.
Secondo me i discorsi sono più comprensibili se si discute guardandosi in faccia.
Attendo notizie su questa tavola rotonda. Ormai l'hai detto e sei in ballo.

Anonimo ha detto...

@ Capitan Ambù
Mi ritengo impegnato, ma vorrei un cenno anche da parte degli altri partecipanti alla nostra discussione.
Vi interessa? Ci state? Avete idee e suggerimenti?

Capitan Ambù ha detto...

Nomad hai un blog?

[emo] ha detto...

@baldo> E' il mio ultimo commento in assoluto sul tuo blog, giuro!

come preferisci tu.

@nomad> Mi ritengo impegnato, ma vorrei un cenno anche da parte degli altri partecipanti alla nostra discussione.
Vi interessa? Ci state? Avete idee e suggerimenti?


Per quanto mi riguarda, se serve, sono disponibilissimo.
Vorrei solo cercare di capire bene in che termini vorresti organizzare la cosa.

Anonimo ha detto...

@ Capitan Ambù
nessun blog, ma la mia mail è neurocomix@neurocomix.it

@Emo
pensavo a una tavola rotonda di confronto tra operatori del settore (autori, editori, editor, ecc)e aspiranti tali che faccia il punto della situazione e cominci a individuare delle strade per uscire dal pantano o, se non ce ne sono, a tracciarne qualcuna.

Naturalmente è solo una macchia nella mia testa, manca ancora un bel pò prima che diventi un disegno chiaro.

Capitan Ambù ha detto...

Io penso sia una cosa fattibile, sarebbe un ottimo modo per sentire i pareri e vedere confrontarsi Editori, autori e addetti del settore fumetto.

Antonio ha detto...

Scusate, posso "piovere sul vostro corteo"?
Ma pensate davvero che sia possibile una tavola rotonda con gli operatori del settore, e che questa risolverebbe qualcosa?
Per me uno come Medda vedrebbe la cosa semplicemente come una farsa, e sono sicuro che il discorso "wannabes", invece di spostarsi sui binari che meriterebbe (tipo quelli tracciati da Duccio, per esempio), diventerebbe o uno sterile e astratto atto d'accusa contro i wannabes o una sterile discussione su come funziona l'industria fumettistica in Italia.
Che serve a poco, secondo me...

P.S.: la frase sui pazzi e' libera, basta che mi citiate come inventore... ahah

Anonimo ha detto...

@nomadma vorrei un cenno anche da parte degli altri partecipanti alla nostra discussione.

sei sicuro di volere un cenno da me? :))))))

Capitan Ambù ha detto...

Allora chiudiamo i blog e stiamo a far polemica tra amici e conoscenti.
In questo caso forse ha ragione Michele Medda.
Scusate ma negli altri stati non organizzano incontri tra professionisti?
Mi sembra che non sia una cosa così strana.
Comunque io sono per organizzare, poi uno è libero di partecipare o meno.
Non mi pongo il problema se qualcuno possa essere pro o contro, perchè abbiamo tutti teste diverse.

Anonimo ha detto...

@ s.raule
Ragionevolmente sicuro, anche se un pò spaventato ;-)

@ Antonio
Michele Medda è un autore di fumetti, non è il mondo del fumetto. L'iniziativa vedrebbe anche altri partecipanti con diritto di parola.

Antonio ha detto...

@ Antonio
Michele Medda è un autore di fumetti, non è il mondo del fumetto. L'iniziativa vedrebbe anche altri partecipanti con diritto di parola.


Ho citato Medda perche' secondo me esiste una nutrita categoria di persone che la pensano come lui.
Avendo assistito a tante tavole rotonde che invece di essere occasioni di confronto erano blindate, ho detto la mia. Il senso rimane.

preacher ha detto...

sono abbastanza vecchio per ricordarmi la rubrica su Eureka tenuta da Alfredo Castelli, dove parlava di una scuola di fumetto sarda dove c'erano dei ragazzettini di belle speranze, diciamo dei "wannabe"...
in seguito quei "wannabe" ebbero modo di fornire lo spunto al suddetto castelli per una storia di martin mystere (quella sullo "scultone", che si svolgeva proprio in sardegna)...
dopo fecero nathan never....

forse essere entrati nelle grazie di castelli li ha per caso aiutati nella loro carriera? chissà! chissà!

Anonimo ha detto...

Io ricordo di avere letto la storia degli esordi del trio sardo in varie interviste. Medda la ripete anche nell'intervista su Scuola di Fumetto: prima un soggetto non accreditato, poi uno accreditato, poi una sceneggiatura (non assegnata subito "sulla fiducia", ma dopo una prova). Non so a voi, a me sembra una trafila normale.

Anonimo Andrea

[emo] ha detto...

@anonimo_andrea> anche a me sembra la cosa più normale del mondo.
Normalmente si chiama gavetta. No?

Anonimo ha detto...

Ma sì, infatti! Gavetta veloce se vogliamo, ma sempre gavetta è (poi Medda ha scritto da solo anche diversi Nick Raider prima che NN venisse approvato). Soltanto che Preacher con quel "chissà chissà" lasciava intendere cose da wannabeopoli... :-)

AA

Anonimo ha detto...

I am extremely impressed with your writing skills
and also with the layout on your blog. Is this a
paid theme or did you customize it yourself? Anyway keep
up the excellent quality writing, it is rare to see a great blog like this one these days.


my web blog; Ray Ban Polarized Sunglasses Costco

Anonimo ha detto...

I always used to study piece of writing in news papers but now
as I am a user of internet so from now I am using net for articles, thanks to web.


Here is my webpage ... ray ban sunglasses 2013 []

Anonimo ha detto...

I'm curious to find out what blog system you are using? I'm having some minor security problems with
my latest website and I'd like to find something more risk-free. Do you have any suggestions?

Here is my site: slendertone flex (host.sk)